Non è oggi e nemmeno domani e neanche dopodomani che potremo sapere se Pd e Cinquestelle saranno capaci di trovare un’intesa per presentarsi uniti alle elezioni politiche, previste per il 2027 ma chissà che non vengano anticipate. Fino al voto europeo di giugno è quasi inutile sperare che i due partiti diano vita a un accordo politico ed elettorale. Grazie alla legge proporzionale che spinge ognuno ad andare per conto proprio, e quindi a cercare di prendere voti anche e soprattutto al più vicino, la guerriglia continuerà. In particolare, quello che ha più interesse a sparare contro il Partito democratico, è Giuseppe Conte, il quale secondo i sondaggi si trova indietro rispetto al suo eventuale e futuro alleato. E dunque fa di tutto per recuperare, spesso e volentieri scadendo nella polemica più gratuita e a volte addirittura nell’insulto. Ci vuole tutta la pazienza di Elly Schlein per continuare a sopportare questo fuoco di sbarramento. La pazienza ma anche la consapevolezza che da soli non si vince, e che quindi o l’ex premier cambia atteggiamento, oppure Giorgia Meloni continuerà a vincere e a governare indisturbata.
Consapevolezza che per ora Conte non sembra avere, forse il capo dei Cinquestelle non ha interesse a vincere le elezioni e a governare, magari si sente più a suo agio all’opposizione: e chissenefrega di quel che accade all’Italia. Oppure, vuole aspettare il risultato delle europee per poi trattare con Schlein sulla base dei nuovi rapporti di forza che il voto determinerà. Anche se è molto probabile che quel voto non ribalterà gli attuali sondaggi, sancendo un primato del Pd rispetto al Movimento contiano.
Come che sia, i giochi si faranno da giugno in poi, si vedrà allora quali saranno le intenzioni dei due principali partiti di opposizione, si vedrà cioè se l’ex premier cambierà linea e anche se la leader democratica riuscirà a convincere tutto il suo partito della necessità di allearsi con i Cinquestelle. Che molti nel Pd non sopportano e considerano non solo populisti ma anche di destra. Tuttavia questi cosiddetti riformisti (che tanto di sinistra non sono manco loro…) dovranno fare i conti con la dura legge della matematica, che come è noto non è un’opinione: e se vedranno che la possibilità di battere la destra esiste solo e unicamente attraverso un accordo, non gli sarà facile continuare a opporsi. Certo, molto conterà il risultato elettorale di giugno: se il Pd dovesse andare male e magari non raggiungere nemmeno il 20 per cento, allora la resa dei conti interna non sarebbe evitabile. Compresa anche la messa in discussione dell’attuale segretaria, che quella parte del partito non ha mai sopportato (Stefano Bonaccini già si sta scaldando in panchina).
Dunque tocca aspettare ancora quattro mesi e rotti per capire cosa succederà nel “magico mondo” del centrosinistra italiano, ma buon senso vorrebbe che questi quattro mesi non venissero impiegati per divorarsi a vicenda. Non sarebbe male se Conte smettesse di prendere a bastonate Schlein e contemporaneamente i vari Guerini e “compagni” smettessero di dimostrare un’ostilità aperta nei confronti della leader che è stata eletta alle primarie. E lei stessa dovrebbe fare uno sforzo per uscire dalla sua comfort zone, fatta di diritti e civili e poco altro, per misurarsi di più con la politica a tutto campo. Che come disse l’ex ministro socialista Rino Formica “è sangue e merda”.
A meno che tutti questi dirigenti e mezzi dirigenti non intendano tradurre in politica una famosa frase che Nanni Moretti disse nel suo film “Bianca” a uno che non aveva mai assaggiato la Sacher torte: “Vabbè, continuiamo così, facciamo del male”.
Riccardo Barenghi