“Una democrazia bloccata, un Paese dove tutti si aspettano il peggio e nessuno ha più fiducia in niente e in nessuno. Un sistema che sarebbe troppo facile definire bacato per colpa della sua classe dirigente, dal momento che moltissimi, nel loro piccolo, contribuiscono a un sommerso che ha ormai raggiunto quota 540 miliardi, pari al 35% del Pil ufficiale, e a un’evasione fiscale di almeno 230/250 miliardi l’anno. Cifre alle quali si unisce una florida economia criminale dal valore di oltre 200 miliardi l’anno”. Sono i dati che emergono dal 24° Rapporto Italia dell’Eurispes, presentato stamane a Roma, solo il 9,5% riponga molta o abbastanza fiducia nel Parlamento (nel 2004 era al 36,5%), e appena il 21,1% la riponga nel governo.
Una manovra poco apprezzata. Il nuovo esecutivo guidato da Mario Monti ha, in effetti, fatto recuperare “autorevolezza e credibilità al Paese”, eppure gli italiani ancora non si fidano. Anche se è vero che l’anno scorso la fiducia era al lumicino (14,6%), e quest’anno ha recuperato ben 7 punti, c’è un corposo 76,4% che dichiara di avere “poca o nessuna fiducia” nell’attuale governo. Molto probabilmente per via dell’indigesta manovra “salva-Italia”, che solo una minima percentuale di cittadini (il 7,2%) valuta come equa. Per il 45,9% degli intervistati la manovra è stata dura solo con i ceti più deboli, mentre per il 38,6%, ha penalizzato i ceti medi. Persino il consolidato gradimento degli italiani nei confronti del presidente della Repubblica vacilla un po’: arriva, infatti, al 62,1%, ma è comunque in calo rispetto al 68,2% dello scorso anno. Tengono le forze dell’ordine, come sempre.
Prospettive buie. A rendere particolarmente severo il giudizio degli italiani nei confronti delle istituzioni, quest’anno più che mai, è la crisi. Con i redditi falcidiati dalle ultime due manovre del governo Berlusconi e da quella del governo Monti, ormai gli italiani sono allo stremo. La situazione economica del Paese è nettamente peggiorata negli ultimi 12 mesi per il 67% degli italiani, il dato più alto mai registrato dall’Eurispes, in aumento del 15,2% rispetto alla rilevazione dell’anno scorso. Solo l’1,4% sostiene che ci sia stato un miglioramento nell’economia. Inoltre il 56,6% ritiene che le cose non potranno che peggiorare, mentre solo il 26,9% si attende stabilità.
Il 70% non risparmia più. Il deterioramento dell’economia si vede a cominciare dalle proprie tasche. I tre quarti del campione intervistato dall’Eurispes (74,8%) affermano di aver constatato un peggioramento della propria condizione economica durante gli ultimi 12 mesi. Per gli anziani è andata ancora peggio (81,5%). Per arrivare a fine mese la metà delle famiglie (48,5%) ha usato i propri risparmi, ma anche così ci sono molte difficoltà a superare la quarta settimana (45,7%). I risparmi si diradano sempre più in questo modo, così come la capacità di risparmiare: non riesce a mettere più nulla da parte il 70% degli italiani. Il 24,9% ha difficoltà a pagare la rata del mutuo e quasi un quinto (18,6%) ha lo stesso problema con l’affitto.
Consumi, si taglia su tutto. Di conseguenza i tre quarti degli italiani (73,6%) hanno avvertito una perdita del proprio potere di acquisto nel corso del 2011. E hanno cercato di tagliare il tagliabile: l’82,7% ha ridotto le spese per i regali (l’anno precedente la percentuale si fermava al 77,8%), il 75,4% predilige i prodotti in saldo e il 73,4% compra solo nei punti vendita più economici. Il 73,1% degli intervistati limita le uscite fuori casa, il 56,7% sostituisce la pizzeria con le cene casalinghe in compagnia degli amici.
Ma non su tv, cellulari e hi-fi. Ma c’è anche un altra faccia della medaglia. Ci sono una serie di beni considerati irrinunciabili anche in questo momento di ristrettezza, delle caratteristiche ormai considerate acquisite di un tenore di vita che si fa di tutto per mantenere pur nella tempesta della crisi. Solo il 3,1% degli italiani non ha una tv, il 43,9% ne possiede due e il 22,8% tre. Il 54,9% degli italiani è dotato di un impianto Hi-Fi, il 58,8% di un lettore Dvd. L’81,4% ha un cellulare, la metà degli italiani uno smart-phone. Il 75% è abbonato a Internet. Di contro, ci sono “lussi” ai quali gli italiani sembrano aver rinunciato con più facilità: il 59% dichiara di non aver mai speso un euro per l’acquisto di biglietti di concerti o di teatro, il 66,5% non ha mai fatto acquisti in gioielleria, il 77% non ha mai frequentato un centro benessere.
Sfiducia e desiderio di fuga. In definitiva, il 63,2% degli italiani si dichiara “sfiduciato”. Il 59,5% si sente “limitato” dalla situazione del Paese. Una percentuale analoga si sente “poco” o “per niente” stimolata a impegnarsi per la ripresa dell’Italia (contro un 38,3% che invece è pronto a farlo). Però poi, a sorpresa, alla domanda se valga la pena di fare sacrifici per superare l’attuale momento di difficoltà, il 53,1% risponde di sì. E ancora più sorprendentemente, il 72,4% afferma che vivere in Italia è una fortuna, anche se passa dal 37,8% del 2006 al 40,6% la percentuale di coloro che si dichiarano disponibili a trasferirsi all’estero. Tra i giovani il numero di chi è pronto a fare le valige è molto più alto: il 59,8% della fascia 18-34 (la motivazione principale addotta per lasciare l’Italia è quella lavorativa).
Un progetto per ricominciare. Un Paese alla deriva, attaccato più a quel che resta del proprio benessere che al desiderio di rimboccarsi le mani per far risollevare le sorti dell’economia e della società civile. “Appaiono sempre più evidenti la necessità di superare la tecnica della navigazione a vista – sottolinea il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara – e l’obbligo di dispiegare una nuova e più lungimirante capacità progettuale alla quale affidare il futuro del Paese”. Basta con la “compatibilità obbligata”, cioè l’arte di riuscire a far convivere tutto con il suo contrario. Piuttosto, “è arrivato il tempo il tempo di richiamare ciascuno alle proprie responsabilità e ai propri doveri”: la politica, certo, “una buona politica che sappia prendere su di sé il compito e la responsabilità di restituire all’Italia il futuro che merita”. Una politica guidata da persone che il cittadino possa scegliere consapevolmente: il 78,2% degli italiani chiede la reintroduzione del sistema delle preferenze: è una percentuale inferiore a quella degli anni precedenti, ma sempre altissima. Non basta però essere guidati al meglio: l’Eurispes propone un “progetto” di rilancio “ampiamente partecipato”, che coinvolga tutte le forze del Paese.
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