“The status of women in agrifood systems” è il nuovo report curato dalla Fao presentato questa mattina a Roma che indaga il divario tra generi e la sperequazione sociale e professionale esistente tra uomini e donne nel settore agroalimentare, dalla produzione alla distribuzione fino al consumo.
I risultati emersi non sono affatto confortanti: se nel mondo il 36% delle donne è impiegato nell’industria agroalimentare, mentre per gli uomini la percentuale si assesta al 38% , tuttavia il ruolo delle donne tende a essere marginalizzato, con contratti irregolari, part-time, mansioni poco qualificanti o ad alto impatto lavorativo. Inoltre, le donne guadagnano solo 82 centesimi per ogni dollaro guadagnato dagli uomini, hanno meno accesso alle terre, meno accesso al credito e devono lavorare a contatto con tecnologie pensate per gli uomini. In definitiva, queste iniquità generano un gender gap del 24% tra donne e uomini operanti nel settore a parità di mansione.
Lo studio evidenza che il settore agroalimentare rappresenta una fonte di sussistenza più importante per le donne che per gli uomini in moltissime nazioni, per cui affrontare il gender gap e incentivare le donne a maggiori responsabilità ed emancipazione contribuisce alla riduzione della povertà alimentare, rafforzerebbe l’economia e la resilienza ai danni dei cambiamenti climatici e della pandemia da Covid-19. Quando l’economia subisce una contrazione, le donne sono le prime a perdere il lavoro. A livello globale, infatti, il 22% delle donne impiegate in attività extra-agricole del settore agroalimentare hanno perso il lavoro durante il primo anno di pandemia rispetto al solo 2% degli uomini. Nello stesso periodo anche l’insicurezza alimentare delle donne ha subito una accelerazione, comportando maggiori responsabilità in termini di cura che spesso si è riscontrato in maggiore dispersione scolastica per le ragazze, nonché un incremento delle violenze di genere, soprattutto di tipo domestico, ai danni di donne e bambine. Inoltre, lo studio conferma che le donne sono più vulnerabili agli shock climatici e ai disastri naturali, poiché risorse limitate e leggi discriminatorie rendono l’adattamento più difficile.
Infine, gli autori del rapporto sottolineano che affrontando e riducendo queste endemiche ineguaglianze tra uomini e donne si ricaverebbero notevoli benefici socioeconomici, con un incremento del prodotto interno lordo globale pari a circa 1trilione di dollari e ridurrebbe di 45 milioni il numero di persone a rischio di insicurezza alimentare
“Una industria agroalimentare efficiente, inclusiva resiliente e sostenibile dipende dall’empowerment di tutte le donne e dalla parità di genere. Le donne hanno sempre lavorato in questo settore ed è tempo di adeguare il settore alle donne, non il contrario”, afferma il direttore generale della Fao, QU Dongyu.
Elettra Raffaela Melucci