Il blocco del Tav, deciso dalla giunta di Chiara Appendino, manderebbe in fumo non solo il futuro di Torino, ma anche la rinascita dello storico Triangolo industriale Torino-Genova-Milano: ora che le grandi fabbriche di un tempo sono chiuse, o ridimensionate, un nuovo sviluppo può avvenire solo attraverso le infrastrutture, l’innovazione, l’apertura internazionale. È a questo progetto di ampio respiro che lavorano le associazioni industriali di Torino, Milano e Genova. Ma se salta il Tav, spiega Giuseppe Gherzi, direttore dell’Unione Industriali della Mole, tutto questo resta un libro dei sogni. Gherzi riassume così il succo del problema: i 5Stelle ‘’non capiscono la differenza tra stare al governo e stare all’opposizione. Quando si governa si hanno responsabilità che portano a fare scelte diverse, come abbiamo visto con Ilva e Tap’’.
Ecco, appunto: sembra che dopo aver diciamo ‘’ceduto’’ su Ilva e Tap, ora il M5s debba rifarsi una verginità inducendo il sindaco Appendino a bloccare almeno la Tav, è cosi, Gherzi?
Premetto che Chiara Appendino è una persona colta e capace, che arriva da un mondo imprenditoriale e parla la stessa lingua del nostro sistema di impresa. Ma è condizionata da un lato dalla sua base, che ha molti limiti, e dall’altro dal governo nazionale. Dal quale immaginava forse di avere un sostegno, ma non c’è riuscita. Come del resto già nel caso delle Olimpiadi, dove sulla linea Di Maio ha vinto quella della Lega, che le voleva tra Lombardia e Veneto.
Sulla Tav però, a differenza che sulle Olimpiadi, c’è stata una vera e propria rivolta delle associazioni imprenditoriali. Mi riferisco al comunicato stampa firmato da Confindustria di Genova e Torino con Assolombarda. Una sorta di santa alleanza?
È una cosa più ampia. Ha un prologo nella riunione del mese scorso qui nella nostra Unione Industriali con tutte le territoriali dell’area che va da Genova al Veneto, passando per Milano. C’erano anche i colleghi francesi. E tutti insieme abbiamo ragionato e convenuto sull’importanza e sulle urgenze del Tav. Ma quando il sindaco ha improvvisamente deciso di mettere al voto la mozione, è scattato quello che covava da tempo: il mondo delle imprese, il mondo economico e del lavoro, si è ribellato alla bocciatura di un’opera cruciale per Torino.
Quindi la molla scatenante di questa vera e propria rivolta è stata la mozione messa al voto da Appendino?
Come le ho detto, è un atto che segue la precedente delusione per aver perso le Olimpiadi invernali. Quelle del 2006 avevano segnato una vera svolta per la città, sono state il momento del cambiamento, una grandissima occasione da cui tutti hanno tratto vantaggi. Per cui si contava molto di riuscire ad avere anche le prossime. Invece viene fuori che oltre alle Olimpiadi ci tolgono anche il Tav. Questo ha fatto scattare la reazione nel nostro sistema associativo. E dunque abbiamo organizzato la manifestazione e poi siamo andati a parlare con la giunta, per spiegare le nostre ragioni.
E che risposte avete avuto?
Risposte inconcludenti, superficiali, direi addirittura infantili. I 5Stelle non si rendono conto che bisogna alzare lo sguardo, fare cose strategiche. Sono prigionieri della loro ideologia del ‘’no’’.
Dicono che basterebbe, in verità, riattivare e rimodernare la vecchia linea.
Non ha alcun senso, stiamo parlando di una infrastruttura che risale a Cavour, ci passavano i treni a vapore. Davvero qualcuno pensa che possa funzionare come un sistema infrastrutturale moderno?
Il ministro Toninelli sostiene che perfino la Francia ci starebbe ripensando, sul Tav. Le risulta?
Non mi risulta affatto. Ma proprio per nulla.
Dicono anche che ci sia un problema di costi eccessivi. Un consigliere ha detto ‘’se volete il Tav, ve lo pagate’’. Come si risolve?
Andrebbe fatto un ragionamento con l’Europa, verificare la possibilità che finanzi, in parte, non solo il traforo centrale ma anche le tratte di accesso, sia sul lato italiano che quello francese. I costi maggiori sono lì. Io credo che l’Europa non sarebbe contraria a questa soluzione.
Questo potrebbe cavare le castagne dal fuoco ai grillini?
