Nel 2020 la produzione metalmeccanica è crollata del 13,4% nel confronto con l`anno precedente, un calo più accentuato rispetto all`intero comparto industriale (-10,9%), ma più contenuto nel confronto con il 2009 quando la crisi dei mutui subprime fece precipitare la produzione metalmeccanica di circa 30 punti percentuali. La recessione che ha colpito l`industria metalmeccanica ha interessato tutte le attività dell`aggregato ma con differenze significative nei diversi comparti: la fabbricazione di Computer, radio Tv, strumenti medicali e di precisione ha registrato il calo più contenuto (-6,9%) mentre le imprese costruttrici di Autoveicoli e rimorchi sono quelle che hanno subito le perdite maggiori (-20,6%). E’ la fotografia scattata dall`Indagine congiunturale di Federmeccanica sull`industria metalmeccanica.
Oltre che dalla caduta della domanda interna, l`attività produttiva è stata anche condizionata dal pesante crollo del commercio mondiale e nel 2020 le nostre esportazioni metalmeccaniche sono complessivamente diminuite del 9,7% rispetto al 2019 e le importazioni hanno segnato un -12,8%.
In particolare, ha pesato il crollo dei flussi diretti verso i nostri principali partner europei quali la Germania (-8,4% nel confronto con l`anno precedente), la Francia (-14,5%), ma anche verso il Regno Unito (-11,5%) e la Spagna (-18,8%).
Nel corso del 2020 la dinamica della produzione industriale metalmeccanica, dopo le forti perdite osservate nel periodo marzo-giugno rispetto ai livelli pre-pandemici, ha mostrato nei mesi successivi andamenti ancora negativi ma in miglioramento. Se, infatti, ad aprile i volumi di produzione si erano più che dimezzati rispetto a gennaio, nei mesi finali del 2020 la produzione è risultata inferiore di circa 3-4 punti percentuali rispetto alla situazione pre-pandemica.
In particolare, nel quarto trimestre del 2020 l`attività produttiva metalmeccanica ha registrato una crescita dell`1,2% rispetto al trimestre precedente e con un +0,2%, si è confermata sugli stessi livelli del quarto trimestre del 2019.
“Il 2020 – ha detto il presidente di Federmeccanica Alberto Dal Poz – ha traumaticamente colpito l`industria manifatturiera evidenziando le sue fragilità legate ai settori, alle filiere e alla globalizzazione. Nonostante tutto ciò l`industria è stata uno dei pochi “sistemi complessi” capace di reggere un urto tanto violento quanto inatteso, a cui si è aggiunta la transizione verso la maggiore digitalizzazione e sostenibilità delle attività. In questo contesto siamo riusciti a firmare un contratto il cui cuore è una grande innovazione, la riforma dell`inquadramento, che nei prossimi anni concorrerà a ridefinire l`identità professionale di milioni di italiani.”
“I metalmeccanici – ha aggiunto Dal Poz – hanno dimostrato di saper affrontare la tempesta in atto e di avere visioni ed energie per immaginare il proprio futuro. Adesso queste imprese e i loro collaboratori devono poter contare su un Paese che dimostri la sua fiducia all`industria manifatturiera collocando la sua produzione al centro di una nuova strategia nazionale di sviluppo: dall`automotive alle machine utensili, al packaging, alla meccatronica, agli elettrodomestici, fino alle macchine agricole”.
Sulla stessa linea il vicepresidente di Federmeccanica, Fabio Astori: “con la firma dell`ipotesi d`accordo il 5 febbraio scorso abbiamo mandato un messaggio di fiducia in un momento di grande difficoltà. I metalmeccanici hanno proseguito con determinazione sulla strada dell`innovazione avviata nel 2016 con il rinnovamento. Siamo la dimostrazione che le riforme non solo si possono, ma si devono fare. Anche cosi si rendono le imprese più competitive, anche così si può recuperare produttività. Ci auguriamo che ora inizi una nuova stagione di riforme nel Paese. Penso ad una vera riforma della Pubblica Amministrazione, alla riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive. Penso ad un mercato del lavoro più flessibile. Noi abbiamo fatto la nostra parte, ora tutti devono fare la propria, a partire dal Governo”.
TN