Nel corso dell’assemblea nazionale dei quadri e delegati dei call center, promossa da Slc/Cgil e che si è tenuta a Roma presso la sede nazionale Cgil, Emilio Miceli, intervenendo alla tavola rotonda, ha chiesto la cancellazione della norma sull’Irap, prevista nella manovra finanziaria, che “facilita gli avventurieri che stanno affossando il settore e che rischiano di trascinare in una terra di nessuno anche gli imprenditori dal comportamento virtuoso”.
Focalizzando l’attenzione sul mercato, Miceli ha anche rilevato come i grandi gruppi di Tlc utilizzino i call center “come una vera e propria valvola di scarico”. “Serve una risposta di sistema per cui tutti facciano la propria parte – ha proseguito il sindacalista: innanzitutto il governo che deve riconoscere le specificità produttive ed occupazionali del settore; i committenti che devono modificare radicalmente le proprie politiche sugli appalti; gli outsourcer che devono investire sulla qualità occupazionale e la tutela dei posti di lavoro.”
“Come sindacato – ha concluso Miceli – siamo pronti a fare la nostra parte solo all’interno di un quadro di certezza e diritti.”
Bruno Di Cola (Seg. Gen. Uilcom-UIL), nel ribadire la condivisione dei temi della piattaforma proposta da Slc/Cgil sul settore, ha sottolineato come sia ormai necessario “rivolgersi al governo per giungere ad un codice etico delle imprese ed evitare il massimo ribasso, nelle gare d’appalto, anche sui contratti.”
Sergio Abramo (Presidente Assocontact), che condivide la proposta di Slc, ha ricordato quale sia l’errore di fondo nella comprensione del settore “che è diventato altro, non è più un modo per far entrare i giovani nel mondo del lavoro.”
“Nell’unico settore che produce il 47% di Ebitda, gli imprenditori pagano lo scotto della facilità con cui si accede al settore, improvvisando professionalità – ha ricordato l’imprenditore. (LF)
28 Giugno 2010