E’ scaduto il contratto nazionale del settore credito, però la trattativa per il rinnovo non è stata ancora avviata.
Giuseppe Gallo, segretario generale della Fiba Cisl, che problemi ci sono?
La piattaforma unitaria non è ancora pronta e comunque stiamo ancora discutendo con l’Abi sulle regole di attuazione dell’accordo interconfederale del 2009, che a nostro avviso dovrebbe essere applicato al settore per il rinnovo del contratto, come è avvenuto per tutte le altre categorie.
Perché questi ritardi?
L’Abi propone regole non coerenti con l’accordo del 2009. Offre infatti un aumento del salario in proporzione all’andamento di produttività del settore. Una variabilità che caratterizza la contrattazione aziendale, ma che non può condizionare quella nazionale.
E voi cosa avete risposto?
Il nostro è un dissenso di merito, perché il salario nazionale deve coprire l’inflazione e gli scostamenti dall’Ipca. Con questa pregiudiziale non possiamo procedere con il rinnovo. E’ importante trovare soluzioni condivise sull’argomento. Per noi non si può prescindere dall’applicazione dell’indice Ipca.
Con quali argomentazioni le banche sostengono questa linea?
L’Abi esprime una difficoltà di sistema. Il settore è uscito bene dalla crisi, perché gli istituti di credito non hanno avuto gli stessi problemi di quelli anglosassoni i cui portafogli contenevano tanti titoli tossici. In Italia il problema riguarda il recupero del credito a causa della crisi.
Per quanto riguarda la trattativa, ci sono problemi per il rinnovo della parte normativa?
E’ sorta una questione sul fondo di solidarietà, ma in realtà ultimamente abbiamo fatto passi avanti. E’ stata istituita una commissione tecnica sull’argomento che entro 10 giorni concluderà i lavori, e mi auguro dia risposte buone. Noi vogliamo salvare il fondo perché è uno degli esempi più virtuosi del sistema bancario.
Perché?
Dal 2000, anno della nascita, ha salvato oltre 40 mila lavoratori che sono andati in prepensionamento quasi esclusivamente su base volontaria. E’ un grande strumento di coesione sociale che non costa neanche un euro alle casse dello Stato.
E l’Abi che ne pensa?
Anche le banche vogliono salvarlo, lo ritengono un ottimo ammortizzatore. Il problema è che la legge Bersani ha raddoppiato la tassazione a carico delle imprese sull’assegno di accompagnamento, dall’11,5% al 23%. Per l’Abi quindi il costo è diventato troppo elevato. Noi ne abbiamo preso atto e ora stiamo lavorando per trovare una soluzione per ripartire in modo equo la tassazione aggiuntiva.
Su quali altre richieste state lavorando?
Abbiamo proposto strumenti alternativi al prepensionamento, in modo questo diventi l’ultima soluzione praticabile.
A quali strumenti pensate?
In particolare al contratto di solidarietà, da affiancare alla cassa integrazione, per gestire situazioni di crisi occupazionale.
Il sindacato è unito sulle richieste da avanzare?
Sì, stiamo preparando una piattaforma unitaria, anche se la Cgil non ha firmato l’accordo sulla riforma del modello contrattuale. Stiamo seguendo la strada già percorsa nel settore assicurativo.
Entro quando pensate di rinnovare il contratto?
Siamo ancora in alto mare. E’ un inizio difficile, speriamo di trovare un accordo sulle regole e poi partire con la trattativa per il rinnovo. Gli incontri sul merito non inizieranno prima di maggio.
Francesca Romana Nesci