I lavoratori del settore manifatturiero iniziano a chiedere l’accesso a programmi di prevenzione, tra i benefit aziendali più attesi, infatti, subito dopo la sanità integrativa, richiesta dal 78% dei lavoratori, figurano l’orario flessibile 42% e i programmi di prevenzione sanitaria 39%. Un trend che inizia a sollecitare l’interesse anche delle imprese del settore, sempre più disposte a considerare la prevenzione sanitaria una forma di welfare aziendale. Stili alimentari, stili di vita e invecchiamento attivo superano il 90% delle preferenze espresse dalle aziende manifatturiere che hanno già attivato programmi di sanità in azienda.
È questa la tendenza rilevata dai dati dell’osservatorio sulla sanità integrativa di G&G Associated su un campione di 800 imprese e 1.200 lavoratori del settore industria intervistati a fine 2016, che è stata al centro del dibattito “Stili di vita: l’esperienza della sanità integrativa”.
A questo si aggiunge il quadro di un Paese in cui, secondo la rilevazione eseguita dall’istituto su un campione più vasto di cittadini (3.800 interviste su popolazione Italia), il 78% degli italiani dichiara di aver paura di dover ridurre o rimandare le spese sanitarie nel prossimo futuro: ad essere a rischio, subito dopo la spesa odontoiatrica (57%), compare quella in prevenzione sanitaria (47%) e, infine, quella per le visite specialistiche (42%).
«E’ evidente che la sanità integrativa – ha commentato Stefano Cuzzilla, Presidente Federmanager, in apertura dei lavori – è ormai considerata uno dei benefit più apprezzato dai lavoratori. Federmanager ha sperimentato già da tempo e con successo forme di sanità integrativa che tutelano i manager e che costituiscono un modello di assistenza sanitaria no profit di valenza strategica per il Paese».
«Osserviamo che l’ingresso delle aziende da un lato, e della tecnologia dall’altro, sta aumentando la propensione del sistema ad occuparsi della prevenzione e della modificazione della condotta del cittadino-paziente», ha commentato Giuseppe Torre di G&G Associated. «Il crescente numero di polizze aziendali finalizzate alla promozione di stili alimentari e di vita corretti è un indicatore interessante di come sta evolvendo il concetto di welfare aziendale: oggi – ha concluso il ricercatore – è più alta la propensione ad attivare politiche che incidono direttamente sui comportamenti dei lavoratori».
«Il cosiddetto “secondo pilastro” – ha affermato il Presidente Cuzzilla – deve essere agevolato con politiche fiscali e normative che incentivino il più possibile imprese e lavoratori ad aderire ai Fondi sanitari integrativi perché questo produce esternalità positive. In particolare per la prevenzione: questo è l’ambito in cui il secondo pilastro può esprimere tutte le potenzialità, venendo incontro alle esigenze delle persone che, a causa delle difficoltà economiche, stanno rimandando le cure».