C’era una volta Togliattigrad. Ovvero la città russa in cui, a partire dal 1970, cominciò a funzionare lo stabilimento della Auto VAZ, che diede avvio alla produzione in massa di autovetture nell’Unione Sovietica. Basti pensare che nel1965 intutta l’Urss erano state fabbricate 200mila auto. Sette anni dopo, nel 1972, la produzione era arrivata, grazie al contributo decisivo della Vaz, a 1 milione e 200mila automobili.
Il modello più noto, fra quelli sfornati dalla Vaz, fula Zhiguli, un’auto derivata dalla Fiat 124. Infatti, in base a un accordo firmato il 15 agosto del 1966, le autorità sovietiche avevano affidato proprio alla casa automobilistica italiana il compito di progettare la fabbrica di Togliattigrad e di aiutare l’Urss a sviluppare, a partire da essa, un settore produttivo che aveva ormai una sua maturità in Occidente, ma era ancora arretrato in Unione Sovietica.
Reminiscenze storiche che tornano alla mente in base a una notizia che è stata diffusa lunedì 19 ottobre da Fca. La multinazionale, frutto della fusione trala Fiatela Chrysler, ha avviato in Cina la produzione di uno dei suoi modelli di punta,la JeepCherokee.A inizio di questa settimana, è stato infatti inaugurato lo stabilimento sito a Changsha, capitale della provincia dello Hunan.
Il nuovo impianto avrà una capacità produttiva annua di 275mila auto. A monte della sua costruzione, sta una joint-venture creata nel 2010 da Fca e dalla cinese Gac (Guangzhou Automobile Group).
Tornando a Togliattigrad, la sua importanza non stava solo nel fatto di essere la città che ospitava i capannoni della Vaz, ovvero della Volzhsky Avtomobilny Zavod, lo stabilimento automobilistico del Volga. Stava anche in un singolare assommarsi di simboli e significati. In origine, infatti, la città si chiamava Stavropol’-na-Volge, Stavropol sul Volga. Nel 1964, le autorità sovietiche decisero però di cambiarne il nome, dedicandola alla memoria di Palmiro Togliatti, che era stato il leader del Pci, il più grande partito comunista dell’Occidente, e che era morto il 21 agosto di quell’anno.
Due anni dopo, nel 1966, i ministeri dell’Industria e del Commercio estero dell’Urss siglarono un accordo conla Fiatche, proprio in quel torno di tempo, vedeva Gianni Agnelli prendere il posto di Vittorio Valletta alla sua testa. Con tale accordo, il paese-guida del campo socialista affidava all’impresa che, più di ogni altra, rappresentava in Italia il sistema capitalista, il compito di creare in Unione Sovietica un’industria automobilistica degna di questo nome. Ma non basta. Perché l’accordo stabiliva di impiantare la grande fabbrica a ciò destinata proprio nella città dedicata al nome di Togliatti.
Nei 45 anni che ci separano dal 1970, il mondo è cambiato più volte. Ma è interessante osservare come certi testa-coda politici e simbolici tendano a ripetersi. Ieri, all’inaugurazione dello stabilimento di Changsha, hanno presenziato, fra gli altri, tre personaggi che simboleggiano mondi che, evidentemente, sono meno lontani di quel che si potrebbe immaginare. Uno era Xu Shousheng, ovvero il segretario provinciale del Partito comunista cinese, che faceva, a quanto pare, gli onori di casa. Il secondo era Michael Manley, detto Mike, alto dirigente della Fca Usa (responsabile per l’area Asia-Pacifico, nonché capo del brand Jeep). Il terzo era l’ambasciatore d’Italia pressola Repubblica popolare cinese, Ettore Francesco Sequi. Perché, dopotutto, Fca è sì una multinazionale, ma rappresenta nel mondo anche un’immagine italiana. In Cina, infatti, Fca vende anche due modelli prodotti appositamente per il mercato locale denominati “Ottimo” e “Viaggio”.
In ogni caso, l’inaugurazione dello stabilimento di Changsha rappresenta, per Fca, una scommessa sul futuro di un sistema economico, come quello cinese, la cui crescita è stata segnata, negli ultimi tempi, da un sensibile rallentamento. Da questo punto di vista, occorre tenere in mente due dati. Il primo è che il mercato cinese dell’auto è, ormai, il primo al mondo, con circa 23 milioni di “pezzi” venduti all’anno. Il secondo, diffuso dalla China Association of Automobile Manufacturers, è che, dopo una fase di stanca, a settembre la vendita di auto ha dato cenni di ripresa con un +2,08% su base annua. E, da questo punto di vista, è particolarmente interessante notare che tale modesta ripresa è stata trainata dai Suv, le cui vendite sono cresciute, sempre su base annua, del 58,79%. Da notare, infine, che per Jeepla Cinarappresenta il più grande mercato di sbocco dopo gli Stati Uniti.
Intanto, a Detroit, i dirigenti di Fca Usa attendono i risultati del referendum indetto dal sindacato Uaw fra i suoi 40mila iscritti sull’ipotesi di intesa definita con l’azienda il 7 ottobre scorso. Le votazioni si tengono nei vari stabilimenti Usa di Fca nelle giornate del 20 e 21 ottobre.
@Fernando_Liuzzi