Prosegue la ripresa nel settore metalmeccanico, anche se con i ritmi di crescita ancora troppo lenti. In poche parole, è questo ciò che emerge dall’indagine trimestrale su La congiuntura dell’industria metalmeccanica che la Federmeccanica ha presentato oggi, a Roma., nel corso di un’apposita conferenza stampa tenuta in un albergo sito in piazza Montecitorio.
L’indagine congiunturale, avviata negli anni 80, è giunta adesso alla sua edizione n. 144; un’edizione che riporta dati aggiornati al terzo trimestre del corrente anno.
Vediamo dunque. “L’attività produttiva dell’industria metalmeccanica – è questo l’esordio della nota di sintesi che è stata distribuita ai cronisti presenti – evidenzia il proseguimento della fase espansiva iniziata a partire dell’ultimo trimestre del 2014”. Il che, peraltro, secondo l’analisi di Federmeccanica, non costituisce un fenomeno isolato ma, anzi, è “in linea con la positiva evoluzione del quadro economico generale”.
Ciò chiarito, l’analisi rileva che “nel terzo trimestre dell’anno in corso”, i volumi di produzione settoriale sono cresciuti in termini tendenziali, ovvero rispetto all’analogo periodo del 2016, “del 2,4%”, mentre in termini congiunturali, ovvero rispetto al secondo trimestre del 2017, sono cresciuti “dell’1,9%”.
Se dall’analisi del terzo trimestre 2017 si passa poi a quella dei primi 9 mesi dello stesso 2017, si vedrà che, complessivamente, la produzione metalmeccanica “è cresciuta del 2,3% rispetto all’analogo periodo del 2016”. Si tratta, insomma, di una crescita concretamente apprezzabile dovuta, in misura significativa, al “buon andamento” di alcuni specifici comparti del settore. In particolare, la produzione di “autoveicoli” è cresciuta del 7,0%, quella di “altri mezzi di trasporto” del 2,2%, mentre quella dei “prodotti in metallo” è salita del 4,0% e quella di “macchine e apparecchi meccanici” del 2,1%. Negativi, invece, i risultati fin qui conseguiti nel comparto “macchine e apparecchi elettrici”: -2,2%.
Questi dati relativi alla produzione vanno, poi, opportunamente correlati a quelli relativi all’occupazione. E qui il primo elemento che va messo in rilievo è che nel periodo gennaio-settembre del corrente 2017 il totale delle ore di Cassa integrazione guadagni è sceso del 47%, passando da 216 a 114,5 milioni di ore. In particolare, la Cassa integrazione straordinaria, quella legata a processi aziendali di ristrutturazione, è crollata del 50% (da 162 a 81 milioni di ore), mentre quella ordinaria è calata del 37,7% (da 46,5 milioni a 29) e quella in deroga del 41,0% (da 7,7 milioni a 4,5).
In sostanza, ha spiegato Angelo Megaro, direttore del Centro studi di Federmeccanica, l’occupazione nelle imprese metalmeccaniche si è stabilizzata, nel senso che non è diminuita, come è accaduto negli anni della recessione, ma non è neppure ancora ricresciuta. Infatti, aggiungiamo noi, la decrescita del ricorso alla Cassa integrazione corrisponde, con ogni probabilità, a un ritorno all’attività lavorativa a tempo pieno di una parte dei dipendenti che, negli anni scorsi, sono stati costretti a rimanere del tutto o parzialmente inattivi. In altri termini, la crescite dell’attività produttiva rilevata in diversi comparti del settore metalmeccanico non si è ancora tradotta in una crescita di nuova occupazione. Tuttavia, ha spiegato ancora Megaro, dall’indagine condotta da Federmeccanica su un campione di aziende del settore, emerge che le imprese che si aspettano che il numero dei propri dipendenti possa tornare a crescere sono più di quelle che temono una loro diminuzione.
Il che, ha osservato Fabio Astori, il vice presidente di Federmeccanica presente all’incontro odierno, potrà poi determinare una crescita della domanda interna. Infatti, a suo dire, più che un’eventuale crescita delle retribuzioni dei lavoratori già occupati, ciò che potrebbe determinare un più solido sviluppo di tale domanda sarebbe, appunto, una crescita del numero degli occupati.
Un’osservazione, questa, che ci offre lo spunto per aggiungere un’altra pennellata alla ricostruzione del quadro della congiuntura metalmeccanica che è stato oggi presentato da Federmeccanica. Infatti, a giudizio dei rappresentanti della Federazione delle imprese del settore aderenti a Confindustria, la ripresa della produzione registrata negli ultimi 9 mesi è dovuta a due fattori: in primo luogo, a una crescita della domanda interna; in secondo luogo, alla crescita della domanda globale.
