“I numeri ci dicono che siamo in una fase di sostanziale stagnazione.” A fare questa secca affermazione è stato Stefano Franchi, direttore generale di Federmeccanica, in apertura della conferenza stampa che l’organizzazione delle imprese metalmeccaniche aderenti a Confindustria ha tenuto stamattina a Roma.
Al centro dell’incontro, la presentazione dei risultati della 148° edizione dell’indagine trimestrale su La congiuntura dell’industria metalmeccanica nel nostro Paese. Indagine da cui, ha detto lo stesso Franchi, si ricava che “all’orizzonte” del nostro scenario industriale “ci sono delle nubi spesse e grigie”.
Partiamo dunque dai dati relativi alla produzione metalmeccanica nel terzo trimestre del corrente anno. Trimestre in cui la variazione congiunturale, ovvero quella relativa al trimestre precedente, è risultata pari a un risicato +0,1%. Ciò dopo che tale variazione era stata pari a un -0,6% nel primo trimestre e a un +0,8% nel secondo trimestre. In termini tendenziali, invece, il tasso di crescita del terzo trimestre è stato pari al +1% rispetto allo stesso periodo del 2017, mentre nella prima metà del corrente anno il tasso di crescita tendenziale si era attestato su medie ben più alte, collocate attorno al +4,5%.
Come si vede, questi dati non sono ancora drammatici, ma certo non sono positivi. Infatti, dal rallentamento della ripresa, che era stato osservato nei due primi trimestri, si è passati adesso, per usare le parole di Fabio Astori, vicepresidente di Federmeccanica, a una situazione di calma piatta.
Ma, al di là dei dati numerici, ciò che preoccupa l’associazione delle imprese metalmeccaniche è un insieme di sintomi il cui significato appare subito chiaro a chi segue da vicino le vicende del nostro sistema industriale.
Innanzitutto, scrive Federmeccanica in una nota consegnata ai cronisti presenti alla conferenza stampa, “il peggioramento della congiuntura” si evince dai dati di fonte Istat che “segnalano una contrazione della durata degli ordinativi”. In secondo luogo, vengono citati i risultati dell’indagine condotta da Federmeccanica su un campione di imprese metalmeccaniche. Risultati secondo cui si sarebbe prodotta, sempre nel terzo trimestre, “un’eccedenza di scorte di materie prime e di prodotti finiti, rispetto alle normali esigenze produttive aziendali”. Infine, Federmeccanica ha registrato “un peggioramento” dei giudizi delle imprese “sulle consistenze degli ordini in essere” rispetto a quelli indicati “nella precedente rilevazione”.
Secondo Astori, che ha commentato i dati illustrati da Angelo Megaro, direttore del Centro studi di Federmeccanica, tre sono i fattori che hanno pesato, e possono ancora pesare, in termini negativi sulle dinamiche produttive del settore.
Il primo è dato dalla “contrazione del tasso di crescita dei consumi delle famiglie” che è stata registrata in Italia in questi mesi.
Il secondo è relativo alla preoccupante contrazione della domanda di beni di investimento che si è verificata in questo stesso periodo. Un fenomeno questo, aggiungiamo noi, particolarmente rilevante per l’industria metalmeccanica italiana, ovvero per un’industria che ha proprio nel comparto produttore di macchinari e impianti uno dei suoi sub settori principali.
Il terzo fattore è connesso al rallentamento della domanda mondiale. Un rallentamento che, sempre secondo Astori, “incide negativamente sulle esportazioni del settore metalmeccanico” italiano, ovvero sull’andamento di un settore che “indirizza all’estero oltre la metà delle proprie produzioni”.
Concludendo l’illustrazione dei dati dell’indagine, Angelo Megaro ha ribadito che, adesso che i risultati del terzo trimestre sono completamente noti, “possiamo parlare con sicurezza di stagnazione”, anche se – fortunatamente, aggiungiamo noi – “non possiamo ancora parlare di recessione”. Insomma, quella che nel lessico politico americano viene definita come la impronunciabile “parola che comincia per erre”, non fa ancora parte della nostra realtà economica. Il guaio, però, è che questo blocco della crescita si sta verificando in una fase in cui il nostro sistema industriale è ancora lontano dall’aver recuperato i livelli produttivi precedenti alla crisi. Come ha sottolineato infatti Astori, “i volumi prodotti risultano” ancora “inferiori del 22% rispetto a quelli che si realizzavano prima della recessione del 2008-2009”.
“A livello previsionale”, conclude la nota diffusa da Federmeccanica, per la parte finale dell’anno in corso “non sono attese sostanziali modifiche del clima congiunturale”. E ciò nonostante che possa verificarsi “un parziale recupero dei volumi produttivi rispetto ai bassi livelli del terzo trimestre.”
@Fernando_Liuzzi