Come risulta dal rapporto Eurostat “La demografia in Europa 2021”, il 1° gennaio dell’anno in corso nell’Unione europea (UE) vivevano 447,0 milioni di persone. Lo Stato membro più popoloso dell’UE era la Germania (83.2 milioni, 19% del totale UE), seguita dalla Francia (67.4 milioni, 15%), dall’Italia (59.3 milioni, 13%), dalla Spagna (47.4 milioni, 11%) e dalla Polonia (37.8 milioni, 9%). In totale, questi cinque Stati membri rappresentavano due terzi della popolazione dell’UE. All’altra estremità dell’intervallo, gli Stati membri meno popolosi dell’UE erano Malta (500 mila abitanti, corrispondenti allo 0.1% del totale della UE), il Lussemburgo (600 mila, 0.1%) e Cipro (900 mila, 0.2%). Tra il 2001 e il 2020, la popolazione dell’UE (UE27) è passata da 429 milioni a 447 milioni, con una crescita del 4%. Diciassette Stati membri hanno mostrato un aumento della popolazione durante questo periodo, mentre gli altri dieci hanno avuto dei cali. I maggiori incrementi sono stati registrati in Lussemburgo, Malta, Irlanda e Cipro, tutti oltre il 20%; mentre le diminuzioni maggiori sono state osservate in Lituania e Lettonia, entrambe con cali di circa il 20%.Tuttavia, tra il 1° gennaio 2020 e il 1° gennaio 2021, la popolazione dell’Ue è diminuita di 312 mila persone: in valori assoluti, il calo più rilevante è stato osservato in Italia (-384 mila, corrispondenti allo -0.6% della sua popolazione) seguita dalla Romania (-143 mila, -0.7%) e dalla Polonia (-118 mila, -0.3%). Complessivamente, nove paesi hanno mostrato diminuzioni della popolazione nell’ultimo anno, mentre i restanti diciotto hanno avuto aumenti. La Francia ha registrato l’aumento maggiore (+119 mila, +0.2%). Le statistiche non spiegano a che cosa siano dovuti questi andamenti. Non c’è dubbio però che vi sia stata un’influenza decisiva degli effetti della crisi sanitaria che hanno prodotto conseguenze su tutti gli aspetti relativi alle varianti della popolazione, sia per quanto riguarda le nascite e i decessi, sia i saldi migratori, proprio perché le misure di restrizione, in aggiunta ai comportamenti spontanei hanno limitato la mobilità delle persone. Nell’aprile 2020, è stata avviata una raccolta settimanale di dati europei sul conteggio settimanale dei decessi. Il motivo principale di questo lancio era misurare l’impatto della pandemia COVID-19. In totale, nel 2020, ci sono stati circa 550mila morti in più nell’UE rispetto alla media dello stesso periodo dal 2016 al 2019.
Nel periodo più grave della prima ondata, da metà marzo a metà maggio 2020, cioè dalla 11° alla 21° settimana, ci sono stati oltre 175mila decessi aggiuntivi, mentre nel secondo periodo di picco tra ottobre e dicembre (dalla 41° settimana alla fine del 2020) sono stati registrati più di 340 000 decessi aggiuntivi. Nel 2021 il tasso medio di mortalità è diminuito nei primi due mesi (settimane da 1° alla 9°) ed è aumentato di nuovo nelle successive settimane di marzo ed aprile 2021. Le tendenze nazionali sono state abbastanza diversificate in tutta l’UE. Sono interessanti i dati sull’immigrazione e l’emigrazione (ancorché non siano recentissimi) perché evidenziano i sintomi di un “vizio assurdo” di cui noi, abitanti del Belpaese, non riusciamo a liberarci: scambiare la percezione dei fatti con la realtà. Se siamo tanto depressi da passare le nostre serate facendo zapping tra un talk show e un altro, alla fine ci corichiamo con la convinzione che: 1. L’Italia è invasa dagli immigrati; 2. Il giovani emigrano perché non trovano lavoro in Italia. Bene. Non è così o almeno non è così solo nel nostro Paese.
Nel periodo dal 2010 al 2019, l’immigrazione sia di cittadini stranieri (dall’interno e dall’esterno dell’UE) che di cittadini nazionali che tornano nel loro paese d’origine, è aumentata in tutti gli Stati membri, ad eccezione dell’Italia, dove l’immigrazione è diminuita durante lo stesso periodo.
Nel 2019 il maggior numero di persone che immigrano è stato registrato in Germania (886mila persone, il 21% di tutti gli immigrati negli Stati membri dell’UE), Spagna (750mila, il 18%) e Francia (386mila, il 9%). Gli immigrati in questi tre Stati membri sono stati quasi la metà di tutti gli immigrati entrati negli Stati membri dell’UE nel 2019. La Slovacchia (7 mila, lo 0.2% di tutti gli immigrati negli Stati membri dell’UE), la Lettonia (11 mila, 0.3%) e l’Estonia (18mila 0.4%) hanno registrato il minor numero di immigrati.
Gli immigrati possono essere sia cittadini stranieri che cittadini che tornano nel loro paese d’origine. Nel 2019 più della metà degli immigrati aveva la cittadinanza di un paese straniero (all’interno o all’esterno dell’UE) in 23 dei 27 Stati membri. Le quote maggiori sono state osservate nella Repubblica Ceca (96%), a Malta (95%), in Lussemburgo (94%) e in Austria (91%). D’altra parte, in Romania l’80% degli immigrati nel 2019 aveva la cittadinanza rumena, seguito da Slovacchia (65%), Bulgaria (62%) e Lituania (51%).
Cresce anche l’immigrazione della popolazione in età lavorativa nella maggior parte degli Stati membri Se si considera l’immigrazione della popolazione in età lavorativa tra i 20 e i 64 anni nel periodo 2013-2019, ci sono stati aumenti in tutti gli Stati membri, ad eccezione della Polonia, dove c’è stata una diminuzione. I maggiori incrementi relativi di immigrati tra i 20 e i 64 anni sono stati osservati in Estonia, Portogallo, Croazia e Repubblica Ceca.
Quanto all’emigrazione è aumentata in 20 Stati membri
Infatti, le persone stanno lasciando gli Stati membri dell’UE o verso un altro Stato membro dell’UE o al di fuori dell’UE. L’emigrazione è aumentata nel periodo dal 2010 al 2019 in 20 Stati membri ed è diminuita negli altri sette. I maggiori aumenti durante questo periodo sono stati osservati a Cipro, in Ungheria, Croazia, Estonia e Bulgaria (per il periodo dal 2012 al 2019), e le maggiori diminuzioni in Lettonia, Lituania e Spagna.
Nel 2019, il maggior numero di persone che emigrano è stato rilevato (sic!) in Germania (576mila persone, il 21% di tutti gli emigranti dagli Stati membri dell’UE), Francia (299mila, 11%), Spagna (296mila 11%) e Romania (234mila, 9%).
Giuliano Cazzola