Caro gasolio innanzitutto, ma anche i nuovi adempimenti comunitari sulla patente a punti, il nuovo regime sui controlli, la revisione delle norme sulla pesca nel Mediterraneo. Sono molti i motivi che hanno scatenato la protesta dei pescatori provenienti da varie marinerie d’Italia davanti all’ingresso della Camera dei Deputati.
Gilberto Ferrari, direttore Federpesca, può spiegarci i motivi della protesta?
Il settore della pesca è in una situazione di grande sofferenza sia sotto il profilo dei ricavi che dei costi. Con gli anni si sono ridotti sempre più i margini e in alcuni casi si è arrivati al limite di sopravvivenza. La struttura delle imprese continua ad essere in difficoltà e a dipendere essenzialmente dalle importazioni. Si pensi che un pesce su tre non è italiano. Ora questa situazione di difficoltà generale si è aggravata con l’aumento del prezzo del gasolio. C’era stata una protesta anche nel 2008, ma poi non è successo nulla. Le imprese sono sempre più in difficoltà perché alcune di loro arrivano a utilizzare anche 5mila litri di gasolio alla settimana.
Voi contestate anche la nuova patente a punti introdotta dal Regolamento comunitario del 2009.
Sì, la licenza a punti, che entra in vigore quest’anno, comporta oneri molto alti per i pescatori e si inserisce in un quadro europeo sempre più complesso, fatto di regole soffocanti che mirano sì a debellare l’illegalità nella pesca, ma che sono anche molto rigide nella loro applicazione. La pesca illegale va combattuta ma ci sono dei casi in cui si utilizzano attrezzature regolari, si usano le giuste accortezze in termini di sicurezza ma, ad esempio, si pescano pesci di dimensioni diverse da quelle previste dal regolamento.
La manifestazione a Montecitorio è servita per fare pressioni sul governo?
In realtà è nata spontaneamente dai pescatori, molti dei quali sono anche nostri associati, ma non è stata organizzata da nessuna associazione. A parte gli episodi spiacevoli che si sono verificati, capiamo le motivazioni delle imprese.
Entrando nel dettaglio delle problematiche, sul discorso del gasolio il governo non può intervenire sia perché in questo momento non esistono risorse nel bilancio pubblico sia perché l’intervento rientrerebbe tra gli aiuti di Stato che non sono permessi a livello europeo. La Francia, ad esempio, è intervenuta a sostegno dei pescatori ed è stata subito condannata e ora sono in atto procedure di recupero dei contributi sotto forma di indennizzi diretti e indiretti.
Come pensate di intervenire allora?
Abbiamo pensato a un piano di difesa e a uno strategico. Ad esempio nel primo caso proprio contro il nuovo sistema dei controlli (previsto dal regolamento 1224/2009) abbiamo presentato come Federcoopesca un ricorso al Tribunale di primo grado, il cui esito è attesto in primavera. Poi abbiamo chiesto al governo di monitorare le decisioni prese dall’Unione europea in materia di salvaguardia delle specie ittiche, per verificare se la cura adottata non superi il male da curare. Dal punto di vista strategico, invece, cercheremo di migliorare il rapporto con la grande distribuzione e il mercato per cercare di arginare la crisi del settore della pesca.
Francesca Romana Nesci