Gli industriali non sono soddisfatti del governo e della sua politica. Pensano che con il clima di rissa che si è creato all’interno della maggioranza non si arrivi da nessuna parte. E chiedono un clima che dia fiducia e responsabilità, senza le quali non si riuscirà mai a crescere. Alberto Dal Poz, il presidente degli industriali metalmeccanici, la spina dorsale dell’economia del paese, è stato chiaro. Il sistema è virtuoso, ha detto, non a caso in dieci anni il sistema bancario ha accumulato il 75% in più, tanto che i risparmi delle famiglie assommano a 4.300 miliardi di euro, e ben 1.300 sono in conti bancari che non danno rendimento. E 340 miliardi di euro sono delle aziende. Che li tengono lì, senza farli fruttare perché non sanno come comportarsi, non sanno come andrà l’economia e quindi non riescono a investire. Alle imprese, ha insistito Dal Poz, serve lucidità al momento delle scelte, perché queste sono molto difficili; e adesso questa lucidità non è possibile perché manca l’indispensabile clima di fiducia e stabilità.
Una richiesta forse un po’ generica, perché non insiste su un punto in particolare, ma non per questo meno forte. E non è un caso infatti se nell’indagine che trimestralmente Federmeccanica svolge tra le aziende associate è emerso che l’azione governativa a sostegno della produzione viene considerata un handicap, più che un aiuto, dal 90% delle imprese. Una percentuale altissima, che però, nemmeno a farlo apposta, è risultata molto vicina a quella che Federmeccanica riscontrò 37 anni fa. Era il 1982 e l’associazione degli industriali metalmeccanici era alla sua seconda indagine trimestrale (ieri è stata presentata la numero 150), e anche allora risultò che l’88% delle aziende consideravano l’azione del governo un punto di debolezza, non di forza.
Insomma, malumori, disagio, forse anche un po’ di quel rancore che il Censis ha riscontrato nel paese. È significativo che un vicepresidente di Federmeccanica, Fabio Astori, abbia voluto protestare per il mancato aiuto che c’è stato da parte delle autorità di governo all’azione di internazionalizzazione delle imprese. “Non avevano capito, è sbottato, che ci serviva un aiuto per affrontare i mercati nuovi nel mondo? Era così difficile? Le autorità pensavano ad altro? Noi abbiamo voglia di essere ascoltati e aiutati. È sconfortante non esserlo mai”.
Dunque, industriali sul piede di guerra. Il punto è che, almeno per ora, la protesta si ferma qui. Non si tramuta in atti clamorosi che in quanto tali qualche reazione potrebbe anche provocare. E anche lo sciopero che i sindacati di categoria dei metalmeccanici hanno proclamato per la metà di giugno contro la politica economica del governo, la stessa contro la quale gli industriali protestano, è stato accolto “molto male” da Federmeccanica. “Lo sciopero, ha detto il direttore generale Stefano Franchi, è uno strumento spuntato e vecchio. Noi siamo per trovare assieme soluzioni che facciano vincere tutti. Con questo sciopero perdono tutti, aziende e lavoratori. Non è così che bisogna comportarsi, le relazioni industriali sono fatte di rapporti tra i soggetti, se questi vengono a mancare si possono incrinare”.
Massimo Mascini