Per ciò che riguarda il primo punto, Astori ha posto in rilievo, fra l’altro, l’effetto positivo di alcune misure assunte dai Governi che si sono succeduti in questa legislatura, citando, in termini espliciti, quelle che hanno introdotto anche da noi, dopo l’esperienza francese, il cosiddetto “superammortamento” e quelle relative al piano denominato Industria 4.0. Misure che hanno stimolato gli investimenti in macchinari e, specie, in innovazione tecnologica, e che, quindi, non hanno solo contribuito a innescare una spinta alla modernizzazione tecnologica dei nostri apparati produttivi, ma hanno anche stimolato la domanda interna dei prodotti di un settore che costituisce uno dei comparti più significativi della stessa nostra industria metalmeccanica, e cioè, appunto, quella che fabbrica macchinari.
Per ciò che riguarda, invece, il secondo punto, dall’indagine presentata oggi emerge che, comparando il periodo gennaio-agosto 2017 all’analogo periodo del 2016 si può vedere che le esportazioni della nostra industria metalmeccanica sono cresciute, a livello globale, del 6,4%. Una misura, questa, che, in riferimento ai 28 paesi dell’Unione Europea, sale al 6,8%.
In particolare, oltre a una buona crescita dell’export metalmeccanico indirizzato alla Germania (+ 9,1%), e agli Stati Uniti (+ 8,5%), in questi primi 8 mesi del 2017 hanno assunto un particolare rilievo le crescite delle esportazioni verso la Cina (+ 32,5%) e verso la Russia. Queste ultime sono tornate a crescere, addirittura, di un robusto + 34,7%.
Data questa somma di dati positivi che abbiamo snocciolato fin qui, ci si potrebbe chiedere perché abbiamo iniziato questo articolo affermando che i ritmi di crescita che si sono avuti negli ultimi 9 mesi per ciò che riguarda l’industria metalmeccanica italiana sono ancora troppo lenti.
Sempre utilizzando i dati presentati oggi da Federmeccanica, crediamo di poter rispondere a questa domanda osservando che, alla base di tale affermazione, ci sono due motivi.
Il primo sta nel fatto che la crecita della produzione metalmeccanica verificatasi nel nostro Paese è sì ormai evidente ma, purtroppo, è anche inferiore a quella verificatasi, dopo il termine della recessione, in alcuni dei Paesi che costituiscono i nostri maggiori competitori: tra questi, Germania, Regno Unito e Francia (ma anche la media dei 28 paesi che costituiscono l’Unione europea). Tra i grandi Paesi dell’Unione, sotto di noi c’è solo la Spagna.
Il secondo motivo è che, utilizzando come base 100 l’annata 2010, la produzione metalmeccanica italiana ha raggiunto col terzo trimestre 2017 un ancora modesto 102,0 che non è solo molto inferiore al 134,6 del primo trimestre 2008 (antecrisi), ma anche più basso del 104,8 che era stato raggiunto, al vertice della prima fase di ripresa, col primo trimestre 2011. Alla prima ripresa produttiva ha fatto seguito, come è noto, una nuova discesa che ha toccato il fondo del 91,5 nel terzo trimestre del 2014. E da allora, dopo tre anni di faticosa e lenta risalita siamo arrivati, come detto, al livello 102.
“I ritmi di crescita dell’attività produttiva – ha dunque chiosato Astori – stentano a decollare, confermandosi inferiori a quelli dei principali paesi europei e più bassi rispetto a quanto si realizzava nella fase pre-recessiva.” Dopo aver rivendicato che le imprese metalmeccaniche “sostengono l’economia del paese, rappresentando tra l’altro l’8% del Pil e il 50% dell’export nazionale, Astori ha affermato che tali imprese “sono ancora gravate da pesanti macigni che ne rallentano l’andatura”. Conseguenza politica: “E’ imperativo alleggerire il carico fiscale, il costo del lavoro e la burocrazia”, portando tali pesi “quantomeno, al livello degli altri Paesi”. Conclusione, anch’essa politica: “Abbiamo bisogno che la stagione delle riforme non si fermi, anzi rafforzi gli interventi mirati a favorire gli investimenti in tecnologia e la ripresa occupazionale”. E ancora: “La strada intrapresa è giusta e ci auguriamo che per nessun motivo ci siano interruzioni o pause”, ma anzi che “vengano messe in campo ulteriori azioni per dare slancio alla timida ripresa in atto”.
Insomma, a poche settimane dalla fine della legislatura, con queste considerazioni Federmeccanica sembra aver voluto lanciare un messaggio su cosa si augura per ciò che riguarda i contenuti dell’azione che potrà essere condotta dal Governo prossimo venturo.