Confermati tutti gli obiettivi di sviluppo entro il 2014 con il progetto Fabbrica Italia. Questo l’annuncio fatto dalla Fiat al governo nell’incontro di sabato a Palazzo Chigi. In particolare il gruppo ha confermato un investimento da 20 miliardi di euro per portare la produzione nel paese da 650 mila a 1,4 milioni di auto. Ma per procedere con il piano, ribadisce l’amministratore delegato, Sergio Marchionne, dovrà essere garantita la governabilità degli stabilimenti.
All’incontro erano presenti per la Fiat: l’ad Marchionne e il Presidente Elkann. Per il governo: il preisdente del Consiglio, Silvio Berlusconi, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, i ministri dello Sviluppo economico Paolo Romani, del Lavoro Maurizio Sacconi, dell’Economia Giulio Tremonti. Si sono uniti il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, quello della provincia di Torino Antonio Saitta e il sindaco della città Sergio Chiamparino.
L’esecutivo ha confermato, secondo una nota diffusa dalla Fiat, che concorrerà a realizzare “le migliori condizioni di competitività perché gli investimenti previsti in Italia siano il volano per raggiungere il più alto posizionamento rispetto ai concorrenti del settore”.
“Fiat ha confermato in maniera definitiva la volontà di investire in Italia”, ha commentato il ministro Romani al termine dell’incontro. Quanto al trasferimento della sede in Usa, Romani ha detto che “non è un problema di oggi e nemmeno di domani”.
Marchionne tornerà ad illustrare il piano martedì in un’audizione a Montecitorio.
Rimangono distanti le posizioni delle organizzazioni sindacali.
L’incontro è stato “solo una passerella”, commenta Susanna Camusso, segretario generale della Cgil. “Se non c’è un governo in grado di essere autorevole nei confronti di una grande impresa la si insegue, come è accaduto nel vertice a Palazzo Chigi”, ha aggiunto. Per la Cgil, infatti, l’incontro non ha risolto i problemi della Fiat, sia dal punto di vista dell’allocazione degli investimenti e quindi della definizione precisa del piano industriale, sia dal punto di vista della collocazione della direzione strategica del gruppo, decisione che è stata rimandata al 2014. “Tutto ciò conferma, ha concluso Camusso, le nostre preoccupazioni per l’assenza della capacità del governo di avere risposte, ma anche impegni precisi da parte della Fiat. Scaricare sui lavoratori ancora una volta le responsabilità del futuro industriale della Fiat dimostra solo l’assenza di indirizzo e di governo nei confronti del più grande gruppo industriale italiano”.
Cisl e Uil invece esprimono la loro soddisfazione per il risultato dell’incontro. La Cisl “continuerà a dare garanzie” alla Fiat chiedendo in cambio occupazione, più salario e partecipazione, ha detto il segretario generale, Raffaele Bonanni. Positivi anche i giudizio di Fismic e Ugl.
Francesca Romana Nesci