Un quadro negativo, ma non sorprendente. Può essere riassunto così, in estrema sintesi, il senso dei dati sull’andamento dell’industria metalmeccanica nel nostro Paese che sono stati comunicati ai mezzi di informazione da Federmeccanica, l’associazione delle imprese metalmeccaniche e meccatroniche aderenti a Confindustria.
Ieri, infatti, Federmeccanica ha presentato, a Roma, l’edizione n. 173 della sua indagine trimestrale sulla Congiuntura metalmeccanica. In presenza, in una sala convegni sita nei pressi di piazza Monte Citorio, c’erano Stefano Franchi, Direttore generale, e Ezio Civitareale, responsabile del Centro studi. Collegati da remoto, il Presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, e il Vice Presidente, Diego Andreis.
Perché abbiamo parlato di un quadro negativo? Per farsi una prima idea, basta dare un’occhiata ai dati relativi al quarto trimestre 2024 posti a confronto con quelli dell’intera annata. Da un punto di vista congiunturale, ovvero in rapporto al trimestre precedente, da ottobre a dicembre dell’anno scorso la produzione metalmeccanica è scesa di un -2%. Questo dato, in sé, non sarebbe particolarmente negativo. Ma comincia a diventare preoccupante se si considera che l’ultimo trimestre del 2024 ha costituito il quarto trimestre consecutivo di calo congiunturale della produzione. Un calo che è passato dal -2,3% del primo trimestre, al -2,0% del secondo, al -1,9% del terzo e infine, come si è visto, al -2,0% del quarto.
Il quadro diventa poi ancora più preoccupante se si passa dalle variazioni congiunturali a quelle tendenziali, ovvero a quelle relative all’analogo periodo dell’anno precedente. Infatti, nel quarto trimestre del 2024 la produzione metalmeccanica si è contratta del 5,6% rispetto al quarto trimestre del 2023.
Da tutto ciò deriva che, come scrive Federmeccanica, nell’insieme del 2024 “i livelli di produzione metalmeccanica sono mediamente diminuiti del 4,2% rispetto all’anno precedente”.
A tutto ciò va poi aggiunto che i dati relativi al calo produttivo verificatosi nell’industria metalmeccanica sono peggiori rispetto a quelli relativi all’insieme dell’industria manifatturiera. Infatti, come scrive ancora Federmeccanica, nel 2024 “per l’intero comparto industriale” è stato registrato un calo pari al -2,5%.
Perché abbiamo parlato di un quadro non sorprendente? Perché se è vero che l’insieme dei mezzi di informazione attivi nel nostro Paese non ci ha raccontato in misura sufficiente le varie e diverse vicende della crisi industriale in corso sia in Italia che in Europa, è anche vero che non irrilevanti segnali di questa crisi erano già arrivati alle orecchie di chi non si rifiuta di sentire. E dicendo questo mi riferisco principalmente a due poli opposti dell’informazione. Da un lato, i dati complessivi periodicamente elaborati dall’Istat. Dati che, da mesi, mostrano un progressivo calo della produzione industriale. Dall’altro lato, le cronache proposte puntualmente dalle tante testate “minori” della stampa locale, ormai sempre più spesso non cartacee, ma on line. Cronache che narrano di singole aziende, o di interi comparti, che, in questa o quella provincia, si ritrovano al centro dell’attenzione a causa delle loro traversie produttive.
Ma torniamo all’indagine Federmeccanica. Nel corso della presentazione è stato rilevato un altro elemento preoccupante, ovvero che “in uno scenario globale sempre più complesso, anche l’export del nostro Paese peggiora”. Infatti, “le esportazioni metalmeccaniche, nel 2024 pari a circa 277 miliardi di euro, hanno chiuso l’anno con una diminuzione in valore del 3,8% rispetto all’anno precedente”. Un risultato, questo, “molto più marcato” di quello relativo al totale dell’export nazionale, rispetto al quale è stata registrata una flessione pari al -0,4%.
Tornando ai dati relativi alla sola industria metalmeccanica, ci pare poi particolarmente interessante notare che, per ciò che riguarda le esportazioni realizzate nel 2024 in confronto a quelle effettuate nel 2023, i cali più consistenti sono quelli relativi all’export verso gli Stati Uniti (-11,4%) e la Germania (-10,4%).
Venendo poi allo stato di salute delle singole imprese, l’indagine Federmeccanica n. 173 ha dedicato particolare attenzione a due specifiche grandezze: fatturato e Mol.
