“Abbiamo bisogno nel minor tempo possibile di un accordo con Governo e i vertici di Stellantis sulla transizione industriale verso l`elettrico. Un`intesa che garantisca almeno gli attuali livelli occupazionali in Italia, che favorisca il turn over tra chi va in pensione e i più giovani dopo dieci anni di cassa integrazione. Che coinvolga università e centri di formazione sull`analisi di mercato dei servizi accessori. Come l`utilizzo delle auto tramite canone”. Lo dice Michele De Palma, responsabile auto della Fiom-Cgil, che in un’intervista al Corriere della Sera esprime la sua preoccupazione a pochi giorni dall`incontro tra sindacati e i vertici di Stellantis che, tuttavia, non è ancora stato ufficialmente convocato.
Il sindacalista esprime i suoi dubbi sul processo d`integrazione tra Fiat-Chrysler e Psa e sul suo impatto nel Paese. “Tutti gli impianti vivono di ammortizzatori sociali – afferma – se si eccettua quello della Sevel a Val di Sangro che produce veicoli commerciali leggeri. Significa una riduzione strutturale del salario di tutti i lavoratori. Ha un`incidenza fortemente negativa per i lavoratori con ridotte capacità. A Grugliasco il mese di giugno lo passeranno con la cassa a zero. Cassino viaggia ai minimi: che tipo di strategia ha Stellantis per l`Alfa Romeo visti i volumi in picchiata? Perché il nuovo suv della Maserati non sarà in grado di garantire la piena occupazione. A Pomigliano non è ancora partita la produzione del Tonale, la cui data di lancio sta slittando. A Mirafiori i volumi della nuova 500 elettrica sono lontani dagli obiettivi. E poi c`è il caso Melfi, su cui non siamo intenzionati ad arretrare di un centimetro”.
L`azienda sta pensando ad accorpare tutto su un`unica linea produttiva, per De Palma significa “la riduzione strutturale della capacità installata. Melfi pesa la metà dei volumi italiani di auto di Stellantis. Se l`ipotesi fosse confermata si aprirebbe uno scenario di scontro con i sindacati. Non siamo disposti ad accettare la cancellazione di una linea per la produzione della 500X, della Renegade e della Compass. Verrebbe meno il presupposto di partenza confermato da Carlos Tavares: cioè garantire l`attuale capacità installata che a regime fa un milione e mezzo di veicoli all`anno. Uno dei punti del confronto con Stellantis e col governo è che tipo di transizione stiamo costruendo. Serve uno stabilimento che produca le batterie perché sarebbe una verifica indiretta dei volumi. Non si possono tenere all`oscuro i lavoratori. Non c`è un tavolo che ci permetta di capire quali scelte stia facendo l`azienda. Ci arriva solo il tema della riduzione dei costi. Ma è chiaro che con volumi ridotti al minimo i costi Paese sono più alti. Invece dobbiamo costruire una filiera per tutelare le aziende di componentistica”.
TN