C’è già chi chi parla di un nuovo ’68 per il presidente francese Emmanuel Macron, alle prese con la prima vera prova di forza del suo quinquennato all’insegna delle riforme per rilanciare la crescita e ridurre il deficit. Oltre alla dura protesta dei ferrovieri contro la sua riforma della Sncf – le ferrovie di Stato – già da settimane è in corso una agitazione degli studenti che ha portato all’occupazione dell’università parigina di Tolbiac e oggi della facoltà di lettere della Sorbona. Gli studenti protestano contro una nuova legge che prevede una diversa modalità di accesso alle facoltà universitarie che per gli studenti rischia di essere discriminatoria. Le proteste sono in corso in atenei di altre città del Paese come Bordeaux e Lione.
Il governo, per bocca del suo portavoce, ha ribadito anche oggi che il presidente Macron e il governo sono determinati a “portare a termine la riforma” delle ferrovie per tagliare i costi e preparare la rete alla liberalizzazione del settore in Europa entro il 2020. “Lo status quo non è più sostenibile”, aveva detto ieri il primo ministro Edouard Philippe, sottolineando la volontà di cercare nei giorni a venire un dialogo e una concertazione con i potenti sindacati della categoria.
In questo secondo giorno di sciopero dei ferrovieri dei 36 previsti entro il 28 giugno – con un ritmo di due a settimana – l’adesione secondo la compagnia è stata del 29,7%, in leggero calo rispetto al 33,9% di ieri. Per i sindacati invece hanno incrociato le braccia oltre il 60% dei lavoratori.
Ma un fatto è che, come comunicato anche dalla società, oggi hanno circolato solo 1 Tgv ogni 7 e un convoglio regionale ogni 5 creando pesanti disagi ai circa 4,5 milioni di viaggiatori che ogni giorno prendono i treni della Sncf. Soprattutto per i pendolari della regione di Parigi che costretti a spostarsi in macchina hanno creato ingorghi chilometrici (350 chilometri in totale, più del doppio della media. Anche ieri per il primo giorno di sciopero i numeri erano stati circa lo stesso, e solo domani è prevista una lenta ripresa del servizio fino al pieno regime.
I ferrovieri non vogliono perdere lo status di cui godono: prepensionamenti, ferie pagate, cure mediche gratuite. Ma soprattutto osteggiano la trasformazione della Sncf in una spa, anticamera, secondo i sindacati, di una privatizzazione delle ferrovie. Ma il governo nega con forza.
Quanto al mitico maggio del ’68, del quale la Francia si prepara a festeggiare il mezzo secolo, Olivier Besancenot, ex candidato presidenziale della sinistra radicale che ha una parte attiva nelle proteste in concerto con i sindacati, ha detto, testuali parole: “Sto lavorando per un maggio 2018”. Gli ha fatto eco la grande rivelazione delle ultime elezioni presidenziali, Jean-Luc Melenchon, leader della France Insoumise, già pronto a mettersi sulle barricate. “Questo è l’inizio di una lotta sociale finora quasi sconosciuta in Francia”, ha detto ad una protesta di ferrovieri a Parigi. Ieri oltre agli cheminots hanno incrociato le braccia anche netturbini, dipendenti del settore energetico e della compagnia di bandiera Air France.