La situazione dello stabilimento ex-Ilva di Taranto “si fa sempre più incerta” e “a pagare sono sempre i lavoratori”. Lo afferma la segretaria generale della Fiom-Cgil, Francesca Re David, secondo cui “dopo la decisione del tribunale, che ha rigettato la richiesta di proroga presentata dai commissari dell’Ilva in amministrazione straordinaria sull’utilizzo dell’altoforno 2, nonostante il parere favorevole della Procura, arriva l’annuncio da parte di ArcelorMittal dell’avvio della procedura di cassa integrazione straordinaria per 3.500 lavoratori, includendo i 1.300 attualmente in cassa integrazione ordinaria per i quali una condizione di crisi congiunturale si trasforma in strutturale”.
“Domani – aggiunge Re David – al tavolo convocato al ministero dello sviluppo economico il governo ci dica cosa intende fare sull’ex-Ilva e i commissari straordinari facciano chiarezza rispetto alla dichiarata volontà di ricorrere al tribunale del riesame”. Per la Fiom “è necessario garantire comunque la continuità produttiva e occupazionale dello stabilimento, nonchè chiarire i futuri assetti societari, e il ruolo che in essi intende svolgere il governo, oltre ai vincoli industriali e ambientali che dovranno caratterizzare il funzionamento a regime del sito di Taranto”.
Per la Fim-Cisl “coloro che sognano la nazionalizzazione, devono fare i conti con quanto accaduto in questi anni di commissariamento. E chi paga tutto questo pasticcio, i lavoratori! e il piano ambientale, che nel frattempo si è fermato. Bisogna non solo fare presto ma iniziare a fare sul serio”.
TN