Stanno cambiando, e forse anche profondamente, le relazioni industriali. Se le confederazioni sindacali hanno impresso una virata alla loro azione dopo la fine della concertazione, imboccando la via della rivendicazione, anche le associazioni imprenditoriali sentono il bisogno di cambiare. Confindustria ha varato il suo nuovo statuto, che consentirà adesso di mettere in campo una riforma piena della struttura confederale: di lì potranno venire a cascata modifiche anche all’azione pratica della confederazione. Chi invece ha già fatto le sue scelte e molto innovative, è la Federmeccanica.
L’associazione degli industriali metalmeccanici, la più importante senza eccezione delle strutture di categoria della Confindustria, ha varato nella sua assemblea venerdì scorso un Manifesto delle relazioni industriali che compie una virata nella pratica di questi anni. Gli uomini di Federmeccanica, specialmente il suo direttore generale Stefano Franchi, non amano parlare di cambiamento, pensano che si tratti soprattutto di un’evoluzione, considerando le modifiche già apportate nel corso degli anni alla strategia associativa. Come la si veda, la trasformazione rispetto al passato è forte.
La qualità del nuovo credo è l’attenzione massima alla persona e non a caso il sottotitolo del manifesto è “Partecipazione e coinvolgimento”. E’ passata tanta acqua sotto i ponti da quando gli industriali hanno scoperto l’importanza del coinvolgimento, ma questa volta dalle parole si vuole passare ai fatti. Le risorse umane sono importanti in azienda non solo perché rappresentano una vera ricchezza, ma perché il loro apporto può dare quel di più in grado di risolvere i problemi.
E questo è l’obiettivo che vogliono raggiungere le nuove relazioni industriali di Federmeccanica, risolvere i problemi delle imprese e nello stesso momento anche quelli dei lavoratori, tra loro strettamente intrecciati. E’ da questa consapevolezza che si parte per costruire relazioni industriali nuove e moderne, basate sul convincimento, sul coinvolgimento. In un momento storico in cui la scena è tutta della disaffezione e dell’allontanamento graduale della base dai soggetti deputati ad assolvere funzioni rappresentative, ecco la molla per l’inversione di tendenza.
Federmeccanica pensa che le nuove relazioni industriali, proprio perché dirette principalmente alle persone, debbano essere composte di due elementi, le relazioni sindacali, il normale svolgersi di rapporti tra aziende e sindacati, e relazioni interne, quelle svolte dall’impresa direttamente con i lavoratori. Alla base di queste relazioni interne la comunicazione, che deve essere massiccia e continua, perché solo dalla conoscenza dei fenomeni e della realtà in cui si vive è possibile nasca un diverso atteggiamento nei confronti delle esigenze delle imprese.
Quello che propone Federmeccanica è in pratica una diversa cultura, che sia ispirata alla partecipazione e coinvolga tutti gli attori, le imprese, il sindacato, i lavoratori. Senza scavalcare nessuno, senza lasciare indietro nessuno. Il pericolo in questi casi è che si arrivi a un rapporto diretto tra imprese e lavoratori che faccia a meno del sindacato. Non sarebbe nemmeno una novità, perché c’è stato chi ha teorizzato un’evoluzione di questo genere. Ma gli industriali meccanici hanno altri obiettivi, sanno che sarebbe un errore, perché le persone sono importanti, ma le rappresentanze svolgono un compito ineludibile, a patto naturalmente che lo svolgano poi effettivamente e non si lascino influenzare dall’ideologia, nel senso peggiore del termine.
Proprio per non sbagliare Federmeccanica ha deciso da un lato di convocare a breve i sindacati di categoria per un esame congiunto dei problemi della competitività del settore, messa a dura prova dalla lunga congiuntura negativa che ha sofferto e che ha portato ala perdita di un quinto della capacità produttiva, ma, da un altro lato, di svolgere un esame nei territori alla ricerca di buone pratiche di relazioni interne. L’associazione vuole studiare i casi pratici, cosa hanno fatto le aziende, quali rapporti hanno intessuto con i loro dipendenti. Per trarre esempi da questi casi e offrirli alla generalità delle aziende perché ne traggano esempio e ispirazione.
Sarà questo anche un modo per riavvicinare la Fiom, perché questo nuovo terreno di confronto dà ampie possibilità di dialogo che potrebbero permettere il superamento delle contrapposizioni di questi anni, ormai sempre più stridenti con una situazione sociale e produttiva così difficile.