Una ‘’Kyoto’’ per il consumo del suolo. E’ questa la proposta emersa dal convegno organizzato oggi a Roma dalla Fillea (gli edili della Cgil), dal titolo: “Per una politica industriale delle costruzioni nelle aree urbane: consumo di suolo zero, pieno utilizzo del suolo impermeabilizzato, rigenerazione dei centri storici”. Salvatore Lo Balbo, segretario nazionale Fillea, ha aperto il convegno con questa riflessione:“Serve una politica industriale della filiera delle costruzioni in grado di dare un forte segno di discontinuità, mettendo una volta per tutte la parola fine ad una edilizia caratterizzata dal saccheggio del territorio, dalla cementificazione selvaggia, dal consumo del suolo. Il governo ha la responsabilità di non aver posto fino ad oggi un limite alla cementificazione, ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti, soprattutto quando si contano i danni catastrofici prodotti da una pioggia abbondante o da un terremoto di media entità, amplificati e trasformati in immani tragedie proprio dalla fragilità del territorio figlia di quella visione devastatrice.”
Di qui, la proposta di “una KYOTO per il consumo di suolo”, perché –ha spiegato Lo Balbo- “è urgente che il Parlamento europeo ufficializzi i contenuti degli “Orientamenti della Commissione Europea in materia di buone pratiche per limitare e compensare l’impermeabilizzazione del suolo”. Per andare verso un processo di de-cementificazione occorre avviare azioni coerenti con le “definizioni presenti negli Orientamenti della Commissione Europea, traducendole in disegni di legge nazionali e regionali” e impedendo il rischio sempre latente di nuove cementificazioni selvagge, consumo del suolo e di aree verdi da parte di speculatori edili e possibili infiltrazioni mafiose nella filiera.
Obiettivo della Fillea “in Italia entro il 2020 si può e si deve ridurre il consumo di suolo di almeno il 50%” ha aggiunto il segretario nazionale “un obiettivo che si può raggiungere solo se il livello nazionale (governo) ed il livello locale (gli enti locali) agiranno con coerenza e responsabilità.”
La Fillea, chiede di “rinnovare le città attraverso regole semplici ed efficaci che non permettano il perpetuarsi della logica speculativa che ha trionfato in questi anni, praticando un rilancio dell’edilizia pubblica economica e popolare che favorisca un’offerta di abitazioni per una platea di cittadini sostanzialmente a basso reddito.” Per questo dalla Fillea arriva anche la proposta di un patto con le istituzioni locali, in particolare quelle delle aree metropolitane, per “realizzare una contrattazione territoriale che definisca i comuni impegni e riaffermi gli interessi pubblici collettivi contro gli interessi privati di pochi”.