Sabato 5 novembre si è tenuta, a Roma, l’Assemblea 2022 dell’associazione delle imprese metalmeccaniche aderenti a Confindustria. L’incontro è stato animato da una serie di confronti a più voci, fra Governo, imprese e sindacati, sulle prospettive della difficile fase vissuta oggi dal nostro sistema produttivo.
Nella tradizione sindacale italiana, un tempo, diciamo fra gli anni 60 e gli anni 80 del secolo scorso, le fabbriche erano l’epicentro dello scontro sociale, animato e guidato dai sindacati di categoria. Sindacati che, anche all’interno delle rispettive confederazioni, costituivano l’ala più militante e radicale. Così avveniva, in particolare, per le organizzazioni dei metalmeccanici, ovvero per la Fiom all’interno della Cgil, per la Fim all’interno della Cisl e per la Uilm all’interno della Uil. Semmai, era dalle grandi Confederazioni che venivano atti di moderazione e gesti di ricerca del confronto con le proprie controparti. Basti citare il cosiddetto accordo Lama-Agnelli, ovvero l’accordo fra Cgil, Cisl, Uil e Confindustria che, nel 1975, introdusse il cosiddetto punto unico di contingenza, volto a spezzare la rincorsa fra salari e prezzi e quindi a tagliare la spirale inflazionistica.
Oggi la situazione sembra, se non rovesciata, certo cambiata. Nel senso che proprio nel mondo metalmeccanico, dopo i rinnovi contrattuali del 2016 e del 2021, per più di un aspetto innovativi, si è instaurato un clima che oseremmo definire cooperativo tra la Federmeccanica – l’associazione delle imprese metalmeccaniche e meccatroniche aderenti a Confindustria – e i succitati sindacati della maggiore categoria dell’industria. Mentre, in uno scenario dominato dall’assommarsi di questioni irrisolte, come quella del “cuneo fiscale”, a nuovi impellenti problemi, come quello della drammatica crescita dei costi dell’energia, i rapporti fra confederazioni sindacali e imprenditoriali appaiono più difficili. E ciò, forse, anche perché mentre i rapporti tra associazioni delle imprese e i sindacati dei lavoratori sono tipicamente bilaterali, quelli tra confederazioni imprenditoriali e confederazioni sindacali tendono ad affrontare questioni la cui soluzione implica il ruolo attivo di un terzo soggetto: il Governo (comprendendo, in questo termine, anche la maggioranza parlamentare che, di volta in volta, sostiene l’Esecutivo).
Queste considerazioni ci sono venute alla mente al termine dell’intensa mattinata di dibattito sindacale che si è svolta a Roma, sabato 5 novembre, per iniziativa della Federmeccanica. Come ha ricordato il suo Presidente, Federico Visentin, Federmeccanica avrebbe dovuto tenere la sua Assemblea generale alla fine del settembre scorso. Località designata, Palermo. La caduta del Governo Draghi, e le conseguenti elezioni, hanno però “costretto” la stessa Federmeccanica a rinviare l’appuntamento, spostandolo a Roma per i primi di novembre.
Sabato scorso ha quindi preso avvio, presso la sede nazionale della Confindustria, e precisamente nell’auditorium che si affaccia su viale Tupini, una sessione dell’assemblea tutta giocata, da una parte, sulla scoperta del fatto che, se il nome Italia viene usato come acronimo, se ne possono ricavare le iniziali di sei parole chiave: innovazione, tecnologia, ambiente, lavoro, impresa e alleanza. E, dall’altra, su alcune coincidenze simboliche.
E dunque. “Fate presto! Era il 10 novembre 2011 quando il ‘Sole 24 Ore’ enfatizzò, con queste due parole”, stampate in prima pagina, “la gravità del momento ed il raggiungimento di un limite” che “non si doveva superare”. Questo l’incipit della relazione di Visentin. Il quale ha poi scandito che “oggi, 5 novembre 2022, apriamo la nostra Assemblea Generale con le stesse due parole: fate presto!”.
“All’epoca – ha ricordato poi Visentin – eravamo sull’orlo di un baratro”, quello, aggiungiamo noi, della crisi del debito sovrano. “Oggi – ha sottolineato Visentin – ci troviamo, per differenti motivi, in una situazione altrettanto drammatica che, potenzialmente, può essere ancora più difficile.” Infatti, “per effetto dell’incremento dei costi dei prodotti energetici, già nel mese di giugno più del 60% delle nostre imprese perdeva ricchezza”, mentre “la grande maggioranza è costretta a riorganizzarsi o a sospendere l’attività produttiva”. Di più: “il caro energia e delle materie prime, e l’inflazione che ha raggiunto livelli record, hanno colpito (…) le imprese come le famiglie”. Ne segue che “è vitale agire subito, con misure efficaci e adeguate per le imprese, per le famiglie, per l’Italia”.
