In questi giorni il Consiglio di indirizzo e di vigilanza dell’Inps ha fatto ricorso al Tar per bloccare la riforma in atto dell’istituto proposta dal presidente Tito Boeri. A tal proposito Il diario del lavoro ha intervistato il segretario confederale della Cgil, Michele Gentile membro del Civ.
Gentile, il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps ha deciso di fare ricorso al Tar in merito alla riforma proposta dal presidente dell’istituto, Tito Boeri. Quali sono le ragioni che ha spinto il comitato a prendere questa decisione?
Siamo ormai al 4° parere da parte delle amministrazioni vigilanti (Presidenza del Consiglio dei Ministri- Dipartimento della Funzione Pubblica; Ministero dell’Economia e delle Finanze con 2 pareri e Ministero del Lavoro) con i quali si contesta la legittimità del Regolamento di Organizzazione varato dal Presidente dell’Inps. In particolare il nucelo centrale dei pareri consiste nella violazione della legge che afferma negli enti previdenziali il governo duale ( Presidente e Civ con specifiche funzioni e l’autonomia della direzione generale nel governo della struttura). Proprio questo assetto viene sconvolto dal Regolamento con il quale sulla figura del presidente vengono accentrate funzioni che oggi sono in capo al Civ e al direttore generale. Con un atto inusuale il Civ ha deciso il ricorso al Tar (con spese a carico delle associazioni dei lavoratori e dei datori di lavoro) per riconfermare il ruolo e la funzione dell’organo come stabilita dalla legge. Si può certo cambiare il sistema di governance, ma lo si fa con una legge dello stato e non con un atto “motu proprio”del presidente dell’Inps in violazione di legge.
Il presidente dell’Inps afferma di voler razionalizzare l’istituto anche per dare un servizio migliore agli utenti e in questo modo diminuire l’incidenza della povertà. Secondo lei i due aspetti vanno di pari passo come afferma Boeri?
La riorganizzazione dell’istituto è necessaria. Le prestazioni ai pensionati e ai lavoratori sono pesantemente peggiorate. L’incorporazione nell’Inps delle Casse Inpdap; Ipost, Enpals, nonostante siano passati 5 anni nei fatti non è mai avvenuta concretamente. Ma la riorganizzazione non è il centro della iniziativa del presidente che infatti interloquisce solo di politica previdenziale, ma non di erogazione delle pensioni e delle prestazioni in favore di lavoratori ed aziende.
Un altro aspetto della riforma sembrerebbe essere quello di ridurre i servizi di assistenza e consulenza affidati a intermediari esterni come patronati, Caf e consulenti del lavoro. Cosa ne pensa?
In ragione del peggioramento dell’attività dell’istituto, le prestazioni affidate per legge a Caf e patronati sono aumentate. I cittadini utenti si rivolgono sempre di più a queste strutture. Se oggi al cattivo funzionamento dell’istituto si aggiungesse la riduzione di quelle prestazioni avremmo un sostanziale blocco dell’attività che avrebbe pesanti conseguenze sul cittadino utente.
Crede che ci sia un disegno generale che coinvolge anche il governo nella riforma generale degli enti e degli istituti statali? Anche il ministero del Lavoro ha bocciato la riforma, quindi Boeri sta camminando da solo?
Temo che la riforma Madia della pubblica amministrazione determinerà un peggioramento dell’attività delle pubbliche amministrazioni se e quando verrà effettivamente attuata e non solo annunciata. Nel caso Inps la riforma non c’entra. Si tratta solo di iniziative dell’istituto che i ministeri intervenuti hanno considerato di dubbia legittimità.
Come Consiglio di indirizzo e di vigilanza avete delle proposte di modifica della riforma? Quali sono secondo voi i provvedimenti che dovrebbero essere presi per migliorare l’istituto in termini di efficienza e di taglio agli sprechi?
L’istituto dovrebbe fare un reale screening sul suo stato di salute. Con le leggi di stabilità sono state tagliate le risorse finanziarie, umane e di infrastruttura. Non si governa un Istituto “gigantesco” e così essenziale per la vita di milioni di persone e per il bilancio dello stato solo con la politica dei “tagli”. Una discontinuità della politica su questi temi è necessaria a cominciare dalla presenza dell’Istituto nel territorio, dalla qualificazione del lavoro, dagli investimenti in tema di infrastruttura informatica con una reale banca dati che renda effettivamente trasparente il bilancio dell’Ente e la reale situazione del paese. Ma non sembra questa l’attività prevalente del presidente dell’Inps.
Alessia Pontoriero