Nella storia infinita dell’Ilva, o – come si dice ormai da qualche anno – dell’ex Ilva, questa nuova puntata potrebbe essere titolata così: 20 dicembre, ovvero la giornata degli scenari ipotetici.
Il perché di questa titolazione, lo vedremo. Ma cominciamo, come sempre, dall’inizio, ovvero dalla cronaca. Cronaca che, peraltro, è stata seguita puntualmente dal Diario del lavoro che ha informato i suoi lettori via, via che gli eventi della giornata si susseguivano.
Per le 11:00 di ieri mattina, era stato convocato a Palazzo Chigi l’incontro fra i Segretari generali dei sindacati dei metalmeccanici – Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm-Uil – e i responsabili dei dicasteri interessati alle vicende del principale gruppo siderurgico esistente nel nostro Paese. Nella sede della Presidenza del Consiglio si sono dunque incontrati, da un lato, Roberto Benaglia (Fim), Michele De Palma (Fiom) e Rocco Palombella (Uilm), e, dall’altro, i ministri Marina Calderone (Lavoro e Politiche sociali), Raffaele Fitto (Affari europei, Sud, Politiche di coesione e Pnrr) e Adolfo Urso (Imprese e Made in Italy). Collegato da remoto, Giancarlo Giorgetti (Economia e Finanze). Presente a Palazzo Chigi anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano.
A fine incontro, si sono registrati dei momenti di tensione. Infatti, in un primo momento, i massimi dirigenti sindacali della maggiore categoria dell’industria, in assenza di indicazioni precise sul futuro del gruppo, si sono rifiutati di abbandonare i locali di Palazzo Chigi. Successivamente, il Governo ha convocato un nuovo incontro per la mattinata di venerdì 29 dicembre (nel pomeriggio di giovedì 28 si terrà una riunione del Consiglio dei Ministri). Inoltre, con un suo comunicato, il Governo ha affermato che, nel corso dell’incontro con i sindacati, ha “assicurato” che “sarà garantita la continuità aziendale”.
Già, ma come? E qui si arriva al discorso degli scenari ipotetici. Con una premessa. Che se soggetti anche diversi fra loro parlano apertamente di diversi scenari relativi al futuro della ex Ilva, immaginando però che tale futuro debba cominciare a breve, ciò vuol dire che lo scenario presente, quello in cui gli stabilimenti della stessa ex Ilva sono gestiti da Acciaierie d’Italia – la società formata dal socio privato ArcelorMittal (62%) e dal socio pubblico Invitalia (38%) – non viene più considerato credibile.
Vediamo, dunque. Uscendo da Palazzo Chigi, De Palma, affiancato da Benaglia e da Palombella, ha detto ai cronisti presenti che, nel corso dell’incontro, i sindacati avevano prospettato al Governo tre scenari fra loro alternativi: quello della cosiddetta “salita pubblica”, ovvero, a quel che si comprende, della crescita oltre la soglia del 50% della quota oggi detenuta da Invitalia; quello della messa della società in amministrazione straordinaria; quello del permanere della situazione attuale con la presenza del cosiddetto “soggetto privato”, cioè di ArcelorMittal, in una posizione preminente. Ciò allo scopo di chiedere, subito dopo, al Governo stesso, quale di questi scenari potesse essere considerato come escluso.
Tuttavia, ha specificato De Palma, nel corso dell’incontro “nessuno di questi tre scenari è stato escluso” dai rappresentanti dell’Esecutivo. E ciò nonostante che, sempre secondo De Palma, i tre sindacati avessero detto “unitariamente” al Governo che per loro c’è “una sola soluzione”: la “capitalizzazione”, ovvero la trasformazione degli oltre 600 milioni di euro, versati a inizio anno da Invitalia nelle casse di AdI, da risorse finanziarie in capitale sociale; quindi la “salita pubblica” e, infine, la gestione dell’Azienda, nell’immediato, a partire da questo nuovo assetto. In attesa che si prospettino ulteriori scenari.
Sempre ieri, ma ovviamente prima dell’incontro tra Governo e sindacati, era giunto nelle edicole un numero del Sole 24 Ore, il maggior quotidiano economico italiano, contenente un’intera pagina dedicata alle questioni dell’ex Ilva. Pagina in cui spiccava un articolo in cui Paolo Bricco e Carmine Fotina partivano dall’idea secondo cui, ormai, “sembra sfumata” l’ipotesi di un “pieno accordo” del Governo “con il socio privato ArcelorMittal” per garantire il salvataggio di Acciaierie d’Italia.
Sempre secondo Bricco e Fotina, il Governo avrebbe quindi studiato “tre opzioni” alternative all’accordo di cui sopra. Tutte e tre, peraltro, volte a evitare la chiusura dell’ex Ilva. Opzioni in parte simili e in parte diverse dai tre scenari su cui i sindacati dei metalmeccanici hanno poi posto i loro interrogativi al Governo.
Ecco dunque queste tre “opzioni”. La prima, molto simile, per non dire identica, a quella preferita dai sindacati, è quella che Bricco e Fotina chiamano “nazionalizzazione”. Un’ipotesi basata, appunto, sulla “conversione unilaterale” del pregresso finanziamento di Invitalia in “quote di capitale” e, quindi, sulla “salita, anche solo temporanea” della stessa Invitalia “nella maggioranza di Acciaierie d’Italia”.
La seconda opzione – non contemplata, a quanto si comprende, dai sindacati – è quella basata sulla ricerca di “un nuovo partner straniero con cui sostituire ArcelorMittal”. Un partner che, peraltro, dovrebbe essere abbastanza robusto, da un lato, da poter “garantire la difficile scommessa della conservazione del ciclo integrale e della decarbonizzazione”, e, dall’altro, da essere capace di “mettersi contro il secondo gruppo siderurgico al mondo”.
Infine, c’è una terza opzione, quella sicuramente più sgradita ai sindacati. Si tratterebbe, scrivono ancora Bricco e Fotina, della possibilità “che venga constatato che non esistono più i presupposti per la continuità aziendale”. Da ciò potrebbero derivare “la messa in liquidazione della società e il suo commissariamento, con un taglio netto e doloroso del passato preliminare a ogni (…) ricostruzione dell’impresa con nuovi azionisti italiani, su un modello di dimensione inferiore”.
Concludendo. La situazione dell’ex Ilva, annessi e connessi, appare sempre più incerta e ingarbugliata. Per adesso, abbiamo due sole certezze, entrambe relative, come è già accaduto più volte nelle scorse settimane, alle date delle due prossime puntate. Venerdì 22 dicembre, si riunirà a Milano l’Assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia. Dopo una settimana, e cioè venerdì 29 dicembre, sarà invece la giornata della nuova convocazione dei sindacati dei metalmeccanici da parte dell’Esecutivo.
A prima vista, l’estrema vicinanza di questi due appuntamenti con le festività di Natale e Capodanno stride con la pesantezza e la drammaticità degli argomenti che dovranno essere affrontati in tali occasioni. Ma la drammaticità sociale, industriale ed economica della vicenda ex Ilva è ormai giunta a un livello tale da sconsigliare qualsiasi battuta. Nessuno crede, infatti, che i protagonisti della vicenda – da una parte il Governo italiano, dall’altra il colosso siderurgico ArcelorMittal – possano ancora continuare a nascondere le proprie intenzioni in un continuo gioco al rinvio.
@Fernando_Liuzzi