“Peggioramento”: è questa la parola-chiave della 164° indagine trimestrale sulla Congiuntura metalmeccanica che la Federmeccanica ha presentato ieri a Roma. E questo non perché i dati contenuti nell’indagine condotta dall’associazione delle imprese metalmeccaniche aderenti a Confindustria siano particolarmente negativi, ma perché le tendenze rilevate vanno quasi tutte in un’unica direzione: quella di un aggravarsi, anche se contenuto, di aspetti non positivi già presenti in precedenza.
Ora non si può dire che questa notizia costituisca un fulmine a ciel sereno. Infatti, mentre nel corso del 2021 la nostra industria metalmeccanica aveva mostrato una buona capacità di reazione, rispetto alla caduta produttiva verificatasi nel 2020 a causa delle conseguenze dell’epidemia da Covid-19, già nel primo semestre del corrente anno il quadro si era fatto più complesso. In particolare, nel corso della presentazione dell’indagine n. 163, avvenuta a metà dello scorso settembre, il Direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, aveva osservato che si erano avuti “risultati positivi” per ciò che riguardava la produzione industriale effettuata nel secondo trimestre 2022, ma anche che nell’ultimo mese di tale trimestre, ovvero in giugno, si era verificato un peggioramento rispetto ai primi due mesi del trimestre stesso. Inoltre, sempre secondo Franchi, considerando il secondo trimestre 2022 nel suo insieme, era possibile rilevare “un dato complessivamente negativo” se si effettuava un confronto con l’anno precedente, ovvero – appunto – col 2021.
Adesso che anche i dati relativi al terzo trimestre 2022 sono interamente disponibili, secondo Federmeccanica si vede chiaramente che “l’attività produttiva metalmeccanica, nel periodo luglio-settembre, ha registrato” un ulteriore “peggioramento”.
Infatti, “nel terzo trimestre dell’anno in corso”, i “volumi di produzione” hanno evidenziato “una sostanziale stabilità (+0,1%)” se considerati “in termini congiunturali”, ovvero in relazione a quelli realizzati nel secondo trimestre. Vanno però messi subito in luce due aspetti di questo dato. Il primo è che il progresso congiunturale realizzato nel terzo trimestre rispetto al secondo – progresso pari, come si è visto, a un modestissimo +0,1% – è nettamente inferiore al progresso del +1,1% osservato nel secondo trimestre rispetto al primo. Il secondo aspetto sta invece nel fatto che i volumi di produzione realizzati nel terzo trimestre 2022 sono diminuiti del 2,1% in termini tendenziali, ovvero rispetto a quelli registrati nell’analogo periodo del 2021. E qui si vede che in questo terzo trimestre 2022 c’è stata non solo una decrescita, ma una decrescita maggiore di quella verificatasi nel secondo trimestre 2022 rispetto al secondo trimestre del 2021; decrescita pari, in questo caso, a un più contenuto -1,2%.
Dando adesso un’occhiata ai diversi comparti dell’industria metalmeccanica, si vedrà – grazie ai dati esposti nel corso della presentazione da Elena Falcone, del Centro studi Federmeccanica – che la decrescita produttiva verificatasi nei primi nove mesi di quest’anno in termini tendenziali, ovvero rispetto all’analogo periodo del 2021, è stata particolarmente significativa per ciò che riguarda la Metallurgia (-7,9%); meno significativa, ma sempre consistente, per la fabbricazione di Prodotti in metallo (-3,9%); comunque rilevante, per la fabbricazione di Macchine e apparecchi elettrici (-2,8%); modesta, per la produzione di Autoveicoli e rimorchi (-1,6%).
Stazionaria l’occupazione. Assumendo il 2019, ovvero l’annata pre-Covid, come base 100, nei primi 9 mesi del 2022 si è viaggiato tra il 96,0 di gennaio e il 96,1 di settembre.
Negativo anche un, peraltro significativo, confronto internazionale. Nei principali paesi dell’Unione europea, la produzione metalmeccanica, ancora nei primi nove mesi del 2022, è cresciuta mediamente dell’1,8% nel confronto con l’analogo periodo del 2021 (Spagna +2,5%. Francia + 1,4%, Germania + 0,9%). In Italia, invece, è diminuita dello 0,6%.
Passando, adesso, dall’analisi dei dati statistici di varia fonte scomposti e ricomposti da Federmeccanica, all’indagine condotta in prima persona dalla stessa Federmeccanica su un campione di imprese metalmeccaniche italiane, il quadro fin qui tratteggiato viene (purtroppo) confermato.
Nella rilevazione resa nota con l’indagine presentata a settembre scorso, il 27% delle imprese intervistate si dichiarava soddisfatto del proprio portafoglio ordini. Adesso tale quota risulta scesa al 23%.
Il 26% delle medesime imprese prevede incrementi di produzione, mentre il 28% “pronostica riduzioni”. Il saldo fra i due aggregati di imprese che hanno espresso questi due opposti orientamenti risulta pertanto “negativo”. E Federmeccanica sottolinea che ciò si è verificato “per il secondo trimestre consecutivo”.
Ancora: nella precedente rilevazione, il 21% delle imprese intervistate riteneva di dover aumentare, nei successivi 6 mesi, i propri livelli occupazionali. Adesso questa percentuale è scesa di 4 punti, e cioè al 17%.
