Il prossimo 11 maggio Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil scenderanno in piazza. La manifestazione, oltre a porre all’attenzione del governo le criticità e i numerosi tavoli contrattuali ancora aperti nel settore, si inserisce all’interno della mobilitazione unitaria avviata da Cgil, Cisl e Uil lo scorso 9 febbraio, per chiedere all’esecutivo un cambio di passo, e ridare slancio a un paese ultimo in Europa per crescita, schiacciato dall’elevato debito pubblico e indietro per investimenti pubblici e privati.
Nella conferenza stampa odierna i tre sindacati hanno sottolineato come, nonostante le ottime performance del comparto agroalimentare, ci siano ancora numerose questioni, presenti nella piattaforma unitaria, che devono essere sbloccate e per le quali non è più possibile tergiversare.
Onofrio Rota, segretario generale della Fai-Cisl, ha ribadito la necessità che si sblocchino al più presto gli stalli contrattuali che attanagliano il comparto. Nello specifico Rota ha parlato del contratto dei forestali, fermo da sette anni, indispensabili per la difesa del territorio contro il rischio idrogeologico. Tuttavia, ha aggiunto Rota, “la situazione dei forestali è ancora più aggravata dal fatto che sono di competenza delle regioni e che, specie al sud, a causa dei bilanci in rosso, a volte non gli viene erogata neanche la retribuzione”. Anche per gli allevatori la situazione è altrettanto delicata, con un rinnovo fermo da dieci anni.
Dunque per i sindacati i rinnovi contrattuali sono lo strumento principale per ridare dignità ai lavoratori e ridare slancio e competitività all’intero settore attraverso la centralità di una contrattazione innovativa e inclusiva. Per questo il segretario generale della Uila, Stefano Mantegazza, ha ribadito la ferma opposizione all’introduzione di un salario minimo stabilito per legge: “I minimi salariali di riferimento sono quelli presenti dei contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil. Inoltre – ha precisato – risulterebbe difficile stabilire per legge un salario minimo, visto le numerose voci che vanno a comporre la retribuzione nei vari contratti”.
Ma altrettanto nociva sarebbe l’idea, hanno spiegato i sindacati, di ipotizzare gli aumenti salariali per legge, secondo l’indice dei prezzi al consumo. Questa, hanno affermato, sarebbe la morte della contrattazione, dal momento non avrebbe più senso firmare i contratti. Per scongiurare questo scenario, Fai, Flai e Uila, di concerto con le tre confederazioni, hanno invitato il Governo a dare attuazione all’accordo dello scorso marzo siglato con Confindustria, procedere alla conta in merito alla rappresentatività delle sigle, debellando così i contratti pirata, causa del dumping contrattuale.
Altra partita apertissima e vitale per il settore è la lotta al caporalato. Giovanni Mininni, segretario generale della Flai-Cgil, ha ribadito come la legge 199 “debba avere una piena attuazione, rendendo operativi anche gli aspetti propositivi della norma, come le sezioni regionali, per impedire che la piaga del caporalato possa attecchire”. Mininni ha denunciato la grande lentezza dell’esecutivo sul tema, uno sforzo che si è perso tra “tavoli e tavolini”, senza arrivare a nulla di concreto.
Per il leader della Flai “il Governo è vittima della sua stessa propaganda e ideologia, che gli impedisce di riconoscere le cose buone fatti dagli altri governi, come la legge sul caporalato, fiore all’occhiello anche in Europa, e dargli un seguito”.
I sindacati, con questa manifestazione, chiedono all’esecutivo di abbandonare la stagione degli slogan e di dare seguito ai fatti per rilancio del settore e del paese, attraverso il confronto con le parti sociali, per dare impulso agli investimenti e alle infrastrutture, favorire l’occupazione stabile e incrementare i salari.
Tommaso Nutarelli