Dopo aver ricordato i fattori esterni al mondo dell’industria che stanno a monte di queste drammatiche difficoltà, dalla pandemia alla “invasione dell’Ucraina da parte della Russia”, nonché i fattori più collegati all’attività produttiva in quanto tale, a partire dalla “transizione tecnologica della mobilità”, una transizione che “mette a rischio molte filiere industriali”, Visentin ha via, via affrontato, nella sua relazione, i sei concetti, per così dire, contenuti nel nome Italia. Ed ecco, dunque, che “Innovazione, Tecnologia, Ambiente, Lavoro, Impresa sono fondamentali fattori di competitività del Paese e costituiscono la ‘materia prima’ ideale che, in Federmeccanica, alimenta sia l’idea di ‘Rinnovamento’”, alludendo qui ai citati rinnovi contrattuali degli ultimi sei anni, sia “l’azione di rappresentanza”.
Infine, Visentin si è soffermato sulla parola Alleanza. “I grandi cambiamenti che hanno attraversato le diverse rivoluzioni industriali – ha affermato il presidente di Federmeccanica – ci restituiscono oggi un inedito ruolo per le parti sociali”. Infatti, “ i cosiddetti corpi intermedi sono chiamati ad andare oltre i canoni classici della contrattazione fino a diventare essi stessi veri e propri ‘motori’ del cambiamento”.
“I nostri Contratti nazionali del 2016 e del 2021 ne sono la dimostrazione” ha proseguito Visentin. E ciò perché sono contratti “animati da uno spirito riformatore che ora va alimentato. Nel 2016 la formazione e il welfare, nel 2021 il nuovo inquadramento, ovvero tasselli di un mosaico che va componendosi grazie a relazioni industriali evolute che superano la logica del mero scambio, per diventare laboratorio di riforme condivise”.
Visentin ha quindi affermato che Federmeccanica crede in “relazioni industriali che si traducano in vere e proprie alleanze tra parti, sia per portare avanti riforme strutturali di interesse generale con uno sguardo verso il futuro, sia per gestire in maniera pragmatica i problemi contingenti di un’intera categoria e delle singole aziende”.
Per tutti questi motivi, “dall’industria metalmeccanica si leva un messaggio che ci auguriamo verrà percepito da Confindustria e da Cgil, Cisl, Uil, così come dal nuovo Governo”. “Lo scenario richiamato e lo stato in cui versa il Paese – ha concluso Visentin – richiedono la lucida, potente e condivisa energia di un New Deal Italiano capace finalmente di invertire trends incancreniti da decenni.”
A proposito della parola Governo, è qui appena il caso di ricordare che, in avvio dell’Assemblea, il nuovo ministro del Lavoro, la “tecnica” Marina Calderone, aveva avuto la sua prima occasione di parlare in pubblico in quanto titolare del dicastero di via Veneto. Tenendo un discorso, peraltro, breve, e comunque improntato a una ragionevole prudenza, Calderone ha avuto parole di lode per i contenuti del Contratto dei metalmeccanici, citando espressamente quanto disciplinato in materia di welfare aziendale, e si è poi detta consapevole dell’urgenza di affrontare senza indugi, da una parte, la questione del cuneo fiscale e, dall’altra, quella della sicurezza sul lavoro. Senza dimenticare, peraltro, la spinosa questione del cosiddetto “scalone” connesso alla riforma del pensionamento.
E’ però toccato al Segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, dare la vera notizia in materia di rapporti tra Governo e mondo del lavoro. Infatti, nel corso di una delle due tavole rotonde che hanno fatto seguito all’intervento di Visentin, e rispondendo a una domanda del conduttore, il giornalista Andrea Cabrini, è stato Landini a informare i presenti che i leader sindacali avevano ricevuto da poco, via telefono, la convocazione per un primo incontro col Governo Meloni; incontro che si terrà a palazzo Chigi alle ore 16:00 di mercoledì 9 novembre.