Inoltre, si è verificato “un aumento della quota di imprese che giudicano cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale”. Tale quota si attesta al 14%, ovvero a un valore “raggiunto soltanto nei mesi immediatamente successivi alla pandemia”.
Un’altra pennellata: “il sentiment delle aziende è fortemente condizionato dalle conseguenze del prolungamento del conflitto russo-ucraino”; un conflitto che “continua a inasprire la spirale dei prezzi dei prodotti energetici e delle materie prime, rendendo più complessa e onerosa l’attività produttiva”.
Ed è specialmente rispetto alla tematica degli aumenti dei prezzi delle materie prime, e in particolare di quelle che determinano il costo dell’energia, che la 164° indagine congiunturale di Federmeccanica ha rilevato una serie di tendenze, in vario senso, peggiorative.
Vediamo, dunque. Uno. La percentuale di imprese che “risentono dell’impatto” di tali rincari (energia e materie prime) è salita dal 79% della rilevazione precedente all’83%.
Due: la percentuale delle imprese che hanno indicato un’interruzione dell’attività aziendale come possibile conseguenza dei medesimi rincari è salita dal 4% della rilevazione relativa al primo trimestre 2022, al 7% del secondo trimestre, all’8% del terzo.
Tre: premesso che i rincari già citati “stanno fortemente ridimensionando i margini di profitto”, la percentuale delle imprese che “ha registrato una riduzione del Margine operativo lordo” è via, via salita dal 62% della prima rilevazione realizzata quest’anno da Federmeccanica, al 68% della seconda rilevazione e al 74% di questa terza rilevazione.
Quattro: “il 52% delle imprese partecipanti all’indagine sta risentendo delle ripercussioni del conflitto russo-ucraino”. La percentuale delle aziende che “prevede una contrazione dell’attività produttiva” è intanto salita dal 54% della scorsa rilevazione al 60% di quella presentata ieri, mentre il 5% delle imprese di cui sopra “corre il rischio di doverla interrompere”. Infine, la percentuale delle imprese che “prospettano la riduzione” delle loro “attività di investimento” è salita dal 12% della precedente rilevazione al 16% di quest’ultima.
Commentando questi dati, il Direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, ha detto che “il chiaroscuro della precedente rilevazione sta diventando sempre più fosco”. “Lo avevamo in qualche modo previsto – ha proseguito Franchi – perché i trends erano evidenti.” Inoltre, “le aspettative delle imprese metalmeccaniche e meccatroniche sono in costante e, purtroppo, anche netto peggioramento in ogni ambito: prospettive occupazionali, produzione, portafoglio ordini”.
“In un quadro complessivamente negativo – ha affermato ancora Franchi -, c’è un solo elemento positivo: la resistenza del dato sugli investimenti, che è un riflesso della resilienza delle nostre imprese. Nonostante tutto, si continua a investire puntando sul futuro, proprio quando il futuro rimane incerto e quando non si vedono ancora spiragli di normalizzazione.”
Queste affermazioni si basano sui risultati di un approfondimento che è stato realizzato, grazie all’indagine di Federmeccanica, proprio sulle attività di investimento delle imprese metalmeccaniche.
Secondo tale approfondimento, a fine settembre 2022, le imprese che prevedono di attuare forme di investimento nei successivi sei mesi “sono pari al 64%”.
“Con riferimento alle tematiche ambientali”, tali investimenti saranno volti ad ottenere ricadute positive “sia sul risparmio energetico, sia sulla sostenibilità ambientale”.
Per quanto riguarda, invece, le “altre aree”, le “attività di investimento” saranno destinate “per il 31% ad accrescere il capitale fisso (capannoni, macchinari, ecc.), per il 26% a investimenti in tecnologia e digitalizzazione” e, inoltre, a “seguire le allocazioni per la formazione (20%)” e a “investimenti in ricerca e sviluppo (19%)”.
Ma torniamo al ragionamento di Franchi. Il quale ha affermato che la capacità delle imprese di resistere “alle ondate di pioggia” che, metaforicamente, colpiscono il nostro apparato industriale, “non può durare a lungo”. E ha poi ricordato l’Assemblea 2022 di Federmeccanica, tenutasi a Roma il 5 novembre scorso, ovvero l’occasione in cui il Presidente dell’associazione, Federico Visentin, citando uno storico titolo del Sole 24 Ore, rilanciò al mondo politico l’appello “Fate presto!”.
“Oggi come non mai – ha sostenuto ancora Franchi – sono necessarie riforme, politiche industriali che tocchino i grandi temi e risolvano i grandi problemi in maniera strutturale, dal costo e approvvigionamento energetico, al taglio del cuneo fiscale, alla gestione della transizione ecologica.” In particolare, ha poi aggiunto Franchi, “rispetto alla tematica della cosiddetta Industria 4.0”, ovvero rispetto alla tematica dei provvedimenti volti a favorire l’innovazione digitale, “non vorremmo vedere dei passi indietro. Qui, semmai, bisognerebbe fare dei passi in avanti”.
“In poche parole – ha concluso Franchi – occorre mettere al centro l’industria e il lavoro. Cosa che ancora non sta succedendo e che va fatta subito, prima che sia troppo tardi. Perché, come è stato detto nella nostra assemblea del novembre scorso, non abbiamo bisogno di segnali, ma di misure che lascino il segno.” Il Governo, ci pare, può considerarsi avvisato.
@Fernando_Liuzzi