È solo una coincidenza che la campagna per la legalità della Cgil sia stata annunciata esattamente nel giorno in cui i quotidiani rivelano un nuovo scandalo italiano, l’ennesima storia di tangenti miliardarie che coinvolgono l’Eni e i suoi vertici. E del resto, qualunque giorno sarebbe stato buono ugualmente: le notizie relative a corruzione, evasione fiscale, crimine organizzato, sono uno stillicidio costante che si intensifica anno dopo anno. Tanto che il rischio, ormai, è quello dell’assuefazione: da parte dei cittadini, ma ancora prima della classe politica, che non sembra prendere troppo sul serio questo genere di faccende. Ed è proprio alla politica, al governo, che la Cgilsi rivolge con questa campagna.
Proprio negli stessi giorni, anche la Fiom di Maurizio Landini lancia l’offensiva pro-legalità, chiamando a raccolta a Milano un gruppo di magistrati, esperti, economisti per discutere sul tema: come recuperare risorse combattendo quei reati che impoveriscono il paese e la nostra economia. È proprio questo uno dei cardini della battaglia che il sindacato di Susanna Camusso si sta preparando a combattere. Lo spiega bene Gianna Fracassi, neo eletta segretaria confederale, e coordinatrice dell’iniziativa di Corso Italia: “Nel momento in cui si torna a chiedere sacrifici ai cittadini, ai lavoratori, riteniamo sia necessario chiedersi se non si potrebbero invece iniziare a recuperare le infinite risorse distratte da una lunga serie di comportamenti criminosi: dall’evasione fiscale alla corruzione, fino all’attività delle varie mafie, sempre più potenti. L’entità delle cifre è nota a tutti, le diffondono da anni i principali osservatori, dall’Istat alla Corte dei Conti: 130 miliardi è l’evasione fiscale annuale, 60 miliardi la corruzione, 200 miliardi il fatturato del crimine. Ce ne sarebbe abbastanza per far ripartire l’Italia, se solo si cercasse di intervenire”.
Lo slogan base della vostra campagna sulla legalità è “Una svolta per tutte”: sembra quasi una stoccata a Renzi, che ha basato molte sue campagna sul concetto di svolta.
La svolta sulla legalità, secondo noi, è la precondizione per il rilancio del paese: risolvendo questo nodo, si potranno risolvere anche tutti gli altri. Per questo “Una svolta per tutte”. Quanto al governo, non possiamo non osservare che alla fretta sulla riforma della giustizia civile non ha corrisposto un’analoga fretta su temi assolutamente urgenti come il ripristino del reato di falso in bilancio: eppure, è da proprio da qui che prende il via la filiera di reati legati alla corruzione e all’evasione fiscale. Perché non si interviene?
Anche la legge sul rientro dei capitali e l’autoriciclaggio, altrettanto fondamentale, langue da mesi tra una commissione e l’altra. Eppure, sarebbe utilissima per recuperare risorse economiche evase. Ritenete che ci sia una sottovalutazione del problema complessivo, o cosa?
Vede, quando si parla di lotta alla corruzione, all’evasione, al crimine, non troviamo mai nessuno che ci dica di essere contrario: ma poi, nel concreto, si fa poco, si perde tempo. Anche dal punto di vista della prevenzione si fa troppo poco. Sulla corruzione qualche passo avanti si è fatto, con la nomina di Raffaele Cantone all’Anac. Ma non basta, occorre di più. Noi ci proponiamo di pungolare costantemente la politica perché metta in campo azioni incisive e rapide. Saremo una goccia cinese, non daremo tregua. Oltretutto, ce lo chiede la nostra gente: alcune delle nostre categorie più esposte, come gli edili, l’agricoltura, ci segnalano costantemente i problemi. E quando andiamo in giro per l’Italia, ci sollecitano a incalzare la politica, sapendo che, diversamente, questa battaglia per la legalità rischia di essere perduta.
Nel vostro progetto spiccano anche proposte molto concrete, a partire dalla legge di iniziativa popolare per la salvaguardia delle aziende confiscate alla mafia.
Si, è una legge che abbiamo fortemente voluto, e siamo felici di annunciare che è stata finalmente incardinata in commissione Giustizia. È una legge molto importante: dietro una azienda confiscata alla mafia, c’è la sconfitta del crimine, ma anche centinaia di lavoratori che rischiano il proprio futuro se l’azienda fallisse. La legge dovrebbe garantire strumenti adeguati a impedire queste catastrofi economiche e occupazionali. Oltretutto, in un momento di crisi del lavoro come quella che stiamo vivendo, non ci possiamo permettere di perdere nemmeno un singolo posto di lavoro in più.
C’è ovviamente un legame diretto tra illegalità e declino del paese, mancanza di lavoro, impoverimento della popolazione. Ma dal punto di vista strettamente sindacale, come lo si affronta?
Per esempio, attraverso la contrattazione: abbiamo una lunga serie di accordi che uniscono il mestiere del sindacalista alla lotta all’illegalità. Abbiamo da poco pubblicato un libretto, su questo tema, che raccoglie alcune delle esperienze più significative in proposito. E intendiamo intensificare la nostra azione su questo fronte.
Per quale motivo avete lanciato questa campagna da soli, senza Cisl e Uil? Non sarebbe un tema perfetto per essere svolto da tutte e tre le confederazioni unitariamente?
La Cgil sul terreno della legalità ha una lunga storia alle spalle. Abbiamo già fatto campagne analoghe negli anni passati. Poi, ovviamente, non escludiamo affatto di interloquire anche con le altre confederazioni. Ma in questo momento, sentiamo la necessità di muoverci in autonomia.
Il 27 ottobre inizierete il “viaggio della legalità”, un tour in camper in tutta Italia. Cosa vi aspettate da questa esperienza?
Vogliamo raccogliere storie, testimonianze, esperienze concrete. Non abbiamo uno schema prefissato: partiamo il 27 da Milano, città simbolo, con l’Expo. E arriveremo a Roma, a fine anno. Ma non ci sarà una vera e propria data di chiusura: il viaggio nella legalità non finisce mai.
Nunzia Penelope