Franco Marini, un altro grande sindacalista che esce di scena. Due anni fa era mancato Pierre Carniti, adesso è stato il suo turno. Due grandi della Cisl, che hanno animato per anni la vita sindacale facendo grande la seconda confederazione. A differenza di Pierre, Franco Marini ha vissuto al meglio il suo ruolo di sindacalista, ma è stato anche un grande politico. Da sempre era il lato politico quello che gli interessava e che sapeva interpretare. E infatti dopo aver raggiunto il gradino più elevato nella Cisl come segretario generale è cresciuto anche nella politica, alla guida di una delle grandi correnti della Dc, Forze Nuove, poi come ministro del Lavoro, presidente del Senato, fino a sfiorare la presidenza della Repubblica quando, alla fine del settennato di Giorgio Napolitano, fu designato dai due maggiori partiti, Pd e Pdl, e fallì per un soffio a causa dell’opposizione sorda, e un po’ miope, di Matteo Renzi.
Ma era il sindacato a rimanergli nel cuore, perché vi aveva militato per tanti anni, con grandi soddisfazioni e grandi risultati. Per capire la sua parabola occorre fare un salto all’indietro, alla Cisl degli anni settanta, quando in questa confederazione si visse una guerra lunga e sorda tra due anime che vi convivevano. C’era la sinistra, guidata da Luigi Macario e Pierre Carniti e la destra con Bruno Storti e Franco Marini. Con la sinistra le categorie dell’industria e le territoriali del Nord. Con la destra il pubblico impiego, gli elettrici, i braccianti e le territoriali del Sud. Due fazioni numericamente uguali, che lottarono ferocemente tra di loro per vincere la partita. Alla fine vinse la sinistra e Macario divenne segretario generale. Ma quando questi, dopo poco, lasciò il sindacato per candidarsi al Parlamento europeo, scesero in campo i due leader più giovani, appunto Marini e Carniti. Era quest’ultimo ad avere i numeri dalla sua parte, ma non voleva una confederazione divisa e per questo offrì un patto a Franco Marini, un’alleanza per governare assieme, con il ricorso a una staffetta, la confederazione. E così fu, Pierre Carniti divenne segretario generale, Franco Marini segretario generale aggiunto, la carica due dell’organizzazione. E furono anni belli per la Cisl, tutta intenta a realizzare il sogno del sindacato soggetto politico, capace di confrontarsi con i partiti politici alla pari, in grado di gestire i grandi temi della politica economica e sociale a difesa dei più deboli, come sempre.
Anni felici per i due sindacalisti, che dimenticarono le contrapposizioni del passato per governare assieme. E Marini dimostrò grande lealtà proprio nel momento più difficile, quando nel 1985, dopo l’accordo di San Valentino sulla scala mobile, alla vigilia del referendum, Carniti fu bloccato in ospedale, vittima di un brutto colpo al cuore che gli impedì la gestione diretta degli ultimi giorni, terribili, della campagna referendaria. Carniti era in ospedale e Marini trattava con Bettino Craxi presidente del consiglio, Enrico Berlinguer segretario del Pci, Ciriaco de Mita segretario della Dc. Marini era più possibilista di Carniti, tutto compreso il suo cuore batteva per un accordo che impedisse la terribile prova del referendum, ma quella era la linea di Carniti, lui lo sapeva e la portò avanti, appunto con grande lealtà, senza un ripensamento o un’esitazione.
Un grande uomo, certamente, perché è in questi momenti topici della storia che emerge il carattere, il tratto distintivo di una persona. E’ anche per questo che Franco Marini è stato sempre amato, tanto è vero che la politica non gli ha negato i traguardi più ambiti, appunto la presidenza del Senato, seconda carica della Repubblica, e per un nulla anche quella del vertice. E poteva vantarsi di essere l’unico candidato alla presidenza della Repubblica ad aver avuto la maggioranza delle Camere, solo che erano le prime votazioni, nelle quali per vincere serviva una maggioranza dei due terzi.
E poi c’è l’uomo, sempre giovale, curioso, intelligente al di là di quanto si possa credere. Sempre positivo, disponibile, pronto a darsi per gli altri. E’ per questo che lo ricordiamo con grande piacere e non lo dimenticheremo.
Massimo Mascini