“Metro Italia, dopo 40 anni di relazioni sindacali e una storia contrattuale altrettanto lunga, decide per la prima volta di licenziare unilateralmente i lavoratori, chiudendo una mobilità senza accordo con le organizzazioni sindacali”. Lo scrive il sindacato in una nota.
“A Sambuceto (CH), – si legge – in un territorio dove il mercato del lavoro stagna più che altrove, come sindacati abbiamo tentato di trovare un terreno di condivisione, mai sottraendoci alla dolorosa conta degli esuberi, ma abbiamo trovato una posizione rigida, indisponibile”.
“La legge prevede – denuncia la Filcams – la rotazione fra lavoratori, onde poter condividere l’onere fra più persone e salvaguardare l’aspetto solidale di questo ammortizzatore sociale. Metro si è opposta fin da subito, temendo di non poter in questo modo abbattere i livelli occupazionali nella misura in cui aveva deciso, nonostante si fossero già palesati dei volontari e delle disponibilità al trasferimento in altre sedi”.
Per la Filcams Cgil non è “accettabile utilizzare la cassa integrazione, ammortizzatore sociale a carico dell’intera collettività, per un’esigenza del tutto legata agli interessi aziendali e non è accettabile porre in cassa coloro che si intende comunque far uscire dall’azienda. La Cassa Integrazione non è l’anticamera del licenziamento.”
“Respingiamo – dice il sindacato – le accuse di rigidità: abbiamo rinnovato un contratto integrativo aziendale dopo una disdetta unilaterale nel 2012, e lo abbiamo fatto trovando punti di mediazione sostenibili”.
Piuttosto, dice la Filcams, “rilanciamo all’azienda la sfida: esistono altre soluzioni, esiste una responsabilità sociale che un colosso mondiale come metro non può derubricare a semplice contabilità di esuberi, esistono le storie dei lavoratori che hanno da anni contribuito ai profitti di Metro.” (LF)
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