Il Coordinamento nazionale Fiat della Fiom si è riunito oggi a Roma per valutare la situazione del Gruppo. La Fiom, a partire dal piano industriale della Fiat presentato il 21 aprile 2010, è convinta che vadano messe in campo tutte le iniziative, anche con il coinvolgimento delle istituzioni ad ogni livello, utili a realizzare la difesa, l’innovazione e lo sviluppo delle produzioni automobilistiche in Italia e dell’occupazione. La scelta della Fiat di portare la produzione della Nuova Panda a Pomigliano d’Arco è importante, secondo i metalmeccanici della Cgil, per la realizzazione di questo obiettivo. Contemporaneamente, la Fiom considera non accettabile la scelta di chiudere Termini Imerese per il quale vanno individuate le soluzioni industriali capaci di garantire una continuità produttiva e la conseguente difesa dei livelli occupazionali diretti e dell’indotto.
Il Coordinamento, ai fini del rilancio di Pomigliano, ribadisce la volontà della Fiom di trattare sulle condizioni per garantire il massimo utilizzo degli impianti, le flessibilità utili a rispondere alle fluttuazioni del mercato, un’organizzazione del lavoro che garantisca qualità e produttività, salvaguardando le condizioni di lavoro.
In tale ambito, la Fiom conferma le proposte avanzate lo scorso 8 giugno in materia di utilizzo degli impianti e di gestione delle pause che, “se accettate, permetterebbero all’azienda di raggiungere la produzione di 300.000 vetture annue, senza peggioramenti sulle condizioni di lavoro e senza aggravio di costi”.
La Fiom respinge, “nello stesso tempo, la pretesa di Fiat (espressa con chiarezza nel documento proposto dall’azienda) di condizionare la vertenza di Pomigliano con richieste inaccettabili di deroghe al contratto nazionale, alle leggi dello Stato e di violazione della stessa Costituzione in materia di diritto di sciopero”.
Queste posizioni della Fiat, secondo la Fiom, “non hanno niente a che vedere con le esigenze industriali di produttività e di utilizzo degli impianti, su cui riconfermiamo la nostra disponibilità al negoziato, ma sono rivolte a colpire i diritti fondamentali delle lavoratrici e dei lavoratori, compreso quello di contrattare collettivamente le condizioni di lavoro”.
Per questo la Fiom giudica “inaccettabile e da contrastare la volontà della Fiat di derogare il contratto nazionale e le leggi dello Stato, perché ciò determinerebbe l’affermazione di una gestione unilaterale e di un comando dell’impresa sulle condizioni di lavoro, modificando in peggio tutti gli accordi esistenti nel gruppo”. (FRN)