Potrebbero, giustamente, vantare di aver ottenuto un maggiore finanziamento e quindi un’opera a un costo più basso. Come ho già detto, è fantascienza pensare di adeguare la vecchia linea. Solo chi non sa di cosa parla può affermarlo. Io capisco che i 5 Stelle hanno dovuto rimangiarsi i no all’ Ilva e al Tap. E capisco che chi li ha votati sia arrabbiato. Ma non è accettabile che ora, per non perdere voti, scarichino tutto sul non fare la Tav: perché queste sono scelte che danneggiano un intero territorio.
Però mi scusi, anche gli industriali torinesi, la classe dirigente diciamo, ha votato in gran parte per Chiara Appendino. Tutti già pentiti?
Bella domanda. In effetti è così. In una ampia parte dei torinesi c’era una voglia di cambiamento. Ma è stata nefasta.
Voglia di cambiamento, lei dice, ma è difficile da capire: Torino era stata amministrata molto bene dalla sinistra, non è così?
Vero. Ma si pensava che fosse ormai da troppo tempo nelle stesse mani, degli stessi amministratori, dello stesso partito. Poi, come lei sa, l’esito elettorale va ricercato anche nell’onda lunga della crisi, nell’aver sottovalutato, da parte della sinistra, certi problemi che stavano crescendo, come l’immigrazione e le diseguaglianze. Fenomeni che sono stati invece cavalcati da Lega e 5 stelle.
Tornando alle vostre iniziative: come pensate di andare avanti adesso?
Stiamo ragionando se in questo momento di difficoltà, di debolezza della politica, ci sia uno spazio nel quale possiamo giocare noi un ruolo: come associazioni, corpi intermedi. Non per sostituirci alla politica, assolutamente, ma mettere dei contenuti, dare una mano, avanzare proposte per lo sviluppo, per l’innovazione. Di cui la Tav è un elemento fondamentale.
Confindustria ha annunciato un Direttivo straordinario a Torino. Rientra in quest’ottica?
Si, per dare consistenza a questo sentiment. Ma pensiamo anche a qualcosa di più ampio, a un consiglio generale non solo di Confindustria, ma di tutte le forze economiche e produttive: qui sono in ballo scelte che non riguardano solo Torino, sono opere fondamentali per tutto il paese. C’è da cogliere l’occasione della Via della Seta, c’è il raddoppio del Canale di Suez che potrebbe dare enormi potenzialità ai porti italiani. Ma occorre che le infrastrutture siano adeguate ai tempi. Noi pensiamo a un sistema di area vasta, con Torino, Genova, Milano, e un forte sistema infrastrutturale a unirle assieme.
In pratica, la rinascita del vecchio triangolo industriale, ma su basi moderne e innovative, visto che ormai le fabbriche sono andate?
Proprio così. Torino, Milano e Genova. I nostri tre uffici studi ci stanno lavorando da tempo. Oltretutto, guarda caso, siamo anche un unico collegio elettorale per le europee. Basterebbe liberarci da questo ‘’ombrello’’ opprimente per ridare slancio non solo a Torino, ma a tutta l’area. Il fatto è che occorre avere una visione: se ci si guarda solo le punte delle scarpe, se si considera solo il contingente, il giorno per giorno, non si va avanti. La differenza tra un grande sindaco e un sindaco modesto è tutta qui: saper vedere oltre, a distanza di dieci quindici anni, guardare dove va il mondo, dare una visione alla propria città.
E i 5stelle non sembrano avere questa visione, al momento.
Mi auguro che stare al governo li possa portare a maturare questo genere di riflessione. Se invece restano inchiodati al quotidiano, se continuano a frenare tutto, non si va da nessuna parte. Abbiamo ormai, qui a Torino. opere pubbliche con tempi biblici. Un esempio: il grattacielo di Intesa è stato realizzato, quello della Regione invece è li’ fermo, col cantiere che gli casca a pezzi intorno.
In concreto, cosa pensate di fare?
Entro novembre terremo un grande evento per aggregare tutte le forze economiche del paese: non solo industria ma anche commercio, artigiani, tutti.
Anche i sindacati?
Abbiamo già un rapporto stretto con gli edili di CGIL CISL e UIL, non escludo che possano essere coinvolti. Così come si può ragionare sulla possibilità di coinvolgere la società civile, tanto più che Sergio Chiamparino ha lanciato l’idea del referendum.
Tutti uniti per il Tav?
Tutti uniti per lo sviluppo, per la crescita, per l’innovazione. Per dare a questa area, al Nord Ovest del paese, uno slancio, un futuro.
Nunzia Penelope