Forte della sua autonomia solidissima dai partiti, la Cisl guarda con serenità al confronto con la politica. Per noi è importante dialogare, ci dice in questa intervista al Diario del lavoro Alessio Ferraris, segretario della Cisl Piemonte, ma sono questi nuovi partiti ad avere bisogno di noi.
Nessun problema per il sindacato dal quadro politico che cambia e cambia radicalmente. Alessio Ferraris, il segretario generale della Cisl del Piemonte, una importante struttura di questa organizzazione, afferma senza mezzi termini che la sua confederazione non ha alcun timore a confrontarsi con i nuovi partiti di governo, quali essi siano. Per il sindacato, afferma, il confronto è indispensabile e noi siamo autonomi dalla politica, per cui gli stravolgimenti che accadono non ci toccano. Abbiamo le nostre idee, aggiunge, su queste ci confronteremo, senza arrière penséés, senza ipotizzare scenari di scontro. Nella consapevolezza che, se ci sarà bisogno, ci sarà anche lo scontro. Ma sono questi nuovi partiti, proprio perché si accingono a un compito difficile, ad aver bisogno di dialogare con tutti gli attori della società. E poi, dice, finora grandi dissonanze non ne ha sentite.
Alessio Ferraris, il sindacato è preoccupato per lo scivolamento della situazione politica?
Per un sindacato confederale come la Cisl, che ha nel dna la contrattazione, il confronto con le forze politiche non è importante, è dirimente. Solo con il confronto con tutti gli attori è possibile addivenire a soluzioni ottimali, specie in situazioni complesse come quella che sta attraversando il nostro paese.
Temete di non avere interlocuzione con i nuovi partiti?
No, diciamo che è importante averla. Poi questi possibili interlocutori non sono del tutto nuovi. Centrodestra e Lega guidano regioni importanti e con loro abbiamo un dialogo. I 5 Stelle sono più nuovi, ma anche loro governano città importanti, come Roma e Torino, abbiamo cominciato quanto meno a conoscerci.
Nessuna paura quindi?
Proprio no. Del resto, anche con il governo Renzi all’inizio il dialogo non era proprio all’ordine del giorno, anzi. Ma, ripeto, per noi il confronto con la politica è importante perché altrimenti è difficile portare avanti le nostre idee, le nostre proposte.
Ma questi partiti non sono teneri con il sindacato. L’articolo di Davide Casaleggio su Washington Post dice esplicitamente che partiti e sindacato devono essere eliminati.
Ho letto tutto quell’articolo, nel quale c’è questa affermazione, ma ci sono anche altre cose. Io penso che una cosa sia la campagna elettorale, un’altra una responsabilità di governo, un’altra ancora guidare il paese con successo. Governare l’Italia, con tutte le sue contraddizioni, non è affare semplice, non è come governare la Germania.
Quindi non avete alcun problema a confrontarvi con i nuovi partiti.
Certo, fin dal primo momento dopo il voto la Cisl, ai suoi massimi livelli e in maniera palese, ha sottolineato come sia da rispettare l’espressione del voto espresso dagli italiani. Si può essere o meno d’accordo su tante cose, ma il voto c’è stato, ed è doveroso rapportarsi con chi ci sarà al governo, chiunque esso sia.
Sapete come dialogare con questi partiti?
Noi abbiamo le nostre idee e le abbiamo già rese note con un documento nel quale abbiamo indicato tutti i grandi problemi del nostro paese e le possibili soluzioni. Un documento pubblico, che abbiamo presentato prima delle elezioni a tutti i partiti. Tutte le cose che a nostro avviso andrebbero fatte perché il paese rialzi la testa, l’economia riprenda a correre, l’occupazione torni a crescere.
Non crede che ci sia bisogno di un po’ di discontinuità nella politica sindacale?
Noi la discontinuità la pratichiamo continuamente. Ogni quattro anni abbiamo il congresso, tra un congresso e l’altro ha luogo l’assemblea programmatica ed è in queste sedi, quindi ogni due anni, che apportiamo alla nostra organizzazione tutte le innovazioni necessarie.
Quali innovazioni?
Quelle che servono. Per esempio adesso abbiamo più che dimezzato le presenze territoriali. Prenda il Piemonte, la mia regione: c’erano nove Cisl provinciali, adesso ci sono solo quattro realtà territoriali. Lo abbiamo fatto per ridurre il presidio politico di vertice e aumentare quello di base, per avere un contatto più diretto e più forte con la base dei lavoratori, con i delegati, le Rsu. E andiamo avanti riorganizzando i servizi interni. Cambiamo continuamente.
Vi adattate alla realtà che cambia?
Si, e sono stati cambiamenti poderosi, abbiamo dimezzato le cariche e lo abbiamo fatto con la massima condivisione.
Non solo in Piemonte.
No, in tutta Italia, un processo di riforma che sta andando avanti. E se ci saranno novità istituzionali ci adegueremo., perché non siamo un sindacato fermo. Siamo fermi solo sulle nostre idee.
Vi crea problemi che i vostri iscritti abbiano votato partiti che portano avanti una linea diversa dalla vostra?
La Cisl ha sempre riflesso l’andamento dell’elettorato. Lo ha fatto nelle scorse elezioni, penso sarà così anche stavolta. Perché noi siamo radicati nella società. Non possiamo non rifletterne gli andamenti.
E questo non vi crea problemi?
No, perché è molto forte la nostra autonomia dai partiti, è un valore diffuso, che è diventato prezioso. Se un iscritto ha deciso, legittimamente, di votare per un partito qualsiasi, comunque resta un nostro iscritto. E’ questa la nostra autonomia.
Quindi nessun problema?
I problemi ci sono perché ci sono tante cose da fare, ma i nodi sono sempre gli stessi. E penso che può cambiare l’atteggiamento, ma il confronto sarà utile e importate anche per chi si appresta per la prima volta a governare questo paese.
Il sindacato resta sulla sua linea? Pronto a dialogare o anche a scontrarsi se non ci fossero identità di vedute?
Questo lo decideremo, nulla è da escludere. Ma è meglio non ipotizzare scenari di scontro. Queste persone nuove, se davvero sono nuove, lo dimostreranno dicendo che le cose complesse non si risolvono con azioni semplici. Per questo c’è bisogno di tutti gli attori che fanno parte di questa società. E devo dire che frasi molto discordanti dalle nostre non ne ho sentite. Bisognerà vedere cosa poi decideranno nel concreto.
Massimo Mascini