Nella prima parte di questa intervista, Valeria Fedeli – divenuta responsabile del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca nel dicembre 2016 – ha spiegato come ha operato per consolidare ed estendere l’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro. Ha cioè ripercorso la sua azione di Ministra dalla stesura dei decreti attuativi della legge 107/2015, quella nota come Buona Scuola, alla convocazione degli Stati Generali dell’alternanza, che si sono svolti a Roma il 16 dicembre del 2017.
A Lei abbiamo quindi chiesto:
Come è nata l’iniziativa degli Stati Generali? E in cosa è consistita questa stessa iniziativa? A quali risultati ha portato?
“Innanzitutto, come Miur abbiamo avviato un percorso di confronto con tutti i soggetti coinvolti nell’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro, a partire dalle rappresentanze delle studentesse e degli studenti. Abbiamo così aperto uno spazio di discussione in cui ha preso vita uno di quei dialoghi che credo siano la cifra del governo dei fenomeni complessi. Infatti, se un simile dialogo viene condotto nel rispetto delle diverse responsabilità che fanno capo ai diversi soggetti coinvolti, diventa poi più facile migliorare qualità e funzionalità dei processi decisionali.”
“Grazie a questo percorso, agli Stati generali del 16 dicembre siamo stati in grado di presentare quelle che vorrei definire come otto novità più una. Insieme formano un sistema di accompagnamento e di facilitazione dell’alternanza; un sistema che ha come obiettivo quello di supportare il grande lavoro che viene svolto da scuole, dirigenti scolastici, tutors e strutture ospitanti. Ciò, ovviamente, in modo da offrire a studentesse e studenti esperienze formative di qualità crescente.”
Quali sono queste otto novità più una?
“La prima è la Carta dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti in alternanza, già prevista dalla legge 107, che è stata scritta assieme alle rappresentanze studentesche e ha lo scopo di garantire a tutte e a tutti l’accesso a una formazione di qualità.”
“La seconda è la piattaforma on-line per l’alternanza (www.alternanza.miur.gov.it/la-piattaforma_cos-e.html) che è già una piazza virtuale in cui Ministero, scuole, strutture ospitanti, studenti e studentesse possono incontrarsi. Nelle nostre intenzioni, tale piattaforma deve divenire uno strumento per la gestione, il monitoraggio e la valutazione dell’alternanza. In particolare, la immaginiamo come lo strumento che consenta di raccogliere, far conoscere e diffondere quelle che potranno essere considerate come le buone pratiche dell’alternanza scuola-lavoro.”
“In terzo luogo, c’è quello che abbiamo chiamato Bottone Rosso. Si tratta di una funzione della piattaforma progettata per permettere a studentesse e studenti di segnalare le criticità che dovessero impedire il corretto svolgimento dei percorsi di alternanza.”
“Abbiamo poi previsto un modulo di formazione sui diritti dei lavoratori e delle lavoratrici che, a breve, sarà predisposto dal Miur in collaborazione con il ministero del Lavoro e sarà poi inserito sulla piattaforma come elemento di formazione obbligatorio.”
“In quinto luogo, abbiamo dato vita a una Task Force nazionale per l’alternanza composta da 110 docenti, di cui 10 a disposizione del Ministero e 100 attivi presso gli Uffici scolastici regionali.”
“A ciò, in sesto luogo, si aggiungeranno 1.000 tutor provenienti dall’Anpal, il cui compito sarà quello di sostenere le scuole nella costruzione di reti territoriali per l’alternanza. I primi 250 stanno entrando in funzione in questi giorni. Gli altri si aggiungeranno via, via.”
“Inoltre, abbiamo previsto un rafforzamento della formazione per i docenti che svolgono le funzioni di tutors dedicati all’alternanza. Infatti, dovranno esserci docenti con questo tipo di funzione in tutte le scuole. Sapendo che, comunque, la responsabilità per tutto ciò che concerne le attività di alternanza di ogni singolo istituto è in capo al dirigente scolastico.”
“Infine, è stata messa a punto un’apposita clausola di integrità che le strutture ospitanti devono sottoscrivere per poter attivare le Convenzioni con le scuole, garantendo il rispetto delle normative fiscali e anticorruzione.”
“A tutto ciò si è aggiunta un’altra novità cui mi permetto di attribuire una certa importanza: l’Osservatorio nazionale per l’Alternanza scuola-lavoro di qualità. L’Osservatorio è stato istituito presso il Miur proprio all’inizio di questa settimana. La sua prima riunione, infatti, si è tenuta lunedì 19 febbraio. Si tratta di una struttura cui sono stati chiamati a partecipare tutti gli stakeholders dell’alternanza, a partire dalle rappresentanze studentesche, quali il Forum nazionale degli studenti, le Consulte e altre associazioni.”
E a cosa dovrebbe servire questa struttura?
“L’Osservatorio avrà, in senso lato, il compito di monitorare l’evoluzione qualitativa dei percorsi di alternanza. In senso specifico, avrà il compito di produrre un Rapporto semestrale sull’alternanza e, quindi, di fornire al Ministero proposte di ulteriori interventi. Ciò che abbiamo fatto funziona? Ci sono elementi di criticità? Occorrerà definire linee-guida più dettagliate? Ecco alcune delle domande cui il rapporto dovrà rispondere.”
