La produzione metalmeccanica nel terzo trimestre diminuisce del 2% su base annua, mentre rimane sostanzialmente invariata in termini congiunturali. È quanto emerge dalla 168esima edizione dell’Indagine congiunturale di Federmeccanica sull’Industria Metalmeccanica – Meccatronica italiana, presentata questa mattina a Roma.
Nel terzo trimestre2023, in Italia l’attività produttiva metalmeccanica, sostanzialmente ferma nella dinamica congiunturale, “si conferma in sofferenza rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente trovando riscontro con quanto osservato negli altri principali paesi europei, dove il rallentamento dell’industria è stato superiore alle attese”. Sulla dinamica produttiva, ancorché sulle previsioni, “continua a pesare una situazione di elevata incertezza generata, in particolar modo, dalle crescenti tensioni internazionali ma anche dall’inasprimento delle politiche monetarie”.
Complessivamente, nel periodo gennaio-settembre 2023, la produzione metalmeccanica è mediamente diminuita dello 0,5% rispetto ai primi nove mesi del 2022. Nell`ambito del settore, che include una vasta gamma di attività produttive molto differenziate tra loro, i risultati tendenziali sono stati contrastanti nei diversi comparti.
Nei primi nove mesi dell’anno sono diminuite in particolar modo le attività della Metallurgia (-6,9% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente), le produzioni di Macchine e apparecchi elettrici (-4,3%) e di Prodotti in metallo (-3,4%); in leggera flessione il comparto delle Macchine e apparecchi meccanici (-0,4%). Sono, invece, aumentate le fabbricazioni di Altri mezzi di trasporto (+10,8%) e di Autoveicoli e rimorchi (+8,2%), mentre quella di Computer, radio Tv, strumenti medicali e di precisione, pur in crescita, ha messo a segno un modesto +0,4%.
Con riferimento ai 27 paesi dell’Unione europea, nel terzo trimestre, la produzione metalmeccanica ha registrato un calo congiunturale dell’1,9% e la dinamica trimestrale discendente ha caratterizzato l’attività produttiva in Francia, Germania e Spagna.
Il rallentamento della domanda mondiale si ripercuote sulle esportazioni del settore metalmeccanico che indirizza all’estero circa la metà delle proprie produzioni. Nel periodo gennaio-settembre del 2023, le esportazioni metalmeccaniche sono, infatti, cresciute in media del 4,0% e le importazioni dell`1,5% ma, per entrambi i flussi, la dinamica trimestrale continua ad evidenziare un significativo rallentamento rispetto a quanto osservato nel passato. Occorre, inoltre, osservare che gli incrementi dell`interscambio in valore sono stati influenzati da una crescita dei valori medi unitari.
“Sta per finire un altro anno difficile e quello che a breve inizierà è caratterizzato da grandi incertezze. Gli imprenditori, che oggi sono qui a rappresentare, cercano sempre di essere ottimisti. All’ottimismo, però, non necessariamente corrisponde la fiducia, che è il motore dell’economia. La fiducia deve essere alimentata da azioni concrete e da misure efficaci messe in campo dalle Istituzioni. L’ottimismo di noi imprenditori da solo non basta”. Ad affermarlo è il vicepresidente di Federmeccanica, Diego Andreis, commentando i risultati dell’indagine da non si intravedono, nelle previsioni a breve, inversioni del trend negativo in atto: si confermano pari al 25% le imprese soddisfatte del proprio portafoglio ordini, ma aumentano significativamente quelle insoddisfatte (36% dal precedente 26%); scende al 21% (dal 24% scorso) chi prevede incrementi di produzione per i prossimi mesi mentre sale al 30% (dal 24% di fine giugno) chi prospetta contrazioni; rimane invariata la quota del 12% di imprese che ritengono di dover ridurre gli attuali livelli occupazionali, ma si riduce quella di coloro che prevedono incrementi (15% in discesa dal precedente 20%); aumenta la quota di imprese che valuta cattiva o pessima la situazione della liquidità aziendale (8% rispetto al precedente 7%).
“Non abbiamo visto un adeguato sostegno alla crescita, agli investimenti e interventi volti ad aumentare la produttività che da troppo tempo in Italia è distante dagli standard di altri Paesi nostri competitor – spiega ancora Andreis -. Lo abbiamo detto nella nostra assemblea generale: serve un Patto per la Produttività. Non è necessario che venga siglato alcun documento, ma occorre che tutti coloro che possono dare un contributo concreto lo facciano, dal Governo alle Parti Sociali, fino alle imprese. Si tratta tra le altre cose di favorire l’innovazione e la ricerca – vero seme del futuro di un Paese -, la crescita delle imprese, la generazione e il trasferimento di competenze, la riduzione del cuneo fiscale, il potenziamento delle politiche redistributive legate alla creazione di ricchezza e la diffusione di una nuova cultura di impresa e del lavoro. Alcuni segnali li abbiamo visti – penso agli interventi sul cuneo fiscale – ora si deve lasciare il segno, il che vuol dire rendere strutturale e ampliare la riforma, agendo anche sul costo del lavoro, e poi continuare con lo stesso metodo sugli altri capitoli. Solo così potremo scrivere una nuova storia all’insegna dello sviluppo e del progresso”.
Il direttore generale di Federmeccanica, Stefano Franchi, ha aggiunto: “Diminuisce la produzione e si riducono i profitti. La nostra industria è dentro una morsa che rischia di soffocare la parte più esposta del sistema produttivo. Non possiamo permetterci passi falsi. La pressione sui costi continua ad essere notevole, asfissiante e tante imprese non hanno potuto trasferirli sui prezzi dei propri prodotti. Non possiamo permetterci di lasciare indietro nessuno, dobbiamo preoccuparci e occuparci delle imprese maggiormente in difficoltà. Non dimentichiamoci mai che più del 90% della nostra Industria è composta da imprese con meno di 50 dipendenti. Il nostro obiettivo è aiutarle a crescere, con un sostegno di ampio respiro il che significa prima di tutto impedire che vengano soffocate in questa spirale perversa di aumento dei costi, riduzione della produzione e contrazione del margine operativo”.
“Anche guardando alle prospettive aumentano i giudizi negativi e si riducono quelli positivi su tutti i principali fronti, dal portafoglio ordini ai livelli di produzione, dall’occupazione alla liquidità. C’è tanto da fare indubbiamente, bisogna però fare le cose bene, con la massima attenzione. In una situazione come questa anche i dettagli fanno la differenza – conclude Franchi -, le riforme che servono vanno quindi sempre accompagnate da una seria e approfondita valutazione di ogni componente di costo, nessuna esclusa. Ne va della nostra competitività, ne va del nostro futuro”.
e.m.