“Nel corso delle assemblee unitarie a cui ha partecipato la quasi totalità dei dipendenti delle acciaierie di Terni, abbiamo ricevuto mandato a procedere con azioni incisive contro l’ipotesi spezzatino, che sarebbe catastrofica per oltre 5.000 famiglie e permetterebbe di fatto che venga sottratta ad un intero territorio la sua storia e la sua tradizione”.
Lo dichiara il coordinatore nazionale del comparto siderurgia dell’Ugl Metalmeccanici, Daniele Francescangeli, dopo la notizia ufficiale dell’intenzione di Outokumpu di spacchettare e cedere il sito di Terni, aggiungendo che “le acciaierie di Terni sono tra i pochi poli siderurgici in Europa che funzionano a ciclo integrato. Smembrarle, sottrarre anelli della catena, vorrebbe dire incidere profondamente sulla loro competitività, sulla loro solidità impiantistica, sulla loro appetibilità per eventuali acquirenti e sulla loro affidabilità produttiva. Va fatto quindi tutto il possibile perché la nostra voce venga ascoltata, e affinché l’esecutivo e l’Unione europea si facciano garanti del futuro di un sito il cui spacchettamento sarebbe inaccettabile oltre ad essere, a nostro parere, una scelta industriale strategicamente discutibile”.
“In questo senso – prosegue il sindacalista – apprezziamo l’impegno del ministro Corrado Passera per la tutela produttiva e occupazionale dello stabilimento, ma è indispensabile che le intenzioni si trasformino in fatti concreti. Per questo, al termine delle assemblee, abbiamo organizzato una riunione insieme ai segretari territoriali di Fim, Fiom e Uilm di Terni, nel corso della quale sono state definite le iniziative da intraprendere in questi giorni. Oltre allo sciopero indetto per oggi a fine turno, abbiamo proclamato per giovedì 11 ottobre uno sciopero unitario dei dipendenti del polo, e organizzato un corteo che procederà da viale Brin fino alla prefettura di Terni, dalle 9.30 alle 12.30. La posta in gioco è alta, stiamo parlando del futuro di un territorio che è cresciuto e si è sviluppato intorno a ciò che sa fare: produrre acciaio”.
“Chi ci ha acquisito e oggi ci vende – conclude – si trova per assurdo a cedere il ‘gioiello di famiglia’ storico della ThyssenKrupp. Francamente non riusciamo a capire questa strategia, resta il fatto che non si può gettare al vento un importante patrimonio storico, insieme al futuro di migliaia di famiglie”. (LF)
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