Servizio a cura di Emanule Ghiani
Tre giorni di mobilitazione davanti al Parlamento, in occasione della discussione sul dl Dignità, per protestare contro un uso improprio e deregolato dei voucher. È questa la linea comune che i tre sindacati degli agricoli, Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil, hanno presentato oggi nel corso della conferenza stampa che si è tenuta a Roma.
Per quanto riguarda le ragioni di ordine tecnico, la proposta dell’esecutivo sarebbe quella di aumentare da 3 a 10 giorni il periodo che ha l’azienda di dare comunicazione dell’uso dei voucher, così come l’idea di smantellare la procedura digitale per richiedere il buono lavoro. Elementi che per il sindacato non possono essere accolti: se si volesse instradare l’uso dei voucher su questo sentiero, spiegano, il buono lavoro diverrebbe un salvacondotto per il lavoro nero e per tutte quelle aziende che mirano esclusivamente a ridurre i costi legati alla manodopera, penalizzando le realtà che invece investono nelle qualità. Inoltre, il possibile smantellamento della procedura telematica vorrebbe dire abbattere una delle barriere che hanno frenato la deregulation dello strumento.
Ma accanto alle motivazioni di ordine tecnico, i sindacati contestano al Governo una cattiva informazione sul tema e una conoscenza non puntuale delle dinamiche del mercato del lavoro agricolo. Parlare di una reintroduzione dei voucher nell’agroalimentare è un’inesattezza: la legge 96 del 2017, spiegano Flai, Fai e Uila, già disciplina lo strumento e ne definisce le modalità di utilizzo. Altra inesattezza i numeri. Secondo le stime dell’esecutivo, con i voucher si avrebbe un incremento di 50mila posti di lavoro. “Ma queste cifre – spiega Stefano Mantegazza, segretario generale delle Uila-Uil – indicano la quantità di voucher presenti nel mercato del lavoro agricolo prima della legge del 2017, scesi poi a 5mila”. Non stiamo dunque parlando di nuova occupazione.
Un’ulteriore imprecisione si ha sulle modalità d’uso dello strumento. Il voucher nasce per regolarizzare il lavoro occasionale, ma “dobbiamo capire – ha detto la segretaria generale della Flai-Cgil Ivana Galli – che il 90% degli addetti agricoli, ossia circa 900mila persone, non sono lavoratori occasionali, ma stagionali. Un abuso del buono lavoro – ha proseguito la dirigente sindacale – significherebbe privare questi lavoratori di tutta una serie di diritti, come la disoccupazione agricola, la malattia e la maternità”.
Anche perché sul versante della flessibilità, il rinnovo del contratto nazionale di giugno ha rifornito le aziende di una cassetta degli attrezzi molto ricca, come ha ribadito Raffaella Buonaguro, segretaria nazionale della Fai-Cisl. Il timore, per la Buonaguro, è che il voucher, definito “il caporale di carta”, non indebolisca di riflesso anche la lotta al caporalato che tutta la compagine sindacale sta portando avanti, attraverso la legge 199.
Dunque, se il ministro del Lavoro Di Maio darà il via libera a un “revival” dei voucher certamente non combatterà la precarietà, obiettivo che invece stava, teoricamente, alla base del decreto Dignità. Allo stesso tempo, preoccupa la “mancanza di lucidità” del ministro delle Politiche Agricole, Gian Marco Centinaio, nell’affrontare l’intera questione. Il rischio, per i sindacati, “è che ci sia uno scardinamento delle tutele offerte dal contratto nazionale”, aggiungendo ulteriori criticità a un settore che rappresenta una delle colonne portanti dell’economia del Belpaese. Per ora, attendono nel vedere quale sarà la linea che l’esecutivo vorrà adottare, e se ci sarà volontà di dialogo e di ascolto delle loro rivendicazioni.
Tommaso Nutarelli
@tomnutarelli