Valutare correttamente la posizione dei lavoratori fragili, maggiore uso del lavoro agile per il personale di segreteria, e togliere dalla testa dei dirigenti scolastici la spada di Damocle della responsabilità penale, in caso contagio. Per Antonello Gianelli, presidente dell’ANP, l’Associazione Nazionale Presidi, sono questi i punti da chiarire in vista della riapertura delle scuole. Sull’organizzazione dei trasporti e l’uso della mascherina, afferma, è prevalso il buon senso. Sull’operato del governo, spiega, certe scelte sono state tardive, ma la scuola interessa tutti: governo, enti locali e famiglie.
Giannelli mancano pochi giorni al ritorno sui banchi. Quali sono le criticità ancora irrisolte?
C’è, prima di tutto, la valutazione dei lavoratori fragili, che deve spettare al medico competente o all’Inail. Si tratta di lavoratori non malati, ma che, se inseriti in un contesto come quello attuale nel quale ancora il virus circola, potrebbero essere esposti a dei rischi. Si tratta di capire come gestire il rapporto di lavoro di questa fascia e come inserirli in una didattica che sarà in presenza e, al momento, non a distanza.
Ci sono altri aspetti?
Si. Un altro riguarda il personale delle segreterie, che svolge un lavoro da ufficio e che potrebbe continuare a usufruire in modo più massiccio del lavoro agile, come in altri settori del pubblico impiego.
In caso di contagi a scuola, su chi ricade la responsabilità?
Quello che noi chiediamo è che non venga riconosciuta la responsabilità penale dei presidi, mantenendo, ovviamente, tutte le tutele per il lavoratore. Il contagio da covid è stato classificato come infortunio sul lavoro. In questo frangente la responsabilità ricade sul datore di lavoro, e nel nostro caso sui dirigenti scolastici. Ma è chiaro che in un ambiente complesso, come la scuola, non si può far ricadere la responsabilità sui presidi, che sarebbero coinvolti in numerosi procedimenti giudiziari, visto l’elevato numero di persone che operano nell’ambiente scolastico.
E su chi dovrebbe ricadere la responsabilità?
Su nessuno. Come detto bisogna garantire le tutele Inail previste in caso di infortunio. Questo interessa ai lavoratori.
Venendo alla questione dei test sierologici per gli insegnati, crede che la linea della volontarietà sia quella corretta, oppure devono essere obbligatori?
Per il momento credo che la strada della volontarietà sia quella più giusta. Sarebbe sbagliato imporre tutto per legge, ma credo che si debba far leva sull’attenzione individuale e sul senso civico. Stiamo parlando di un tema che concerne la saluta pubblica all’interno di una realtà, come la scuola, che tocca tutti.
Tuttavia una fetta di insegnati sembra che non voglia fare i test.
Questa è una falsa informazione. Molti insegnanti non stanno facendo i test sierologici non perché non li vogliano fare, ma perché non vengono eseguiti dai medici di base, che ancora non hanno linee guida precise. È ovvio che non è così in tutta Italia, ma dobbiamo rammentarci che la sanità è di competenza regionale, e quindi stiamo assistendo a una frammentazione in questo senso.
Per quanto riguarda la misurazione della temperatura, la soddisfa la decisione di prenderla a casa?
Si, anche per motivi logistici. Innanzitutto chi ha figli piccoli è già abituato a compiere questa operazione. Inoltre farlo a casa crea sicuramente molta meno confusione che a scuola. Se poi parliamo dell’installazione di termo scanner, dovremmo coprire il fabbisogno di 46mila strutture, e non è una cosa facile. Molte scuole hanno una sola entrata, e misurare la temperatura all’ingresso significherebbe creare assembramenti. C’è, infine, un aspetto ancora più delicato. Se misuriamo la temperatura all’ingresso, e un minore ce l’ha e non lo facciamo entrare a scuola, di chi è la responsabilità del minore, prima di aver rintracciato i genitori? Non funziona come il dipendente di un’azienda, che se ha la febbre ritorna a casa.
Per i trasporti si è deciso di stabilire la capienza all’80%. Cosa ne pensa?
Dobbiamo partire dal presupposto che ancora ci troviamo in una pandemia, quindi è normale che ci siano dei disagi. La percentuale dell’80% è un risultato positivo, che limita le difficoltà, rispetto a una capienza dimezzata. È chiaro che per una riapertura il più possibile sicura delle scuole serve la collaborazione di tutti i soggetti coinvolti, anche di chi gestisce i trasporti locali.
Sul versante delle mascherine, come valuta le ultime disposizioni?
Per l’uso delle mascherine è prevalso il buon senso, e questo è un fatto positivo. Tutto dipenderà da come evolverà la pandemia. Saranno poi le Asl a stabilire le modalità di utilizzo in classe se le condizioni lo richiederanno.
Qual è la sua opinione sull’operato della ministra Azzolina?
Abbiamo sempre detto come certe decisioni si sarebbero dovute prendere prima. È chiaro che il governo abbia dato priorità alla ripartenza delle attività economiche. Tuttavia il lavoro fatto è stato serio e intenso. Le valutazioni sulla scuola toccano tutto il governo, non solo la ministra Azzolina. Inoltre dal ministero dipendono le linee guida, ma l’organizzazione dei trasporti o il reperimento delle aule e degli spazi ricadono sugli enti locali.
Tommaso Nutarelli