Nonostante l’avanzata delle estreme destre – con i risultati clamorosi di Austria (Fpo 25,7%), Germania (Afd 16,5%) e Francia (Rn 31,5% e conseguente scioglimento del Parlamento da parte di Emmanuel Macron) -, le elezioni europee 2024 confermano la maggioranza europeista al parlamento: al Ppe 184 seggi (8 in più rispetto alla precedente tornata elettorale), confermandosi prima forza al Parlamento Europeo. I socialdemocratici fermi a 135 seggi, mentre i liberali europei a 80. La Sinistra europea perde un solo seggio, da 37 a 36.
“Rimane una maggioranza nel centro” dell’Europarlamento “per un’Europa forte, per la stabilità. In altre parole, il centro tiene”, ha detto Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea e “candidata guida” del Ppe per un secondo mandato, commentando i risultati delle elezioni europee nella notte a Bruxelles.
“Da domani – ha annunciato von der Leyen, parlando nella plenaria di Bruxelles trasformata in sala stampa per la notte elettorale – contatteremo i gruppi politici dei Socialisti e Democratici e di Renew. Abbiamo lavorato bene insieme negli ultimi cinque anni. Possiamo basarci su una relazione costruttiva”, possiamo mostrare “che cosa può conseguire una Europa forte”. E insieme “da domani (oggi, ndr) ricominceremo”.
I tre gruppi maggiori del Parlamento, che formavano insieme la vecchia alleanza “Ursula”, sono rimasti il primo (Ppe), secondo (S&D) e terzo (Renew) dell’Aula, smentendo alcune previsioni che prospettavano un sorpasso di Renew da parte di uno o addirittura di entrambi i gruppi della destra sovranista, conservatrice (Ecr) ed estrema (ID). Insieme, i tre gruppi politici hanno insieme forte maggioranza europeista (circa 400 seggi), ben al di là della soglia della maggioranza assoluta di 361 seggi.
Von der Leyen ha ricordato che queste elezioni “non si sono svolte in vacuum”, che ci sono minacce “interne ed esterne” per l’Europa, e ha denunciato “le forze estreme di destra e di sinistra che vogliono indebolire l’Ue”. Ma con l’ampia alleanza dei tre gruppi maggiori “non lasceremo che questo accada”, ha assicurato. “I risultati delle elezioni mostrano che la maggioranza dei cittadini vuole una Europa forte”, ha rilevato.
Sotto il profilo diplomatico il tradizionale asse Franco Tedesco traino della politica europea non c’è più, a causa della vittoria del Rassemblament National di Le Pen e la conseguente debacle del partito di Macron che ha visto dimezzare i consensi, mentre in Germania si registra la netta sconfitta dell’Spd al governo, che diventa terza forza politica dopo la Cdu e la destra di Afd.
In Austria ultradestra primo partito come Le Pen in Francia. In Belgio il premier Alexander De Croo ha dato le dimissioni ammettendo: “Abbiamo perso” anche se non sfonda la destra mentre si fanno largo i separatisti nelle Fiandre.
In Spagna sorpasso del Partido Popular sui socialisti del Premier Sanchez, ma il governo di Madrid sostanzialmente tiene anche se avanza la destra di Vox all’8% circa.
Battuta d’arresto per l’anti europeista Victor Orban in Ungheria, il suo partito pur confermandosi primo ha perso molti consensi ed è tallonato da Tisza una nuova formazione politica.
In Slovacchia il partito del premier Fico arriva secondo, superato dall’opposizione progressista.
In Polonia tiene la Piattaforma civica del primo ministro europeista Donald Tusk che si conferma primo partito davanti al PiS guidato da Kaczinsky.
In Portogallo vittoria socialista davanti all’alleanza di governo conservatrice, mentre Chega non sfonda.
Nonostante tutto i socialisti reggono in quasi tutti i 27 e la spaccatura tra destra moderata ed estrema destra rende più probabile una riconferma dell’attuale maggioranza guidata da Ursula Von der Leyen.
Infine, da segnalare il caso della Danimarca dove vincono i Verdi, che invece arretrano nel resto d’Europa.
In Italia, con l’affluenza alle urne sotto il 50%, il dato più basso della storia della Repubblica, le elezioni Europee consegnano alcune certezze: la vittoria di Fdi che cresce al 29%, e la leader Giorgia Meloni che ottiene circa due milioni di voti, e l’avanzata del Pd che supera il 24% – cosa che non accadeva da anni – con il consolidamento della leadership di Elly Schlein.
C’è poi la lotta per il secondo posto nella coalizione di centrodestra dove Forza Italia (9,7%) supera tra Lega (9,1%) nonostante la candidatura di punta Roberto Vannacci e la bordata di Umberto Bossi, mentre il Movimento Cinquestelle scende sotto una percentuale a due cifre (9,9%). Forza Italia, dunque, alla prima prova elettorale dalla scomparsa del fondatore Silvio Berlusconi, si avvicina sempre di più al partito dell’ex premier Giuseppe Conte che ammette il risultato deludente e promette di aprire una “riflessione”.
Successo per Alleanza Verdi e sinistra che vola sopra il 6,6% e porta Ilaria Salis a Strasburgo. Crollo dei riformisti al centro, sia nella versione Renzi e Bonino degli Stati Uniti d’Europa (3,7%), che in quella della lista Siamo europei (3,3%) di Calenda: entrambi non riescono a superare la soglia di sbarramento del 4% prevista dalle elezioni europee e non manderanno alcun europarlamentare a Bruxelles.
Sotto la soglia di sbarramento anche Pace Terra Dignità, il partito di Michele Santoro, fermo al 2,19%, Libertà di Cateno De Luca al 1,23% e Alternativa Popolare di Stefano Bandecchi allo 0,39%.