Si è svolto l’incontro al Ministero del Lavoro tra Acciaierie D`Italia e i rappresentanti di Fim, Fiom e Uilm in merito alla richiesta di proroga della cassa integrazione per i lavoratori dell’ex Ilva in scadenza il 28 febbraio. La proroga di ulteriori 12 mesi che coinvolgerebbe 3.420 lavoratrici e lavoratori a rotazione avrà valore a partire da marzo, proseguendo “il percorso iniziato con l`accordo del 26 luglio 2024 con l’unica finalità di continuare a garantire sicurezza ai lavoratori e stabilità aziendale nel processo di transizione e fase di vendita”, come riferisce il segretario nazionale della Fim, Valerio D’Alò.
Ma, sottolinea Loris Scarpa, coordinatore nazionale siderurgia per la Fiom-Cgil, l’accordo sulla cassa integrazione straordinaria del 26 luglio scorso era vincolato al piano di ripartenza, “che è in forte ritardo per i continui problemi di liquidità. Secondo l’accordo di luglio del 2024 doveva essere 1.620 il numero massimo di lavoratori in cassa integrazione e il terzo altoforno doveva essere in condizione di ripartire, mentre l’amministrazione straordinaria fa una richiesta di proroga della cassa integrazione per 3.420 lavoratori”. Per Scarpa, inoltre, è un fatto “grave” che i sindacati non siano stati ancora coinvolti nelle trattative per la vendita dell’ex Ilva, “vendita che a questo punto mette in discussione il piano di ripartenza. Il Governo sta decidendo da solo senza coinvolgere le organizzazioni sindacali. La Fiom-Cgil ritiene questo un elemento dirimente anche rispetto alla discussione sulla cassa integrazione straordinaria”.
Criticità che si riscontrano anche sul fronte delle manutenzioni straordinarie e ordinarie, che compromettono anche le tempistiche del piano di ripartenza. “Per discutere di ulteriore cassa integrazione occorre dare corso al piano di ripartenza e si deve svolgere l’incontro a Palazzo Chigi per fare chiarezza sul futuro di 10.200 lavoratori diretti, 1.600 lavoratori di Ilva in AS, e 5.000 lavoratori degli appalti. Per la Fiom-Cgil l’accordo di cassa integrazione di luglio scorso era funzionale al piano di ripartenza, perché garantisce la tenuta occupazionale, il rilancio della produzione di acciaio, la tutela ambientale e di salute e sicurezza per i lavoratori e i cittadini”.
Allineata, ma più cauta, la posizione della Fim: “Abbiamo rimarcato la necessità di essere aggiornati sul piano di ripartenza degli impianti dei vari siti e lo stato attuale del programma delle manutenzioni realizzate e quelle ancora da programmare soprattutto per poter predisporre i necessari interventi per garantire la sicurezza durante le attività lavorative”. Secondo D’Alò “c`è la necessità di rivedere e ridurre i numeri inseriti nella procedura pari a 3.420, di cui 2.955 solo a Taranto. Restiamo in attesa della convocazione del Governo in merito alla procedura di vendita e delle offerte vincolanti, di coloro che si apprestano ad acquisire gli asset del gruppo. Non siamo affezionati ai nomi o alle nazionalità, ma deve essere chiaro al Governo che nessun lavoratore deve essere lasciato indietro, compresi i lavoratori di Ilva in A.S dell`appalto e dell`indotto”.
E proprio per la concomitanza della scadenza della Cigs e la vigenza del bando di gara per la cessione dell`ex che Ilva Guglielmo Gambardella, segretario nazionale della Uilm, e Davide Sperti, segretario della Uilm Taranto, hanno parlato di un incontro “complesso”. Come per Fim e Fiom, le posizioni dei metalmeccanici della Uil sono nette e si sostanziano in precise richieste: in primo luogo quella di “una riduzione del numero massimo di lavoratori interessati, poi la conferma dell`integrazione al 70% della Cigs, il welfare aziendale, nessun lavoratore a zero ore, nessuna dichiarazione di esubero strutturale e la conferma dell`accordo del 6 settembre 2018 che resta la garanzia di tutta l`occupazione esistente in AdI, Ilva in As e dell`indotto. Se acquisiremo questi elementi potremmo avviare la discussione e verificare se ci sono le condizioni per un possibile accordo”.
“Per noi l`incontro alla presidenza del consiglio è importantissimo per avere la garanzia sulle adeguate risorse date all`amministrazione straordinaria per continuare a gestire l`ex Ilva – dicono – ma soprattutto per ottenere le garanzie occupazionali da parte del futuro proprietario, oltre che la previsione di strumenti straordinari di risarcimento nei confronti dei lavoratori impattati. Auspichiamo che Maria Condemi, in rappresentanza del ministero del Lavoro, che riporterà alle istituzioni interessate l`esito dell`incontro odierno, sortisca l`auspicata convocazione da parte della presidenza del consiglio”.
Il tavolo al ministero del Lavoro è stato aggiornato al 28 febbraio.