Il presidente del Consiglio, Mario Monti, e il ministro del Lavoro, Elsa Fornero, hanno presentato nel corso di una conferenza stampa i contenuti del ddl sulla riforma del mercato del lavoro, dopo i ritocchi apportati dal vertice di ieri tra il premier e i leader dei partiti politici, Alfano, Bersani e Casini.
Sulla questione dell’articolo 18 il governo ha proceduto a una sorta di “spacchettamento”, spiega Fornero, individuando tre tipologie di licenziamento: oggettivo, disciplinare e discriminatorio. Sul discriminatorio, ha sottolineato il ministro, c’è una tutela costituzionale “e deve restare”; il disciplinare illegittimo prevede che “il giudice decida, e scelga tra indennizzo da 12 a 24 mensilità (mentre nella prima versione del ddl l’indennizzo era stato previsto in 15-27 mensilità, ndr) e reintegro”. Per i licenziamenti oggettivi, nel caso di insussistenza della causa economica, il giudice può decidere per il reintegro.
Il ministro sottolinea anche l’importanza di “comunicare bene” la parte della riforma sui licenziamenti che “tocca il tema dei diritti dei lavoratori, un tema di sensibilità”. Bisogna avere, conclude, “grande rispetto per le sensibilità dei lavoratori ma dobbiamo raccontare le cose con equilibrio e senso della misura”. Il governo guarda con fiducia alla possibilità che “le parti sociali vedano il buono che c’è nella riforma e trovino la forza di spiegarlo agli italiani”, ha commentato il ministro esprimendo “rammarico” per il no della Cgil alla riforma e annunciando di voler accettare l’invito di un incontro con la Fiom per spiegare i motivi e i contenuti positivi del ddl.
L’articolo 18, ha detto il ministro “è stata una grande conquista, ma il mondo è cambiato” e ora “bisogna adeguarsi senza chiudersi”. Le modifiche apportate hanno “tolto l’alibi alle imprese per non investire” e “non credo che questa tipizzazione sui licenziamenti possa portare a un aumento del contenzioso”.
La riforma del lavoro, ha sottolineato l’esecutivo, non contiene la delega sui dipendenti della Pubblica amministrazione, che verrà inserita in seguito, dopo un periodo di confronto tra il ministro della Pa, Filippo Patroni Griffi, e i sindacati.
Sugli ammortizzatori sociali è confermata una forma di universalismo, che prevede l’estensione degli ammortizzatori da una platea di 4 milioni di lavoratori a una di 12. Per i nuovi ammortizzatori sociali saranno stanziati 1,8 miliardi. Le risorse per gli ammortizzatori in deroga saranno rese “strutturali”.
La riforma del lavoro “ha un obiettivo prevalente: quello di fare del contratto stabile la forma di contratto dominante. Vorremmo che nel giro di poco tempo la modalità tipica in cui si è occupati in questo Paese sia quello di lavoro a tempo indeterminato. Questo contratto comincia con una fase che è chiamata apprendistato”, ha spiegato il ministro.
L’esecutivo punta a rafforzare il contratto a tempo indeterminato come modalità standard di lavoro senza “blindarlo” perché non si può “inchiodare il lavoratore” al suo posto di lavoro. Fornero ha spiegato che il contratto standard potrà partire con un contratto di apprendistato nel quale però si dovrà fare vera formazione, certificata e spendibile nel mercato del lavoro.
“Non andiamo verso il contratto unico, ma abbiamo cercato di ripulire” la giungla contrattuale “tenendo i contratti che possono servire”. “Ci sono alcune tipologie di lavoro, ha detto, verso le quali c’è il sospetto di una flessibilità più cattiva: sono il co.co.pro, il lavoro a chiamata, alcune partite Iva. Non abbiamo scelto di abolire questi contratti, abbiamo solo cercato di ripulire”.
La riforma comprende anche “3 deleghe: una riguarda i tirocini formativi, una le politiche attive per i servizi del lavoro, sulle quali le regioni hanno un competenza esclusiva o concorrente, la terza l’apprendimento permanente. Queste tre deleghe sono scritte”.
Il ministero del Lavoro costituirà una commissione al suo interno per il monitoraggio della riforma alla quale parteciperà anche il ministero dell’Economia. Il ministro ha poi spiegato che non ci sono proiezioni su come dovrebbe cambiare il tasso di disoccupazione “perché la riforma attiene ai cambiamenti dei comportamenti di lavoratori e imprese”.
Ora il testo dovrà essere approvato in Parlamento. Tra le forze politiche, ha commentato il presidente del Consiglio Monti, “non sfugge a nessuno che la tempestività nell’approvazione” parlamentare della riforma del mercato del lavoro sia “importante quanto la qualità del prodotto”. Monti si augura che il Parlamento approvi rapidamente il ddl e ricorda che “la riforma é passata, anche nei suoi punti più sensibili, al vaglio attento degli onorevoli Alfano, Bersani e Casini. Abbiamo raccolto la loro adesione e credo che, data la loro autorevolezza, ciò assicuri, pur in un grande rispetto per il Parlamento, un percorso sereno e per quanto possibile rapido”.