A febbraio sono stati firmati a Treviso e Pordenone due importanti accordi sullo sviluppo territoriale e le relazioni industriali.
Paolo Feltrin, professore di Scienza della Politica all’Università di Trieste quale è il significato di questi due accordi?
Vi è una curiosa contemporaneità tra la vertenza Fiat e questi due accordi. Se si analizzano le richieste di Marchionne, molti integrativi aziendali, tra cui quello di Luxottica e gli accordi territoriali di Pordenone e Treviso (altri ne verranno) si comprende che queste novità pur accogliendo molte richieste storiche dei sindacati come la partecipazione, la contrattazione territoriale e il welfare integrativo, sono tutte partite da iniziative datoriali e questo fatto deve far riflettere.
Che significato ha secondo lei?
Tutti e tre i casi segnalano un malessere nei confronti del contratto nazionale che non sa più rappresentare le novità intervenute nelle relazioni industriali. Larga parte del sistema industriale accetta la logica cooperativa. In modo implicito si accetta che il sindacato ha vinto la sua battaglia ottocentesca e novecentesca contro lo sfruttamento. Avendo vinto ora si devono ridistribuire rischi e vantaggi, lasciando però agli imprenditori la libertà di organizzare il fattore lavoro dentro vincoli generali previsti da un contratto. Si deve abbandonare la logica del potere contro potere.
In che senso?
Si deve abbandonare il sistema per cui si deve sempre negoziare su tutto e spesso in modo conflittuale, accettando che via sia un’asimmetria in fabbrica come la chiama Aris Accornero e la si riconosca come legittima in nome dell’efficienza dell’impresa. Nel caso Luxottica e di Pordenone e Treviso in filigrana si legge questo. Sindacati e datori di lavoro si riconoscono come interlocutori stabili delle relazioni industriali. Riconoscono alle aziende l’autonomia nel fattore organizzativo e chiariscono meglio cosa significa redistribuzione e partecipazione ai risultati aziendali.
Come si concretizza questo fenomeno?
Nel caso di Luxottica questa redistribuzione avviene attraverso un combinato di premi aziendali e welfare integrativo. Negli accordi di Pordenone e Treviso attraverso la previsione di un sistema di integrazione territoriale in grado di dar luogo a premi aziendali a base territoriale e welfare integrativo territoriale. È importante ricordare come a Pordenone per l’industria del legno questo sistema funziona da dieci anni e ora verrà semplicemente esteso a tutti gli altri settori.
Grazie all’accordo premiato tre anni fa dal Diario del Lavoro come miglior intesa di secondo livello?
Sì
A livello nazionale molte trattative sembrano in difficoltà. È più facile raggiungere accordi a livello territoriale?
In realtà anche a livello nazionale si sono raggiunti molti accordi. Io penso che il problema sia piuttosto che dove c’è una forte “cultura del contropotere”, fattore che ha antiche radici nel nostro paese, nella cultura comunista, come in quella socialista e cattolica, vi è un’incapacità di concludere accordi. La questione non è tanto o solo legata alla Fiom, ma riguarda tutto il sindacato ed è concentrata perlopiù nelle grandi aziende e in alcune zone come l’Emilia Romagna e la Toscana.
Questi accordi creano qualche problema a Confindustria?
Qualche criticità si può creare in quanto questi accordi segnalano esigenze di rinnovamento che però avviene in ordine sparso e pertanto non si capisce quale sarà la cornice di riferimento. C’è chi è preoccupato di questo perché lo vede come un’ulteriore tensione in un sistema di relazioni industriale già sotto stress per tante situazioni irrisolte e chi come me è meno preoccupato. Io penso che in fin dei conti in alcuni casi sia anche un bene sperimentare tante strade e vedere dove portano. In questa fase mi auguro che “mille fiori fioriscano”, poi vi sarà una seconda fase in cui si valuteranno le varie esperienze e si razionalizzerà il sistema. Questa secondo me è anche l’idea di Marchionne quando propone di andare avanti e poi di razionalizzare il sistema successivamente. C’è similitudine nei vari fenomeni.
Ci sono altri aspetti di questa fase che vuole segnalare?
L’importanza sempre maggiore che gli integrativi aziendali hanno nel promuovere il welfare integrativo. Se ne è parlato per anni, alla fine è accaduto. Si deve seguire con molta attenzione cosa si sta facendo nelle decine di diverse esperienze e in questo caso cominciare a riflettere su una prima cornice di sistema.
Che rapporto si sta creando tra la contrattazione aziendale e quella territoriale?
Nelle grandi aziende come Luxottica è lo sviluppo della contrattazione aziendale che spinge come dicevo pocanzi nella direzione del welfare integrativo e degli accordi partecipativi. Nel caso delle piccole aziende, dove non vi sono i sindacati, il riconoscimento dell’asimmetria organizzativa del lavoro ha come effetto gli accordi territoriali in quanto basta controllare la redistribuzione dei vantaggi della produzione.
Luca Fortis