Infatti, mentre in una prima tavola rotonda, quella con i Segretari generali di Fim (Benaglia), Fiom, (De Palma), e Uilm (Palombella), nonché con due Vice Presidenti di Federmeccanica (La Forgia e Serra), l’attenzione si è concentrata maggiormente sui temi della contrattazione e delle politica industriale relativi alla nostra industria metalmeccanica, è stato nel secondo confronto che il tema dei rapporti col nuovo Governo è venuto in primo piano.
Diciamo subito che, a questo secondo confronto, hanno partecipato, oltre a Landini, i Segretari generali della Cisl, Luigi Sbarra, e della Uil, PierPaolo Bombardieri, nonché Maurizio Stirpe, il Vice Presidente di Confindustria incaricato di seguire i temi del lavoro e delle relazioni industriali.
Dopo Landini, è stato proprio Stirpe a dare, nel corso di questo confronto, la seconda notizia della giornata: ovvero che, a breve, la Confindustria presenterà un documento articolato su quattro punti. Primo: le retribuzioni dei lavoratori che vanno alzate “a parità di costo del lavoro”. Secondo: la sostenibilità del welfare pubblico e privato in relazione alla curva demografica. Terzo: il reddito di cittadinanza. Quarto: rappresentanza e contrattazione collettiva.
Ed è proprio con l’intervento di Stirpe che i primi nodi sono venuti al pettine. Perché, dopo che è stato convocato il primo, prossimo incontro tra Governo Meloni e sindacati, e dopo aver riassunto i punti su cui si articolerà l’annunciato documento di Confindustria, lo stesso Stirpe ha osservato che “a livello territoriale i rapporti fra sindacati e imprese funzionano”, mentre “al livello centrale” le cose sono più “complicate”. Dopodiché, Stirpe ha anche affermato che, “di fronte al decisore politico”, sindacati e Confindustria devono “presentarsi uniti”, avendo già selezionato i temi da sottoporre al confronto.
Insomma, anche da Confindustria è venuto un appello ai sindacati a ricercare una possibile unità delle parti sociali. Ma al tono cordiale e convinto con cui Visentin presentava le soluzioni contrattuali raggiunte insieme ai sindacati di categoria, si era qui sostituito un tono meno caloroso, già avvertibile nell’appello iniziale di Stirpe a “parlare meno e lavorare di più”.
Il tono dell’incontro è poi diventato ancora più freddo con l’intervento conclusivo del Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Che ha detto di aver “apprezzato” l’intervento effettuato in apertura dei lavori dell’Assemblea dal ministro del Lavoro, Calderone, ma ha anche sottolineato di non aver ancora visto, a più di un mese dalle elezioni, nessun intervento serio in materia di cuneo fiscale. Precisando che un terzo dell’auspicata riduzione di tale cuneo dovrà andare a vantaggio diretto delle imprese.
Bonomi si è anche detto preoccupato per il rallentamento in corso della nostra economia, e ha poi affermato, in tono polemico, che i posti di lavoro non si creano per decreto. Esclamando, di lì a poco, “fateci fare il nostro mestiere: creare posti di lavoro”. E aggiungendo, ancora in tono polemico, questa esortazione. “fate presto, ma fate bene”.
In tema di rapporti fra Governo e parti sociali, Bonomi ha poi sostenuto che, mentre erano in carica alcuni dei Governi precedenti, c’è stato qualcuno che ha pensato potesse convenirgli di “parlare direttamente” con qualche titolare del dicastero del Lavoro che appariva collocato in una posizione politica a lui più vicina. Un’affermazione sibillina, che sembra alludere a qualche dirigente sindacale non esplicitamente chiamato in causa.
Infine, Bonomi ha detto che il Pnrr “era la vera occasione per dire quale Paese vogliamo”, ma che “abbiamo mancato questa occasione”. Ciò nonostante, Confindustria rimane impegnata a “difendere l’industria nell’interesse del Paese”.
A proposito di industria, o meglio, a proposito di relazioni industriali. Poco prima che cominciasse l’Assemblea di Federmeccanica, e proprio in quella stessa sede confindustriale in cui si sono svolte le trattative che hanno portato ai citati rinnovi contrattuali del 2016 e del 2021, i Segretari generali di Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil hanno siglato, assieme al responsabile del Personale di Fincantieri, l’ipotesi di accordo per il rinnovo del Contratto integrativo del Gruppo. Accordo che interessa oltre 8.400 lavoratori. Insomma, finché c’è contrattazione, c’è speranza.
Fernando Liuzzi