Per l’industria metalmeccanica, il 2019 “è stato un anno difficilissimo”, mentre il 2020 può essere “ancora più difficile”. Parola di Stefano Franchi, Direttore generale di Federmeccanica. Il quale accompagna, con questa sintesi amara, i dati dell’indagine congiunturale della stessa Federmeccanica – giunta ora alla sua 153° edizione – sul più importante comparto della nostra industria manifatturiera.
Vediamo, dunque. “Nell’ultimo trimestre del 2019 – è scritto nella sintesi dell’indagine diffusa oggi alla stampa -, l’attività produttiva metalmeccanica è stata caratterizzata da un’ulteriore forte contrazione.” Infatti, i volumi produttivi “sono diminuiti dell’1,3% rispetto al precedente trimestre e del 4,6% nel confronto con l’analogo periodo dell’anno precedente”.
Se dal quarto trimestre si passa all’intero anno, si vede poi che “nel 2019 la produzione metalmeccanica ha evidenziato una flessione media pari al 3% rispetto al 2018, con cali pesanti per la meccanica strumentale (-2,8%) e per i prodotti in metallo (-4,4%)”. Peggiore la situazione del comparto dell’automotive, che “ha perso circa dieci punti di produzione”.
I risultati del 2019, peraltro, sono ancora più sconfortanti se, invece di essere paragonati con quelli del 2019, vengono confrontati con quelli di una dozzina di anni fa: “complessivamente, i nostri attuali livelli di produzione risultano inferiori del 27,6%” rispetto al primo trimestre del 2008, ovvero rispetto all’ultimo trimestre del periodo che ha preceduto l’avvio della Grande Crisi.
A rendere ancora più allarmanti questi dati, va poi detto che questi risultati negativi sono frutto oltre che di un andamento, a dir poco, non brillante della domanda interna, anche di una diminuzione delle esportazioni metalmeccaniche che, nell’ultimo trimestre del 2019, “hanno registrato una contrazione in valore dell’1,0% rispetto allo stesso periodo del2018”.
Ora tutti sanno quanto siano state importanti le esportazioni come traino del nostro comparto manifatturiero negli anni della ripresa successiva alla prima e alla seconda recessione. Fatto sta che, rispetto a questo, recente, arretramento, si segnalano, in particolare, i cali riscontrati nelle esportazioni verso Francia (-1,8%), Germania (-2,6%), Cina (-5,2%) e Turchia (-8,6%).
Prevedibilmente, questi dati negativi rispetto alla produzione si sono poi riflessi sull’occupazione. Passando da un’analisi relativa al settore metalmeccanico a quella relativa all’insieme della grande industria, nel 2019 si è avuta una diminuzione degli occupati che è risultata pari a un -1,3%. Più allarmante la crescita verticale delle ore autorizzate di Cassa integrazione, che sono infatti aumentate del 64,1%.
Visti i dati, torniamo a qualche elemento di analisi, riprendendo, ancora, le parole di Stefano Franchi. “Il cambiamento che stiamo vivendo – afferma il Direttore generale di Federmeccanica – è profondo e strutturale.” Infatti, riguarda “produzione, tecnologie, filiere, infrastrutture, competenze e organizzazione del lavoro”. Nella fase attuale, incalza Franchi, “l’incertezza” è dunque “dilagante e pervasiva”, mentre “la congiuntura economica che stiamo vivendo non ci aiuta e le ‘crisi’ hanno cicli sempre più ravvicinati”. Un’analisi, questa, che si attaglia perfettamente anche alle gravi difficoltà “che ora ci troviamo ad affrontare per l’emergenza coronavirus”.
Da notare, a questo proposito, che oggi, per la prima volta dagli anni 80, la conferenza stampa di presentazione dell’indagine congiunturale è stata cancellata da Federmeccanica – l’associazione delle imprese metalmeccaniche aderenti a Confindustria – proprio a causa dell’emergenza appena citata. I dati su cui stiamo lavorando sono stati quindi inviati alla stampa per posta elettronica. E anche questo ci pare un segno significativo del momento che stiamo vivendo. Momento che il Presidente di Federmeccanica, Alberto Dal Poz, definisce come “estremamente critico per l’economia italiana”.
Infatti, sempre secondo Dal Poz, “alla debolezza congiunturale si è sommata un’emergenza inaspettata, che può avere effetti devastanti”. “Al momento – prosegue Dal Poz – è difficile quantificare gli effetti negativi che, inevitabilmente, ci saranno nell’intera economia e, in particolare, per il settore metalmeccanico.”
“Le informazioni che derivano dalla nostra indagine, condotta presso le imprese metalmeccaniche prima della diffusione dell’epidemia di coronavirus – sottolinea Dal Poz – già non lasciavano prevedere un miglioramento a breve della congiuntura settoriale. Le scorte di materie prime e di prodotti finiti risultavano in eccesso rispetto alle esigenze aziendali”, mentre “il portafoglio ordini evidenziava un peggioramento, così come le attese occupazionali a sei mesi prevedevano un ridimensionamento del numero di occupati.”
Morale della favola? “Oggi – conclude Dal Poz – tutti gli indicatori già preoccupanti rischiano di dover essere rivisti in termini molto peggiorativi.”
@Fernando_Liuzzi