L’amministratore delegato della ThyssenKrupp Harald Espenhahn è stato condannato dalla Corte di Assise di Torino a 16 anni e mezzo di reclusione per omicidio volontario con dolo eventuale per i sette morti del rogo alla Thyssenkrupp, avvenuto nel dicembre del 2007.
Al termine di un processo durato quasi 100 udienze, i giudici hanno accolto la richiesta dei pm Raffaele Guariniello, Francesca Traverso e Laura Longo. Non solo per quanto riguarda i capi d’accusa imputati al manager tedesco, ma anche per tutti gli altri imputati nel processo. Con l’eccezione di Daniele Moroni, al quale la Corte ha aumentato la pena a 10 anni e 10 mesi (l’accusa aveva chiesto 9 anni). È stata quindi confermata la condanna a 13 anni e 6 mesi per i dirigenti Gerald Priegnitz, Marco Pucci, Raffaele Salerno e Cosimo Cafueri. Oltre all’omicidio volontario imputato all’ad, è una sentenza spartiacque nella giustizia sulla sicurezza del lavoro per il riconoscimento di quel “dolo eventuale”, che significa, secondo i giudici, che i manager della Thyssen conoscevano i rischi conseguenti dalla scelta di non investire sulla sicurezza antincendio, e li avevano messi nel conto.
La società ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni Spa, chiamata in causa come responsabile civile, è stata condannata al pagamento della sanzione di 1 milione di euro, all’esclusione da agevolazioni e sussidi pubblici per 6 mesi, al divieto di pubblicizzare i suoi prodotti per sei mesi, alla confisca di 800mila euro, con la pubblicazione della sentenza sui quotidiani nazionali ‘La Stampa’, ‘La Repubblica’ e il ‘Corriere della Sera’.
Per quanto riguarda le parti civili, la Corte ha riconosciuto un risarcimento di un milione di euro al Comune di Torino, di 973.300 alla Regione Piemonte, di 500 mila euro alla Provincia di Torino e di 100 mila euro ciascuno ai sindacati Fim Cisl, Fiom Cgil, Uim Uilm, Flm Cub. Cento mila euro di risarcimento anche all’associazione Medicina Democratica.
La maxiaula 1 del palazzo di giustizia di Torino, dove è stata letta la sentenza, era gremita di persone, tra le quali anche il procuratore capo di Torino, Giancarlo Caselli. I rappresentanti delle parti e i parenti delle vittime hanno atteso la sentenza insieme a giornalisti, fotografi e telecamere. Gli imputati erano assenti.
La sentenza è stata accolta da un lungo applauso e dalle lacrime dei familiari delle vittime, che hanno assistito a tutte le udienze del processo stringendo in mano le fotografie degli operai morti.
La Thyssen, in un comunicato diffuso in aula, ha definito la sentenza “incomprensibile e inspiegabile”. Cesare Zaccone, uno dei legali della difesa, ha annunciato il ricorso in appello, “anche se – ha aggiunto – non otterremo molto di più”. “Vedere cose di questo tipo è sconsolante”, ha detto il legale della Thyssen riferendosi anche alla pressione mediatica sulla vicenda e alla folla che gremiva l’aula del tribunale. “Siamo totalmente insoddisfatti – ha aggiunto -, in particolare per la dichiarazione della subvalenza delle attenuanti al risarcimento del danno: questa è una cosa mai vista prima”.
“Questa è una svolta epocale, non era mai successo che per una vicenda di morti sul lavoro venisse riconosciuto il dolo eventuale”: lo ha detto il pm Guariniello commentando la sentenza con le agenzie di stampa. “Una condanna – sottolinea Guariniello – non è mai una vittoria o una festa. Però questa condanna può significare molto per la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”. Secondo il pm da oggi “i lavoratori possono contare molto di più sulla sicurezza” e le imprese “possono essere invogliate a fare molto di più per la sicurezza”. Guariniello ha aggiunto che la sentenza è “il salto più grande di sempre in tutta la giurisprudenza in materia di incidenti sul lavoro”. Ed “è un regalo che vogliamo fare al presidente della Repubblica”.
Ricordiamo che due anni fa, proprio grazie all’intervento del Quirinale, non passò la cosiddetta “norma salva manager” nel Testo unico sulla sicurezza sul lavoro: una disposizione che avrebbe sgravato da ogni responsabilità i vertici aziendali, in caso di incidenti sul lavoro.