Da giorni gli osservatori delle vicende siderurgiche del nostro Paese attendevano notizie rispetto alla gara internazionale per la vendita di Acciaierie d’Italia. Notizie che si immaginavano definitive. Del tipo: il tal acquirente ha vinto la gara e adesso dovrà impegnarsi per dare un futuro ai complessi siderurgici della ex Ilva. Ma spesso, nella realtà dei fatti, le cose sono più complicate. A partire dal modo in cui si formano le notizie.
Per dire: giovedì 20 marzo, alcune notizie sono effettivamente arrivate, ma il quadro dell’immediato futuro della più grande impresa siderurgica del nostro Paese non è ancora definito in tutti i suoi aspetti. Vediamo dunque, innanzitutto, come si è formata la notizia di cui stiamo parlando.
Giovedi, dunque, Il Sole 24 Ore titolava in prima pagina: “Ex Ilva, dai commissari via libera all’offerta azera”. All’interno, a pag. 15, campeggiava un articolo dei sempre ben informati Paolo Bricco e Carmine Fotina. Articolo secondo cui, nella giornata di mercoledì 19, i tre Commissari di Acciaierie d’Italia in Amministrazione straordinaria – Giovanni Fiori, Giancarlo Quaranta e Davide Tabarelli – avevano incontrato il responsabile del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per comunicargli i risultati del loro lavoro. A loro parere, il vincitore della gara per l’acquisto degli impianti di AdI, a partire da quello di Taranto, dovrebbe essere il consorzio azero formato da Baku Steel Company e dalla holding statale azera Azerbaijan Investment Company.
Sempre giovedi, questa notizia è stata subito rilanciata da varie testate on line finché, in tarda mattinata, il Ministro Urso, che si trovava a Bologna per l’inaugurazione del Cosmoprof Worldwide, ha confermato che, nel corso della giornata, i tre Commissari avrebbero inviato al Mimit una richiesta formale “per essere autorizzati a un negoziato con il soggetto internazionale che ha fatto la proposta migliore”. Proposta che, “verosimilmente, sarà appunto quella della compagine azera”.
Nel tardo pomeriggio, il tutto è stato poi confermato da una nota emessa dagli stessi Commissari. Nota in cui si specificava che il processo di selezione delle varie offerte pervenute “ha valutato diversi fattori, tra cui la solidità finanziaria dei candidati, la sostenibilità industriale delle rispettive proposte ed i benefici in termini di occupazione e per le comunità locali”. La nota proseguiva poi affermando che “nel rispetto della complessità della trattativa per il futuro del polo siderurgico, il processo di negoziazione si svolgerà con la necessaria riservatezza, garantendo la tutela degli interessi industriali, occupazionali e sociali coinvolti”.
La svolta maturata fra mercoledì 19 e giovedì 20 è dunque di grande importanza, ma questa parte dell’interminabile vicenda della ex Ilva, ovvero quella della vendita degli stabilimenti di Acciaierie d’Italia, non si è ancora conclusa. Infatti, ciò che dovrà ora accadere, innanzitutto, è che il Comitato di sorveglianza a ciò preposto dovrà esprimere il suo parere. Solo dopo l’emissione di tale parere, il Mimit potrà emettere la sua delibera ufficiale circa il risultato della gara internazionale. A quel punto, si potrà aprire quella che avrà diritto di essere considerata come una nuova fase: quella del negoziato vero e proprio con il soggetto che ha fatto l’offerta ufficialmente considerata come migliore.
Adesso che sappiamo chi è stato giudicato primo dai Commissari straordinari, ci sono altri interrogativi che restano aperti. Innanzitutto, quello relativo alla eventuale partecipazione pubblica al capitale dell’impresa che nascerà dalla vendita di AdI. Il soggetto della partecipazione di minoranza dovrebbe essere Invitalia, ma secondo Giovanni Di meo, della testata tarantina Buonasera 24, “un ruolo potrebbero averlo anche Cassa Depositi e Prestiti e Sace”. In secondo luogo, gli osservatori si interrogano sulle proporzioni di questa partecipazione pubblica: sarà al 10% o al 15%? Inoltre, c’è un terzo interrogativo che, finora, è rimasto senza risposta: è possibile che una qualche partecipazione del candidato acquirente fin qui sconfitto, ovvero della indiana Jindal Steel International, venga presa in considerazione? Per non parlare degli assetti produttivi che saranno materialmente installati a Taranto nel corso del processo di decarbonizzazione.
Concludendo: ci sarà ancora molto da scoprire sugli assetti futuri della ex Ilva.
@Fernando_Liuzzi