E’ partito lo sciopero generale della Cgil. Oggi, venerdì 12 marzo, il sindacato di Corso Italia è sceso in piazza per difendere l’articolo 18, messo in discussione dal disegno di legge che introduce l’arbitrato di equità nelle cause di lavoro, ma anche per chiedere interventi significativi in tema di politica industriale, fisco e cittadinanza. Gli obiettivi dello stop sono evitare appesantimenti per le fasce più deboli e rafforzare la capacità di uscire bene dalla crisi. Fermi in molte città tutti i settori produttivi, con diverse modalità decise nei comparti e nei territori. Il segretario generale, Guglielmo Epifani, in corteo a Padova, spiega che “senza risposte da parte del Governo non è possibile rinunciare allo sciopero”. Riferendosi poi alla mancata unità sindacale dice: “Una battaglia come questa dovrebbe vedere unito tutto il mondo del lavoro – dice -. Quando chiedevamo meno fisco, più cassa integrazione, in altre occasioni eravamo insieme. Ora gli altri sindacati li vedo muoversi in sede locale, ma quando ci sono iniziative nazionali che tirano in ballo il governo non ci sono”. “E’ un errore – a suo giudizio -, perché non è una questione di essere pro o contro questo o quel governo, ma quando le cose non vanno è bene che il sindacato stringa per cambiare la politica economica e sociale”.
In merito invece alla nuova norma sull’arbitrato Epifani sostiene che nei luoghi di lavoro è incostituzionale. A suo giudizio, con questa legge si cerca “di introdurre un arbitrato forzoso che costringe il lavoratore a rinunciare quello che la Costituzione gli consente, cioè ricorrere al giudice del lavoro quando vengono violati i diritti di un contratto e i diritti di una legge”. Sarà una norma “che noi combatteremo e faremo rimuovere. Il primo passo si è avuto rimuovendo l’articolo 18 dal novero di questo arbitrato. Ma non basta, perché la legge è sbagliata”. (FRN)