Del Franco Marini sindacalista e uomo delle Istituzioni, tutti ne hanno parlato, a me, invece, piace ricordarlo per l’uomo che era. Uno spirito libero e gaudente e non catalogabile negli stereotipi che servono più ai semplificatori ed ai “pregiudicatori” di professione.
Certo era un cattolico e anche un democristiano (le due cose non necessariamente coincidono) e proprio per questo ha speso una vita per dimostrare che ciò non significa essere bigotti baciapile o obbedire a ordini dall’alto (anche se arrivano da molto in alto). Praticava un anticomunismo laico (suo “fratello” Carniti era molto più rigido) e l’esercizio del confronto duro ma sereno con le controparti: in politica come nel sindacato cercava sempre la mediazione. Ma prima di tutto veniva la vita, la vita di tutti i giorni, l’amore per la sua famiglia, il figlio Davide, la moglie Luisa, il padre dallo strano nome (Loreto, a cui telefona per primo appena nominato ministro), i suoi fratelli e le sue sorelle. C’erano gli amici di sempre con i quali incrociare le stecche a biliardo o accalorarsi per una scopa mancata. Quegli amici che andavano dal vicino di casa, un contadino dallo schietto dialetto abruzzese a dall’incerto italiano fino al cattedratico di chiarissima fama.
Poi i “compagni di banco” del Centro Studi Cisl di Firenze, dove lui , già laureato, seguiva diligentemente i corsi, premurandosi la sera di scavalcare il muro di cinta per una “gita” by night, tirandosi spesso dietro qualcuno di loro. Impossibile dimenticare il legame con gli Alpini, di cui era stato ufficiale.
Dunque una persona di una effervescente normalità. Lo chiamavano il “lupo marsicano”, però era nato a San Pio alle Camere nell’Altopiano dei Navelli, che sempre Abruzzo è, ma non nella Marsica; la faccenda del lupo però gli piaceva (io l’avrei catalogato fra le volpi!), per cui non si affannava sui distinguo geografici.
Era felice, e si vedeva, quando, in santa pace, poteva attaccarsi un toscano e bersi un bicchiere di vino, unici argomenti dove non accettava mediazioni: i sigari dovevano essere della Manifattura di Lucca e il vino essere un gran vino italiano.
Adesso se qualcuno pensa che Franco Marini sia stato un santo, beh si sbaglia di grosso: è stato semplicemente un uomo leale e per bene. Che di questi tempi, avercene.
Valerio Gironi