L’accordo sulla rappresentanza è ormai a portata di mano: “Noi siamo pronti: possiamo firmare in due ore”, spiegano Cgil, Cisl e Uil, forti dell’intesa unitaria ritrovata dopo anni, e che ha portato, nei giorni scorsi, a stendere finalmente un testo condiviso sulla delicata questione del “chi rappresenta chi”. Alla firma definitiva che renderà operativo l’accordo manca solo il via libera della Confindustria. I vertici di Viale dell’Astronomia hanno incontrato la scorsa settimana i sindacati, ma hanno sospeso la decisione in attesa di trovare al proprio interno la stessa condivisione sui contenuti già trovata da Cgil Cisl e Uil. Non tutti, infatti, nello schieramento degli imprenditori, sono favorevoli alle nuove regole. Le obiezioni sono sostanzialmente due. La prima, di carattere tecnico, si concentra sulla percentuale del 5% degli iscritti: una sorta di “passaporto” che garantirà a tutti i sindacati che potranno dimostrarla il diritto di sedere al tavolo delle trattative contrattuali. Una percentuale che però, secondo il punto di vista confindustriale, sarebbe troppo bassa. Dunque, si starebbe valutando la possibilità di alzare l’asticella, in modo da selezionare maggiormente gli “aventi diritto” a negoziare; sostanzialmente, lasciando in campo solo i sindacati maggiori. Una modifica di questo genere troverebbe però l’ostilità di Cisl e Uil, mentre per la Cgil sarebbe tutto sommato indifferente. Il secondo tipo di obiezioni che arrivano dal fronte industriale è invece più politico, o meglio di principio: una fetta non piccola dell’associazione di Viale dell’Astronomia vede le nuove regole come una gabbia che impedirebbe alle imprese di scegliere liberamente il proprio interlocutore sindacale, cioè il soggetto con cui fare, o non fare, i contratti. Tuttavia, il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, è deciso ad andare fino in fondo, nella consapevolezza che i tempi richiedono con urgenza alle parti sociali un salto di qualità. Le rappresentanze, è il ragionamento che porta a questa conclusione, sono oggi strette in una sorta di tenaglia che rischia di stritolarle: da un lato la politica nazionale, che – nel bene e nel male – ha ormai da anni ripreso il suo primato e non delega più nulla a sindacati e imprese, anzi: tende a tagliarli fuori dalle scelte, azzerando la concertazione; dall’altro l’Unione europea, che a sua volta determina le questioni socio economiche, lasciando ai governi nazionali solo i dettagli. In questo quadro, le parti sociali finiscono inevitabilmente col perdere ruolo, fino all’irrilevanza. E questo rischio può essere scongiurato solo strutturando i propri rapporti attraverso il riconoscimento reciproco. Ed è esattamente questo il principale obiettivo che ha mosso la trattativa sulla rappresentanza. Anche per questo i sindacati sono ottimisti sul fatto che il via libera arriverà anche dal fronte confindustriale. Già la prossima settimana si dovrebbe arrivare alla firma “politica” dell’intesa tra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria, alla quale seguiranno quelle delle altre associazioni, da Rete Imprese Italia all’Alleanza Cooperative. Dopo le firme di rito occorrerà poi un altro lasso di tempo per mettere a punto le varie tecnicalità (per esempio i meccanismi di certificazione degli iscritti, che verranno definiti con la collaborazione dell’Inps). Ma anche in questo caso, giurano i sindacati, i tempi saranno rapidi, e le nuove regole diverranno operative a tutti gli effetti entro un paio di mesi.
Nunzia Penelope