In questo contesto, prosegue il numero uno della categoria del credito della Cgil, “i manager dell’azienda devono azzerare azioni come quelle relative ai provvedimenti disciplinari o interventi come quelli affidati a società esterne di comunicazione che possano influire sul libero orientamento delle persone. In ogni caso – aggiunge Megale – , come dimostrano le vicende del sistema bancario italiano, sia nel caso Monte Paschi che nel caso Bpm, la prima una Spa e l’altra una Popolare, non è la forma societaria che garantisce dai rischi, della malagestione e del malaffare, come evidenziato delle autorità giudiziarie”.
Inoltre, continua ancora il leader della Fisac Cgil, “a maggior ragione va ribadito in modo fermo e rigoroso che chi come noi ha operato per primo per lo scioglimento dell’associazione ‘Amici della Bpm’ ha sempre avuto chiarissimo che il mestiere del sindacato non è quello di sponsorizzare banchieri ma di tutelare i lavoratori. Proprio a questo fine – conclude Megale – più che la rincorsa alla propaganda giornalistica di questa o quella posizione, servirebbe che tutto il sindacato ricostruisse la sua unità, la più forte possibile, per tutelare al meglio i lavoratori che vogliamo rappresentare”.