L`incontro a Palazzo Chigi sull’ex Ilva “non è servito a ottenere chiarezza sulla trattativa tra Governo e Mittal e a rispondere sulle garanzie occupazionali, produttive e di salute e sicurezza”. Lo affermano in un comunicato Fim, Fiom e Uilm che hanno proclamato uno sciopero di 8 ore entro il 23 novembre, giornata dell’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia. “Il Governo dichiara di voler attendere il 23 novembre – dicono – senza stabilire con i sindacati le condizioni necessarie alla realizzazione di un piano industriale, occupazionale e ambientale sostenuto da risorse pubbliche e private”.
Secondo i sindacati “il Governo non può essere ostaggio di Arcelor Mittal, ma avere un ruolo centrale nella trattativa per tutelare l`interesse del nostro Paese e rendere trasparente il confronto a partire dal memorandum tra il ministro Fitto e Arcelor Mittal. Il Governo non ha chiarito lo stato della trattativa segreta con Arcelor Mittal aumentando i dubbi da noi espressi. Riteniamo, quindi, inaccettabile il modo in cui si sta conducendo questo confronto, viste le condizioni drammatiche degli impianti e di incertezza dei lavoratori, sia diretti che dell`indotto”.
Le categorie dei metalmeccanici aggiungono che “è inaccettabile concedere ulteriori 320 milioni di fondi pubblici, ma si dovrà prevedere la stessa proporzionale responsabilità e partecipazione all`investimento del socio privato, unica garanzia questa per il Paese e i lavoratori. Senza queste condizioni, l`immissione di capitale da parte dello Stato (per un totale di 2 miliardi e 300 milioni) sarebbe l`ennesimo sperpero di denaro pubblico, perché non c`è alcun impegno economico da parte di ArcelorMittal nella realizzazione degli investimenti. Allo stesso tempo apprezziamo l`impegno del ministero del Lavoro sui temi della sicurezza e chiediamo il rientro al lavoro per il personale addetto alle manutenzioni, per scongiurare incidenti ben più gravi di quelli che si sono verificati”.
tn