In occasione del suo cinquantesimo compleanno, Federmeccanica, che è nata il 15 settembre 1971, ha duplicato il suo appuntamento trimestrale con la stampa. Infatti oggi, a Roma, all’insegna del motto “Scrivere la storia – Progettare il futuro”, non si è limitata a presentare la 159° indagine sulla congiuntura nell’industria metalmeccanica del nostro Paese, ma ha anche presentato Competere, ovvero il suo “Progetto per il lavoro e l’impresa nella Quarta Rivoluzione Industriale e nel post Covid-19”.
Sul Progetto Competere – illustrato oggi dal nuovo Presidente di Federmeccanica, Federico Visentin, e dal Vicepresidente incaricato di Cultura d’impresa e Comunicazione, Diego Andreis -riferiamo a parte in un altro articolo del nostro Diario. Nelle righe che seguono, intendiamo invece concentrarci sull’indagine congiunturale. E lo faremo dicendo subito che questa 159° edizione dell’indagine si colloca in continuità con l’edizione precedente, la n. 158, quella che era stata presentata, sempre a Roma, il 10 giugno scorso.
Rispetto alla drammatica crisi indotta dai lockdown conseguenti all’esplosione della pandemia da Covid-19, prosegue una ripresa produttiva sempre più evidente. Allo stesso tempo, si segnala l’insorgere di problemi prima sconosciuti. Problemi rispetto alla cui soluzione non esistono, attualmente, ricette già consolidate.
Vediamo dunque. Nella prima metà del corrente anno 2021, il settore metalmeccanico ha mostrato “significativi segnali di miglioramento”. Segnali che “sono in linea con i progressi realizzati a partire dal mese di giugno” del 2020.
In particolare, e questo è certo molto significativo, “nei mesi più recenti sono stati “recuperati integralmente” i volumi produttivi che venivano realizzati “prima dello scoppio della pandemia”.
Più in dettaglio, va sottolineato che “l’attività produttiva metalmeccanica”, che nel primo trimestre dell’anno in corso aveva già segnato una crescita congiunturale dell’1,3%, nel secondo trimestre – quello che va da aprile a giugno – ha messo a segno un’ulteriore crescita congiunturale, pari a un +2,1%.
E questi sono forse dati più significativi della pur ottima performance realizzata in termini tendenziali, laddove la crescita conseguita nello stesso secondo trimestre 2021 è stata pari a un +47% rispetto all’analogo periodo del 2020. Infatti, quest’ultimo dato va ovviamente interpretato alla luce del fatto che il mese di aprile del 2020 era stato caratterizzato da “una diffusa interruzione delle attività produttive metalmeccaniche quale conseguenza del lockdown”.
A ciò va aggiunto, e questo è certo un dato confortante, che i livelli produttivi realizzati nello stesso secondo trimestre dell’anno in corso marcano “un progresso di circa un punto e mezzo percentuale” rispetto a quelli del periodo gennaio-febbraio 2020, ovvero a quelli del periodo immediatamente precedente allo scoppio della pandemia.
Complessivamente, nel primo semestre 2021 i volumi di produzione “risultano cresciuti del 29,9%” rispetto al primo semestre del 2020. Allo stesso tempo, tali volumi “risultano sostanzialmente in linea” con quelli del primo semestre 2019, rispetto ai quali segnano un calo appena accennato (-0,8%).
Confortante è anche il paragone che può essere istituito con quanto accaduto nei principali sistemi industriali dell’Unione Europea. Nei primi mesi del lockdown, infatti, il nostro Paese “aveva registrato i risultati peggiori”, ma ha poi mostrato di essere capace di risalire la china. In Italia, infatti, i volumi di produzione realizzati nel giugno 2021 sono stati pari al 102,1% rispetto a quelli del gennaio 2020, ovvero a quelli di un mese immediatamente precedente alla diffusione del Covid-19, Facendo lo stesso raffronto, si vedrà che in Francia tali volumi hanno raggiunto l’88,2%, in Germania l’89,8% e in Spagna il 94,3%.
Altri dati positivi. Da un lato, le esportazioni metalmeccaniche italiane, sempre nel primo semestre 2021, sono cresciute del 31,3%, ovvero in una misura nettamente più alta di quella rilevata per la nostra intera attività economica (+24,2%). Dall’altro lato, sono stati registrati sia “un significativo minor ricorso all’istituto della Cassa integrazione guadagni”, sia “un’inversione delle tendenze negative delle dinamiche occupazionali nelle imprese metalmeccaniche con oltre 500 dipendenti”.
Infine, per concludere sugli aspetti più confortanti delle tendenze attualmente riscontrabili, buttiamo un occhio su alcuni risultati dell’indagine condotta da Federmeccanica su un campione di imprese del settore. Ebbene, il 47% di tali imprese dichiara di avere un portafoglio ordini in miglioramento, mentre il 35 prevede incrementi di produzione e il 26% pensa di dover aumentare, nei prossimi sei mesi, gli attuali livelli occupazionali.
Tutto bene, dunque? Purtroppo no. Come era già emerso in occasione della presentazione delle due indagini precedenti, ovvero sia della numero 158 che della numero 157, il modo disordinato in cui la ripresa post-pandemia ha preso corpo a livello mondiale ha creato due problemi prima non conosciuti. O almeno non conosciuti con la loro forza attuale. Il primo è quello che si presenta sotto forma di grave penuria di materie prime o di componenti. Il secondo, quando tali “ingredienti” assolutamente necessari alla produzione si ripresentano sul mercato, è una serie di preoccupanti rincari.
Basti dire che, secondo Federmeccanica, “la gran parte delle imprese partecipanti all’indagine (93%) ha risentito del rincaro dei prezzi dei metalli e dei semilavorati in metallo utilizzati nei processi produttivi”. Inoltre, il 72% delle imprese intervistate ha dichiarato di avere “difficoltà di approvvigionamento dei metalli e semilavorati”. Difficoltà, chiarisce l’indagine, “dovute principalmente alla loro scarsità sul mercato e al significativo allungamento dei tempi di consegna”.
Infine, il 64% delle imprese intervistate ritiene che “la tendenza rialzista dei prezzi potrebbe durare anche nei prossimi mesi”.
@Fernando_Liuzzi