Per ciò che riguarda il fatturato, Federmeccanica ricorda, in primo luogo, che, secondo i dati Istat, nel 2024 è calato di un -5,6% rispetto al 2023. A ciò va aggiunto che, secondo la ricerca eseguita dalla stessa Federmeccanica su un campione di imprese metalmeccaniche, il “48% delle imprese rispondenti ha registrato una contrazione” del proprio fatturato.
Per ciò che riguarda invece il Mol (Margine operativo lordo), noto e diffuso indicatore di redditività delle aziende, nel 2024 – secondo la ricerca effettuata da Federmeccanica sul proprio campione – il 24% delle imprese rispondenti lo ha visto aumentare rispetto al 2023, mentre per il 38% delle imprese è rimasto stabile e per un altro 38% è diminuito.
Proprio a questo proposito, Diego Andreis, Vice Presidente di Federmeccanica, ha detto che “i dati sulla redditività (…) evidenziano la grande sofferenza di tantissime imprese”. Andreis ha poi aggiunto che “i duri colpi di una crisi più grande di noi si abbattono su un tessuto industriale già oppresso da pesanti fardelli non più sostenibili”. Ne segue che “l’incremento della marginalità deve essere l’obiettivo di tutte le parti”. Infatti, sempre secondo Andreis, “senza un adeguato livello di profitti”, da un lato, “gli spazi per investire in innovazione si riducono fino a chiudersi”, mentre, dall’altro lato, “non ci può essere una maggiore redistribuzione”.
Per capire il senso di quest’ultima osservazione di Andreis, occorre ricordarsi che il Contratto di lavoro dei metalmeccanici, pattuito agli inizi del 2021, è scaduto alla fine di giugno dell’anno scorso e che, dal 30 maggio 2024, è in corso un rinnovo contrattuale che appare non solo particolarmente difficile ma si trova, ormai, in una situazione di stallo. Così come occorre ricordarsi, da un lato, del fatto che il punto principale dello scontro è quello relativo alle richieste sindacali in materia di salario, e, dall’altro, del fatto che i sindacati di categoria, che proprio mercoledì scorso hanno proclamato uno sciopero nazionale di 8 ore per il 28 marzo, accusano le controparti imprenditoriali, e cioè Federmeccanica e Assistal, di aver bloccato la trattativa.
E’ sicuramente pensando a tutto ciò che ieri Stefano Franchi, Direttore generale della stessa Federmeccanica, ha detto che “abbiamo sempre voluto rinnovare il Contratto”. Soggiungendo, poi, che “la nostra proposta ne è la dimostrazione concreta”.
“Ogni rinnovo va calato nella realtà”, ha poi aggiunto Franchi, sostenendo che “si deve avere pragmatismo e visione allo stesso tempo”. Secondo Franchi, occorre quindi “proseguire sulla strada del Rinnovamento con innovazioni che possano aiutare ogni impresa a crescere tenendo conto dell’estrema eterogeneità del nostro settore”.
Concludendo la presentazione dell’indagine trimestrale, il Presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, ha affermato che, con la fine del 2024, “si è chiuso un anno durissimo che lascia un segno meno molto pesante”, mentre “il 2025 si è aperto con segnali molto preoccupanti”. “La tenuta del nostro sistema industriale – ha proseguito Visentin – è a forte rischio, sia per criticità strutturali, sia per possibili sconvolgimenti degli equilibri globali che abbiamo conosciuto fino ad oggi. Serve quindi un forte senso di responsabilità di tutti gli attori, per affrontare una fase che potrebbe essere senza precedenti. L’Europa e i singoli Paesi devono sviluppare politiche industriali efficaci e coordinate”, mentre “le Parti Sociali sono chiamate a mettere in campo azioni che incidano positivamente sulla competitività delle imprese”.
Secondo Visentin, infatti, “la competitività del Sistema Paese è la priorità, ora come non mai. Le nostre proposte vanno in questa direzione”. E ha poi aggiunto: “Lo diciamo sempre e lo ripetiamo: la convergenza tra sostenibilità e competitività va ricercata ad ogni livello. La proposta che abbiamo fatto al Sindacato per il rinnovo del Ccnl in chiave ESG possiede queste caratteristiche, contenendo elementi che hanno un valore sociale ed economico per i dipendenti e che possono avere anche un effetto positivo sulla competitività delle imprese. Su queste basi siamo stati e saremo aperti al confronto”.
@Fernando_Liuzzi