“Aggiungo che il primo di questi rapporti dovrà essere pronto per la fine del prossimo mese di giugno. Ciò anche in vista del fatto che, con l’anno scolastico 2018-2019, l’alternanza scuola-lavoro entrerà per la prima volta a far parte delle materie su cui si terrà l’esame di Stato che attende gli studenti al termine dei loro corsi di studio nelle scuole superiori.”
Bene, quello da Lei illustrato sembra un programma molto strutturato. Le chiedo quindi: durante lo svolgimento degli Stati generali, come sono state accolte le vostre proposte?
“In generale piuttosto bene, direi. In particolare, tengo a sottolineare che sia la Cgil, che la Cisl e la Uil – rappresentate, rispettivamente, da Susanna Camusso, Gigi Petteni e Carmelo Barbagallo -sono intervenute sottolineando due esigenze assolutamente condivisibili. E cioè, in primo luogo, che le finalità dell’alternanza scuola-lavoro devono essere corrette da un punto di vista formativo e, in secondo luogo, che la sua attuazione pratica deve essere pienamente corrispondente a tali finalità, anche sotto il profilo qualitativo. Ma nessuno ha detto di no all’alternanza, né i sindacati, né gli altri soggetti intervenuti. E questa è una cosa molto importante.”
Insomma, mi par di capire che dalle proteste contro l’idea dell’alternanza scuola-lavoro si sia passati a una discussione più focalizzata sulle varie problematiche che essa implica.
“Si, è così. Penso anche che questa discussione sia in sé salutare e sono quindi contenta che una discussione ci sia. Quello che mi dispiace è che dell’alternanza scuola-lavoro non si sia cominciato a parlare, sui mezzi di informazione, perché qualcuno ha ritenuto che si trattasse di un punto qualificante della riforma della scuola innescata dalla legge 107. Purtroppo, di quella che vorrei chiamare la filiera del sapere, come del resto di tante altre questioni, nel nostro Paese si discute solo a partire dal fatto che è insorta una polemica. Quando la cosa importante sarebbe quella di dare ai cittadini le informazioni e gli strumenti utili per comprendere i tanti fenomeni nuovi con cui tutti dobbiamo confrontarci in quest’epoca di continui e profondi cambiamenti.”
“Purtroppo, quando la legge 107 è stata approvata, nel 2015, non c’è stata una vera discussione sui suoi contenuti profondi, sui suoi contenuti di riforma, voglio dire, come quelli relativi alla scuola dell’infanzia o, appunto, alla trasformazione dell’alternanza scuola-lavoro da esperienza pilota a elemento curricolare. Le polemiche che ci sono state tra le forze politiche, e in particolare tra chi era pro o contro il Governo, e che poi sono state amplificate dagli organi di informazione, non hanno aiutato l’opinione pubblica a farsi un’idea abbastanza precisa di questi contenuti. Peccato, perché io sono invece convinta che la questione della formazione, la questione di come possiamo portare i nostri giovani dentro l’economia e, anzi, dentro la società della conoscenza, sia una grande questione nazionale.”
Scusi, ma non le pare un po’ eccessivo scomodare il concetto di società della conoscenza per sostenere l’utilità dell’alternanza scuola-lavoro?
“No, non mi pare eccessivo. Il punto è che dobbiamo trovare, tutti insieme, delle nuove sintesi. Anche fra saperi teorici e applicazioni pratiche. La digitalizzazione delle attività lavorative, in senso lato intese, accorcia di per sé vecchie distanze, ma può crearne anche di nuove. Sui posti di lavoro ci sarà bisogno di lavoratori più qualificati. Allo stesso tempo, saperi anche teorici dovranno essere declinati nel vivo di situazioni socialmente concrete. E’ bene quindi che i nostri giovani comincino a conoscere il mondo dei lavori anche prima di finire le scuole superiori. Così come è bene che tali esperienze – dotate, io credo, di grande valore formativo – vengano effettuate nell’ambito di attività cui sia riconosciuto un pieno valore curricolare.”
“Ora è naturale che diverse parti politiche possano avere idee diverse su questo come su altri temi di fondo. Ma sarebbe bene che vi fosse un accordo almeno su due punti: primo, sull’importanza strategica del tema della formazione. Secondo, sul fatto che la delicatezza di questo tema e, in senso più ampio, la delicatezza del tema della filiera del sapere, dovrebbero portare tutti a rinunciare a strumentalizzazioni di parte e a individuare un modo costruttivo di discutere e di confrontarsi.”
La legislatura è finita e non sappiamo quale maggioranza potrà essere espressa dalle nuove Camere. Non teme che una eventuale discontinuità politica possa annullare il lavoro che Lei ha fatto al Miur nell’ultimo anno, ivi comprese le misure specifiche adottate per consolidare e implementare l’esperienza dell’alternanza scuola-lavoro?
“Il 4 marzo, lo sappiamo tutti, ci saranno le elezioni politiche, ma non penso che, quale che sia il responso delle urne, il risultato di tali elezioni metterà in discussione il lavoro che, come ministero dell’Istruzione, è stato fatto in questi mesi rispetto all’estensione e alla strutturazione dell’alternanza scuola-lavoro quale esperienza curricolare nella scuola italiana. Il Miur e, in senso più ampio, il mondo della scuola vanno avanti ad applicare le leggi dello Stato. E per cambiare una legge ci vuole un’altra legge. Ma non credo che ciò avverrà. Da quello che ho capito, nessuno vuole cancellare l’alternanza. Da questo punto di vista, dunque, non sono preoccupata.”
(Seconda parte – fine)
@Fernando_Liuzzi