Elementi di grave criticità, dalle tensioni geopolitiche alle ripercussioni di questi eventi sia in termini di difficoltà di approvvigionamento lungo le catene di fornitura sia in termini di alto costo del credito, hanno frenato pesantemente la produzione industriale italiana nel 2023, che è calata rispetto al 2022 del 2,9%. E’ quanto emerge dalla 169ma analisi congiunturale di Federmeccanica, presentata oggi a Roma.
“Siamo molto preoccupati della competitività delle nostre imprese e noi lavoreremo, sia al nostro interno, sia all’esterno, per difendere la competitività”, ha detto Federico Visentin, segnalando una difficoltà che si estende anche almeno al primo semestre di quest’anno, perche non si vedono segnali forti che facciano pensare un miglioramento, la guerra non si ferma e non vediamo neanche interventi importanti governativi o cali di tassi d’interesse”.
Il peggioramento osservato è stato riscontrato anche nelle dinamiche produttive relative al settore metalmeccanico. In particolare, la produzione nel quarto trimestre è sostanzialmente stagnante rispetto al trimestre estivo, segnando un modesto +0,6%, e ha evidenziato un calo tendenziale dell`1,0%. Le difficoltà dell`industria metalmeccanica trovano riscontro anche in andamenti produttivi che, dalla seconda metà del 2021, oscillano intorno ad un livello di stazionarietà caratterizzato, nei mesi più recenti, da una, seppur leggera, attenuazione della dinamica produttiva.
I volumi di produzione metalmeccanica nel 2023 sono mediamente diminuiti dello 0,7% rispetto al 2022.
Il peggioramento è stato attenuato grazie, soprattutto, agli incrementi produttivi registrati per i comparti degli Altri mezzi di trasporti e degli Autoveicoli e rimorchi che hanno compensato i risultati negativi ottenuti nelle altre produzioni dell`aggregato metalmeccanico.
Le dinamiche produttive, infatti, sono state disomogenee nei diversi comparti e questo anche perché il settore metalmeccanico è un settore fortemente eterogeneo sia per l`inclusione di una vasta gamma di attività produttive molto differenziate tra loro, sia per la difformità delle dimensioni che caratterizzano le imprese metalmeccaniche.
Nel 2023 sono diminuite in particolar modo le attività della Metallurgia (-5,3% rispetto all`anno precedente), le produzioni di Prodotti in metallo (-3,7%) e di Macchine e apparecchi elettrici (-3,0%); in leggera flessione il comparto delle Macchine e apparecchi meccanici (-0,7%). Sono, invece, aumentate le fabbricazioni di Altri mezzi di trasporto (+10,9%) e di Autoveicoli e rimorchi (+5,5%), mentre quella di Computer, radio TV, strumenti medicali e di precisione, pur in crescita, ha messo a segno un modesto +0,4%.
Il dato dell`Italia (-0,7%) stride particolarmente se letto con riferimento a quello dell`Unione Europea dove, nel 2023, la produzione metalmeccanica è aumentata in media dello 0,5% rispetto all`anno precedente, e soprattutto nel confronto con i principali paesi dell`area. La produzione metalmeccanica francese è, infatti, aumentata del 4,5%, quella spagnola del 3,8% e quella tedesca, nonostante le difficoltà, è cresciuta del 2,0%.
La frenata del commercio mondiale, a causa delle crescenti tensioni globali che hanno caratterizzato il 2023, ha avuto riflessi negativi sugli scambi internazionali del nostro paese.
Nel 2023, infatti, le esportazioni metalmeccaniche, nel confronto con l`anno precedente, sono cresciute del 2,7% (in forte discesa dal +14,5% registrato nel 2022), mentre le importazioni hanno segnato un modesto +0,7%. Il rallentamento dell`export è stato ben evidenziato dalla dinamica discendente delle vendite all`estero che sono costantemente diminuite nei singoli trimestri fino a diventare negative nel quarto trimestre 2023 (-1,1%).
Occorre, inoltre, osservare che gli incrementi dell`interscambio in valore sono stati influenzati da una crescita dei valori medi unitari.
I risultati di questa indagine trimestrale rilevano una sostanziale debolezza dell`attività produttiva nel quarto trimestre 2023 e segnali contrastanti per quel che attiene le aspettative relative al primo trimestre 2024: il 23% delle imprese intervistate dichiara un portafoglio ordini in miglioramento, quota in discesa rispetto al 25% della scorsa rilevazione; saldi negativi sulle consistenze in essere trovano riscontro soprattutto nelle imprese “fino a 500 dipendenti”; parimenti, giudizi negativi sul livello degli ordini prevalgono nelle piccole e medie imprese.
Sale al 52% (dal 46% scorso) la quota di chi prospetta una stazionarietà nei livelli di produzione, quando il 22% prevede una contrazione, a fronte del 26% che pronostica incrementi.
Il 20% presume di dover aumentare, nel corso dei prossimi sei mesi, gli attuali livelli occupazionali a fronte del 67% che, diversamente, ritiene di lasciarli inalterati, mentre il 19% prevede una riduzione.
Infine, la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale è pari al 5%.